Claudio Tito per “la Repubblica”
SCHOLZ RUTTE
In quel momento l'esito è stato chiaro a tutti. Mentre l'olandese Mark Rutte parlava e esprimeva tutte le sue perplessità sul tetto al prezzo del gas, molti rivolgevano lo sguardo verso il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Il suo silenzio verbale si contrapponeva ad un linguaggio del corpo piuttosto eloquente. Il monitor presente in ogni postazione del grande tavolo ovale intorno al quale si siedono i leader, sembrava un vero schermo.
Proprio in quell'istante tutti i sostenitori del "price cap", a cominciare da Draghi, hanno capito che la Germania si stava nascondendo dietro la "falange" dei cosiddetti "frugali" del Nord. La seconda giornata del Consiglio europeo alla fine si può sintetizzare in quell'immagine.
SCHOLZ RUTTE
Il tentativo italiano di prevenire una probabile crisi energetica si è infranto sul muro di chi - come è già accaduto in passato con il Covid - preferisce gli interventi successivi. Quando l'emergenza è già esplosa del tutto. E su questa posizione non si è collocata solo l'Olanda. Ma anche quasi tutti gli altri "falchi", a cominciare da Svezia e Danimarca. Ormai è uno schema consumato. Che segue un canovaccio identico da anni.
Emmanuel Macron Mario Draghi
Ma che il gioco fosse quello, in realtà, Draghi lo aveva intuito già la sera prima. Dopo la cena di giovedì sera, infatti, per qualche minuto il premier italiano si è fermato a parlare con il presidente francese Macron e con la presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula Von Der Leyen.
Il premier italiano, appoggiato dall'inquilino dell'Eliseo, chiedeva al capo dell'esecutivo Ue di accelerare sulla definizione della loro proposta. Entro le prossime settimane. «Non ce la facciamo», è stata la risposta. Che però ha convinto pochissimo i due interlocutori. Per un semplice motivo: il mandato del consiglio è stato approvato 24 giorni fa. E gli uffici di Palazzo Berlaymont sono piuttosto attrezzati per elaborare in un mese un documento di questo tipo.
MACRON - DRAGHI - SCHOLZ A KIEV
Ma per i "frugali" il tetto al prezzo del gas stava diventando una specie di Cavallo di Troia. Perchè? Perchè lo considerano il mezzo per aprire un'altra fase di intervento pubblico dell'Unione. La chiave, insomma, per spalancare la porta di una nuova stagione di aiuti come quello del Recovery Fund.
Non è un caso che l'idea - già ipotizzata nei mesi scorsi e anche più di recente da Macron - di un altro "NextGenerationEu" concentrato sugli effetti della guerra in Ucraina sia stata rilanciata da più Paesi dell'area mediterranea durante il dibattito di ieri. Così come la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha sì confermato che il prossimo luglio alzerà di un quarto di punto il tasso di sconto per provare a frenare l'inflazione ma nello stesso tempo ha ribadito che la Banca è pronta a mettere in campo un nuovo strumento volto a sterilizzare la speculazione sui titoli di Stato degli Stati membri più esposti. Come l'Italia.
mario draghi olaf scholz emmanuel macron 2
Insomma questi tre "fattori" - il "price cap", il nuovo Recovery e lo "scudo" antispread - hanno trasformato i "falchi" in "coccodrilli" pronti ad azzannare qualsiasi proposta che in qualche modo potesse configurarsi come un aiuto "comunitario" con una spesa "comunitaria".
Per loro il NextGenerationEu, insomma, deve rimanere un unicum. Non replicabile e non rinnovabile. Il punto, però, è che il conflitto con la Russia presenta sempre più dei contorni sostanziali e temporali indefiniti. La possibilità che Mosca decida di tagliare del tutto le forniture di gas al Vecchio Continente non è solo un'ipotesi scolastica. Basti pensare che proprio Von der Leyen ieri ha avvertito: «Ormai dobbiamo prepararci al peggio».
MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN
Un suggerimento avvalorato dalle dichiarazioni che arrivano da Mosca: «Un approccio così aggressivo da parte dell'Ue comporta ovviamente il potenziale per l'emergere di nuove e più profonde linee di divisione», ha minacciato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Il rischio che tutto possa precipitare, dunque, è ben presente. E nessuno può escludere che alla fine un altro vertice sarà comunque necessario, ma a quel punto sarà convocato sotto la pressione dell'emergenza. Da questo punto di vista il G7 che da domani si riunirà in Germania potrebbe essere un'ultima occasione. Soprattutto se sul tavolo Biden porrà il tetto al prezzo del petrolio. Accettarlo evitando quello sul metano sarebbe un'incoerenza insostenibile.