Scott Reyburn per “The New York Times” pubblicato da “la Repubblica”
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Questa specie migratoria di solito si raduna in Svizzera a giugno, in Gran Bretagna e in Francia a ottobre, in Italia a estati alterne. In tempi recenti si è riunita a Hong Kong in primavera. Solitamente paludata di nero e per lo più avvistata in habitat dalle nude pareti bianche, la specie dei collezionisti di arte contemporanea ha dimostrato di eludere facilmente uno studio sistematico.
Adesso, però, il sito web Larry’s List con sede a Hong Kong, che dal 2012 raccoglie informazioni sui più facoltosi acquirenti internazionali di opere d’arte, ha diffuso alcune cifre.
leonardo dicaprioart basel
Nel suo primo rapporto calcola che in tutto il mondo sarebbero tra ottomila e diecimila i collezionisti che acquistano con regolarità opere d’arte molto costose dalle gallerie di arte contemporanea e nelle fiere di settore come Art Basel, Frieze e la Foire Internationale d’Art Contemporain. “Collezionista” è un termine polivalente che racchiude un’ampia gamma di attività finanziarie e di intenditori. Nel caso dell’“Art Collector Report 2014” della Larry’s List, il termine definisce individui con una grande o una grandissima ricchezza personale — che hanno a disposizione non meno di un milione di dollari in contanti — e che acquistano frequentemente arte contemporanea e già possiedono un numero significativo di opere.
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Il sito web di recente conteneva nel proprio database i nominativi “visibili” di 3.111 collezionisti di questo tipo, ma si calcola che nel mercato ve ne siano altri settemila circa almeno altrettanto attivi, la maggior parte dei quali mantiene il più basso profilo possibile. Il sito ha specificato che le cifre si basano su dati reperibili pubblicamente e provenienti da oltre 27mila fonti individuali.
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«I collezionisti sono molto più influenti di quanto fossero vent’anni fa, e il loro peso è addirittura in crescita» dice Magnus Resch, nato in Germania e cofondatore della Larry’s List. «Sempre più collezionisti aprono al pubblico le loro sale, assumendo quasi il ruolo di musei, e influenzando la direzione nella quale andare. Esercitano pressioni anche sui prezzi d’asta dei loro artisti preferiti».
kim kardashian alla art basel
Resch, un trentenne che si è laureato alla London School of Economics con l’altro cofondatore, il curatore e scrittore Christoph Noe, anch’egli tedesco, dirige un gruppo di 25 specialisti del mercato dell’arte distribuiti in una ventina di paesi. Il rapporto di 73 pagine di Resch abbonda di informazioni che attirano l’attenzione e di altrettante vistose interessanti omissioni. L’età media del collezionistatipo è 59 anni. Gli uomini costituiscono il 71 per cento del campione.
Negli Stati Uniti vive il 25 per cento dei collezionisti di arte contemporanea al mondo, la percentuale più alta, essendo l’America seguita dalla Germania con l’8 per cento, e quindi dalla Gran Bretagna e dalla Cina con il 7 per cento ciascuna. La Svizzera, che ospita Art Basel, la fiera più importante al mondo di arte contemporanea, non figura neppure nelle prime dieci nazioni con il più alto numero di collezionisti. E così pure la Russia.
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«La Svizzera ha un numero considerevole di collezionisti, che però restano invisibili» dice Resch. «Gli svizzeri preferiscono non parlare delle loro collezioni ». Anche i collezionisti russi più facoltosi non fanno parola di ciò che possiedono o acquistano, quanto meno con chi ha compilato il rapporto sul mercato dell’arte. Secondo la Larry’s List, il numero dei musei di arte contemporanea privati è in aumento e ce ne sarebbero 350 sparsi in 46 paesi. Gli Stati Uniti anche qui figurano al primo posto con 48, seguiti dalla Germania con 45, dalla Cina con 17 (sei dei quali nella sola Pechino).
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Gli sgravi fiscali negli Stati Uniti e in Germania e in qualche altro paese hanno incoraggiato i collezionisti a realizzare musei accessibili al pubblico, anche se il concetto di “accessibilità” può variare moltissimo. The Broad, un museo a Los Angeles di 11.150 metri quadrati nei quali è esposta la collezione privata del miliardario Eli Broad, è probabilmente il più imponente esempio del 2015.
Dovrebbe essere inaugurato il prossimo autunno. I collezionisti tuttavia hanno iniziato a volersi dedicare ad attività prettamente museali, pubbliche o private che siano, perché vogliono avere l’occasione di comperare l’arte più nuova e appetibile. Sono quindi consapevoli che le gallerie commerciali accordano uno status preferenziale ai collezionisti che espongono le opere d’arte al pubblico.
Art Basel Hong Kong
«Questa è una delle ragioni per le quali ho aperto il mio museo » dice François Odermatt, un collezionista di arte moderna a Montreal dove è uno dei partner e dei più importanti espositori presso la galleria pubblica Arsenal. «Questo mi concede un accesso maggiore a opere meravigliose in vendita presso i commercianti d’arte». Il collezionista canadese di recente ha acquistato uno dei numerosi dipinti di Jonas Wood, il cui prezzo raggiungeva i 140mila dollari. Tra gli altri acquirenti dei dipinti di Wood — i cui tabelloni per le affissioni, riproducenti nature morte, esposti l’anno scorso all’High Line di New York hanno attirato un profluvio di apprezzamenti — ci sarebbero stati il Museo di Arte contemporanea di Los Angeles, il Centro Pompidou di Parigi e l’attore cinematografico Leonardo di Caprio.
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Il sito Larry’s List, al pari di molti altri analisti di mercato, considera la Cina la nazione con la maggior crescita anche in questo campo. «I collezionisti creeranno la nuova superstar del mondo dell’arte, e a farlo saranno quelli cinesi» si legge nel rapporto, malgrado i suoi stessi dati evidenzino una protratta riluttanza tra i collezionisti cinesi ad acquistare arte contemporanea internazionale. I primi dieci artisti presenti nelle collezioni in Cina sono tutti cinesi: Ai Weiwei — l’unica superstar cinese nel mondo internazionale dell’arte — non fa parte di questo elenco, in cima al quale c’è Zeng Fanzhi, classificato al 61esimo posto a livello globale. Di ben 60 posizioni sotto Andy Warhol.
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Se saranno i collezionisti cinesi a consacrare il nuovo prodigio artistico locale-ma-globale, faranno bene a rendere i loro gusti un po’ più internazionali. Senza alcun dubbio, in ogni caso, il dato più significativo nella Larry’s List è il numero incredibile di collezionisti di arte contemporanea nel mondo. In genere, ai soggetti che hanno una ricchezza considerevole, e a quelli che hanno ricchezze quasi esorbitanti, i consulenti finanziari suggeriscono di non impegnare più del 5 per cento della loro ricchezza netta in investimenti cosiddetti per passione. Se quindi estrapoliamo le informazioni del rapporto, arriviamo a diecimila persone che spendono un minimo di 50mila dollari l’anno in arte contemporanea.
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Tenuto conto che il più recente rapporto sulla ricchezza reso noto da Capgemini e RBC Wealth Management ha calcolato il numero globale delle persone che hanno beni per 13,8 milioni, diecimila collezionisti di arte contemporanea non sono tantissimi. Certo, la storia ha più volte dimostrato che i mercati dell’arte, soprattutto i prezzi alle aste, possono essere dilatati e gonfiati da un numero relativamente esiguo di individui.
Fa riflettere venire a sapere che l’odierno boom nel mercato dell’arte contemporanea si basa sulle abitudini di spesa di appena lo 0,07 per cento di coloro che possono permettersela. Poiché si tratta di mosche bianche, per lo più, possiamo concludere che i veri collezionisti identificati dalla Larry’s List — come Dakis Joannou, François Pinault e Broad — hanno una quantità di potere considerevole, per meglio dire sproporzionata.
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