POMPEI
Marco Demarco per il “Corriere della Sera”
Pompei, dove sei domus fresche di restauro sono state appena riaperte, dice no alla superstazione che dovrebbe proiettarla nella modernità del grande business turistico: una stazione già disegnata dalle Ferrovie dello Stato su incarico del governo, già trionfalmente annunciata nel settembre scorso dai ministri Delrio e Franceschini, già finanziata, sulla carta, con circa 35 milioni di euro e a cui manca solo il progetto esecutivo.
È stata immaginata lì dove si incrociano il tratto ferroviario nazionale Roma-Salerno e il tratto locale della Circumvesuviana Napoli-Sorrento e prevede un ponte sospeso sulla città nuova che porterà i turisti (ora tre milioni all' anno, domani chissà) direttamente negli Scavi. L' attuale stazione delle Fs, ormai in disuso, dista più di due chilometri dalla città antica e quella della Circumvesuviana, nota per essere la peggiore ferrovia italiana, molto più vicina agli ingressi, è però del tutto inadeguata.
POMPEI STAZIONE 1
Ciò nonostante, il no del Comune, è secco. E sebbene già espresso, a quanto pare, a settembre all' interno della «buffer zone», prevista a Roma proprio per armonizzare le decisioni, ma sottaciuto per un generale imbarazzo, è emerso ufficialmente ieri con grande evidenza sulle pagine de Il Mattino.
«La città nuova - dicono i consiglieri di maggioranza - sarà del tutto tagliata fuori e milioni di turisti diventeranno fantasmi che camminano sulla testa dell' economia locale». Il Comune è pronto alle barricate: non concederà mai la variante al piano regolatore e già si è messo di traverso nella conferenza di servizio.
Decisione corporativa, difesa dei commercianti e dei bancarellari, rifiuto della dimensione planetaria del sito archeologico? «Mettetela come vi pare, ma io devo preoccuparmi degli interessi comunali», conferma il sindaco Ferdinando Uliano, del Pd ma a capo di un' amministrazione civica.
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«Sarebbe una grande occasione persa», commenta preoccupato il sovrintendente Massimo Osanna, passato di colpo dall'«esplosiva bellezza di Pompei», parole del premier, alle sgradite quisquilie di periferia. Pompei è dunque l' esatto opposto di Yatir, il piccolo villaggio immaginato da Abraham Yehoshua.
Lì, «lungo crinali di monti battuti da venti turbinosi» la popolazione insorge perché non sopporta più che il rapido della serra passi senza fermarsi: vuole a tutti i costi un treno, sa bene che senza una stazione rischia di perdere l' appuntamento col futuro.
Qui, viceversa, è proprio la stazione che il Comune contesta. Si ripete così lo scenario di Bagnoli o del Salento, con il sindaco de Magistris e il governatore Emiliano contrari a decisioni calate dall' alto, vuoi per bonificare l' ex area Italsider, vuoi per le trivellazioni in mare alla ricerca di idrocarburi. E resta il tema di fondo: si può governare un paese in continuo conflitto con i territori? In Puglia, Renzi alla fine ha ceduto. A Bagnoli no e ha nominato un commissario. Pompei farà da ago della bilancia.
renzi franceschini con mogli franceschini