L.Ip. per il “Corriere della sera”
BORIS JOHNSON
I corridori sono ai blocchi di partenza, ma è Boris Johnson quello che spara il colpo d' inizio. Il grande favorito per succedere a Theresa May come primo ministro britannico ha annunciato ieri che, se verrà nominato, bloccherà il pagamento alla Ue dei famosi 45 miliardi, il cosiddetto «conto del divorzio» che era stato già concordato.
«Penso che i nostri amici e partner - ha detto Johnson in un' intervista al Sunday Times - debbano comprendere che il denaro verrà trattenuto fino a che non avremo maggiore chiarezza sulla strada da percorrere. Ho sempre pensato che fosse straordinario che dovessimo acconsentire a staccare l' intero assegno prima di avere un accordo finale.
Per ottenere un buon accordo, il denaro è un grande solvente e un grande lubrificante».
Con questa uscita Boris punta a consolidare le sue credenziali di sostenitore di una Brexit senza compromessi: lui aveva già detto di essere pronto a lasciare la Ue alla data stabilita, il 31 ottobre, anche in mancanza di un accordo. E sono prese di posizione che pagano: l' ultimo sondaggio gli dà un gradimento del 43 per cento fra gli iscritti al partito conservatore, che dovranno scegliere il nuovo leader, avanti di tantissimo sul gruppo degli inseguitori.
BORIS JOHNSON COME MILEY CYRUS
Ma Johnson ha gli occhi puntati anche su Nigel Farage, il cui Brexit Party ha fatto a pezzi i conservatori al voto europeo: Boris è consapevole che i conservatori potranno riaversi e sopravvivere soltanto se portano a compimento la Brexit. «Penso sinceramente - ha spiegato Johnson - di essere l' unico in grado di manovrare il Paese fra Scilla e Cariddi di Corbyn e Farage. E ciò può essere ottenuto soltanto se realizziamo la Brexit come promesso il 31 ottobre».
Alle spalle di Boris c' è una gran ressa. Oggi verranno formalizzate le candidature, dopo di che il gruppo parlamentare conservatore, nei prossimi dieci giorni, sceglierà con una serie di votazioni segrete i due «campioni» che verranno sottoposti al voto di tutti gli iscritti al partito.
boris johnson 2
Ci sono pochi dubbi che uno dei due sarà Boris Johnson: ma per la seconda posizione la gara è aperta. Finora sembrava favorito Michael Gove, il ministro dell' Ambiente che è stato il co-leader (con Boris) della campagna per la Brexit nel 2016. Lui si presenta come un fautore dell' uscita dalla Ue ma con un profilo più moderato - e più competente, è un gran secchione - rispetto a Johnson.
Tuttavia la sua candidatura è stata seriamente compromessa dalle rivelazioni del weekend sul suo passato uso di droghe: Gove ha dovuto ammettere che vent' anni fa, quando faceva il giornalista, prendeva cocaina alle feste. È stato accusato di ipocrisia, perché a quell' epoca scriveva articoli contro i «borghesi» che si fanno di coca: e ieri ha dovuto fare atto di contrizione in tv e ammettere di aver commesso un crimine per il quale avrebbe meritato di andare in galera.
MICHAEL GOVE
Dopo l' inciampo di Gove, salgono le quotazioni di Jeremy Hunt, l' attuale ministro degli Esteri. Anche lui coltiva l' immagine di moderato competente in alternativa a Johnson: e ha definito l' ipotesi di una Brexit senza accordi, il cosiddetto no deal contemplato da Boris, come «un suicidio politico» perché porterebbe alla caduta del governo e a nuove elezioni, con la conseguente sconfitta dei conservatori. Hunt si è detto invece sicuro che gli europei sarebbero pronti a rivedere le condizioni della Brexit.
MICHAEL GOVE
Ma in realtà chi è protagonista di una grande rimonta è il ministro dell' Interno Sajid Javid, musulmano di origine pachistana. Anche lui si accredita comne un' alternativa moderata e ha incassato l' importante appoggio di Ruth Davidson, la popolare leader dei conservatori scozzesi, che lo ha definito «il volto della Gran Bretagna moderna». Sono quindi tanti quelli che a questo punto scommettono che la sfida finale sarà fra Sajid Javid e Boris Johnson: che resta l' uomo da battere.
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