Antonio Dipollina per “la Repubblica”
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Alla fine Arbore ha fatto anche una mezza promessa di non mollarla, quell'aula universitaria piena di ricordi. E magari sarà ancora lezione su quanto era meglio prima etc etc.
Sicuramente sarà la nostalgia, sarà che l'estate del prossimo Techetechetè è ancora lontana ma insomma, come negarlo, se ti butti sul passato, in tv e altrove, ormai non sbagli più. Tendenza consolidata da tempo, ora in procinto di esplodere, si direbbe.
C' è Carlo Conti, per dire, che si prepara felice a scansare il Sanremo nuovo e a gettarsi nella riedizione (a fine gennaio su Rai3 in seconda serata) del glorioso Ieri e oggi. Remember?
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Anni 70 e 80, in conduzione via via Lelio Luttazzi, Arnoldo Foà, Luciano Salce e altri: un ospite a puntata e il tema è? Il suo passato, come ti sbagli? E non solo, Conti rientra anche con la Corrida, dilettanti allo sbaraglio e lo fa addirittura alla radio prima che in tv. Non è solo una elementare questione di età media del pubblico televisivo (ben oltre i 55 anni, meglio ricordarlo sempre: ed è la media, ognuno faccia i conti).
È la voglia di passato che tracima, rispolvera le audiocassette perché i vinili non bastano più e ormai li fanno moderni, fa preferire qualunque tuffo nel passato a qualsivoglia salto in avanti. La platea che ha premiato Indietro tutta pare di vederla schierata: che bei tempi, quella volta delle ragazze Coccodè e quanto ridevo con Mario Marenco signora pugliese e lo slogan benefico "Dio della pace non far venir più guerra", il giorno dopo avevo Diritto Privato ma restai sveglio comunque la sera prima per non perdermi l' ultima benefica follia di Frassica
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Per dire, la seconda e ultima serata di celebrazione di Indietro tutta si è trascinata fino a mezzanotte e mezza, a un certo punto si capiva che non sapevano più che metterci ma nessuno si è praticamente mosso - e intanto andava il Frassica di certe cose pazzesche, quello che legge un testo scritto e dice "bensiuna" e si ferma stranito e Arbore coglie al volo e vanno avanti per due irresistibili minuti prima di decidere che sul foglio c' è scritto "bensì una" L'atteggiamento del pubblico è stato quello del "quando ci ricapita" e quindi fermi tutti, anche per la sagacia dell' impianto complessivo, o per Arbore che coglie la citazione di It don' t mean a thing e fa una mini-lezione veloce su Ellington mentre magari sono tutti lì che guardano quello spettacolo di Andrea Delogu.
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E via andare, tutto molto bello e irripetibile e saziante, magari anche una repressa voglia di libertà a farsi travolgere da doppisensi che oggi nessuno consentirebbe più, o si finirebbe in tutte le gogne possibili e il Marenco d'epoca che dice "fornicare" e fa il vergognoso come per una marachella massima su cui giocavano tutti, Arbore in primis, mentre poi al plateale pecoreccio della sigla che diceva Vengo dopo il Tg e intendeva proprio quello in pratica non badava nessuno.
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Nostalgia, o memoria - come è più elegante chiamarla - quindi come se piovesse, via tv e via qualunque altro mezzo - sarà curioso capire quanti degli utenti della nuova app radiofonica della Rai (spettacolare) ascoltano le cose di oggi o si buttano sul canale Radiotecheté e via con Gran Varietà, Marcello Marchesi e i radiodrammi. La fiction più clamorosa in lavorazione e che forse vedremo a Natale prossimo sulla Rai? Il nome della rosa, appunto. Bei tempi, c' erano Arbore, Umberto Eco e ancora pochi esami da dare.
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