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    IL TAFAZZISMO NO LIMITS DI LETTA: ALLE REGIONALI IN LOMBARDIA CON IL SOSTEGNO A LETIZIA MORATTI IL PD POTREBBE RICONQUISTARE DOPO QUASI 30 ANNI IL PIRELLONE MA I DEM, IN PREDA A UN ORGASMO DA SCONFITTISMO, PUNTANO SU COTTARELLI. IL FONDATORE DEL PD WALTER VELTRONI VOLEVA MASSIMO MORATTI SINDACO DI MILANO, L’AF-FONDATORE DEL PD ENRICO LETTA DICE NO A "MESTIZIA" MORATTI. MA LA MELONI LO SA CHE IL SUO MIGLIORE ALLEATO E’ ENRICHETTO? - E LA MORATTI DOMANI SCENDE IN PIAZZA A MILANO CON CALENDA E RENZI


     
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    Moratti domani in piazza a Milano con Calenda e Renzi 

     

    LETIZIA MORATTI PIRELLONE LETIZIA MORATTI PIRELLONE

    (ANSA) Aderisce anche la ex vicepresidente di Regione Lombardia, Letizia Moratti, alla manifestazione a sostegno del popolo ucraino e della pace, convocata dal leader del Terzo Polo, Carlo Calenda, per domani all'Arco della Pace a Milano. Si tratta della prima iniziativa politica a cui Moratti partecipa dopo le dimissioni dalla giunta Fontana. Oltre a numerose associazioni, parteciperanno parlamentari ed esponenti di Azione e Iv tra cui il leader, Matteo Renzi;,l'ex presidente della Camera, Pierferdinando Casini; Marco Cappato, esponenti dei Radicali; ma anche del Pd, come il senatore Carlo Cottarelli e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. 

     

    1 - NIENTE MORATTI IL PD PUNTA SU COTTARELLI TERZO POLO DIVISO

    Cla.B. per il “Corriere della Sera”

     

    C'è il senatore del Pd, l'economista Carlo Cottarelli, che riguardo a una sua candidatura con il centrosinistra per le Regionali in Lombardia dice: «Se qualcuno venisse con un'offerta, ci penserei». Le condizioni per accettare? «Un'alleanza sufficientemente ampia e un accordo sulle cose da fare». A ruota arriva la sponda di Simona Malpezzi, lombarda e capogruppo dem al Senato scelta da Letta, che chiude su un appoggio a Letizia Moratti («È di centrodestra, espressione del governo che abbiamo contrastato con forza») e sostiene Cottarelli medesimo: «È un nome importante».

     

    letizia moratti lavora l orto letizia moratti lavora l orto

    L'addio alla giunta guidata dal leghista Attilio Fontana da parte della sua numero due ha infiammato la corsa verso il 2023, con i dem che sembrano compattarsi sul nome dell'economista. Ma poi c'è Matteo Renzi che spariglia: «Se fossi segretario del Pd - dice il leader di Italia viva - chiamerei di corsa la Moratti e le direi andiamo insieme, se il Pd avesse voglia di vincere le elezioni, ma il Pd di Letta voglia di vincere...». Mentre Carlo Calenda, riguardo alla candidatura della dimissionaria vicegovernatrice lombarda, ammette: «È un profilo di qualità».

     

    Poi frena ricordando che alle Regionali «o si vince o si perde ma al primo turno, per cui c'è un tema di alleanze». Il governatore Fontana si dice intanto certo della sua ricandidatura: «È nei fatti». Scendendo nel Lazio, il quadro sembra più favorevole a un asse tra Pd e Terzo polo: «Ci sono diverse candidature autorevoli ma quella di Alessio D'Amato è l'opzione più solida», filtra dal Nazareno in merito alle Regionali di febbraio. Resta invece, almeno per ora, un tabù il rapporto tra dem e Cinque Stelle.

     

    2 - IL REBUS MORATTI

    Carlo Bertini Francesco Moscatelli per “la Stampa”

     

    letizia moratti lavora l orto 6 letizia moratti lavora l orto 6

    Ed ecco che alle elezioni regionali, Pd, Terzo Polo e M5s stanno creando le condizioni per andare da soli in battaglia. E per perdere onorevolmente. Carlo Calenda a Tagadà pone un aut aut al Pd, quando dice «niente intese con i 5stelle: o fate l'accordo con noi anche nel Lazio oppure non si fa neanche in Lombardia». Netto, anche se travestito da mediatore: «Moratti è un ottimo profilo, ma abbiamo il dovere di fare alleanze.

    Quindi in Lombardia ci sono due candidati, Moratti e Carlo Cottarelli».

     

    Il quale esce allo scoperto: «Sono pronto a candidarmi». E se «nel Lazio c'è l'assessore D'Amato del Pd, un ottimo candidato, è il Pd che deve decidere: stare con noi o con i 5stelle». Con il miraggio di piantare una bandiera sul Pirellone il leader di Azione prova a sedurre i dem. Spalleggiato da Matteo Renzi, «se fossi in Letta telefonerei alla Moratti...ma lui non ha grande voglia di vincere».

     

    Perfida uscita, considerando che il terzo Polo deciderà come Federazione il 19 novembre e che quindi non sarà Cottarelli, l'approdo più probabile. «Moratti - nota Osvaldo Napoli - è un'opportunità e una sfida: un frettoloso no, sarebbe un azzardo».

     

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    Letta prova a smarcarsi, con l'argomento che «Lazio e Lombardia sono situazioni diverse e nel Lazio, dove il trend è più in salita, Calenda già governa con i 5stelle...». La reazione stizzita che fuoriesce dal Nazareno, sede del Pd, è indicativa: «Insistere su Moratti è il solito brigare di Renzi, noi lavoriamo a un candidato di centrosinistra come Cottarelli. La Lombardia è una regione male amministrata che si può riconquistare, forti della vittoria in due tornate amministrative nella maggioranza dei capoluoghi di provincia e con un Pd al 30% a Milano».

     

    Insomma per i dem «non si capisce perché il Pd dovrebbe sacrificare il suo profilo per una candidata di destra che ha fatto il ministro con Berlusconi e la vicepresidente nella disastrosa giunta Fontana, con un modello di sanità agli antipodi di quello moderno e di sinistra. Ma con i veti di Calenda vince la destra».

     

    MORATTI SALVINI MORATTI SALVINI

    L'addio di Letizia Moratti al centrodestra sta quindi producendo i suoi primi effetti sulle trattative per le regionali, ma potrebbe avere conseguenze anche nazionali. Lo ha fatto capire lo stesso Renzi, sottolineando che «se la Moratti si candida è un fatto rilevante politicamente». Perché se la "dottoressa" ha deciso di tagliare i ponti con Salvini, Berlusconi e Meloni, ed è pronta a correre «anche da sola» per motivi personali (si è sentita tradita da chi le aveva promesso la successione a Fontana quando era stata richiamata in prima linea per la battaglia contro il Covid), molti vedono nelle sue mosse l'embrione di un'operazione che guarda oltre Palazzo Lombardia.

     

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    «Al di là dei sondaggi e di certe narrazioni interessate - ragiona un esponente del Pd lombardo - Moratti sa bene che il centrosinistra non potrebbe mai sostenerla e che correndo con il Terzo Polo può sperare di rendere più complicata la vita agli altri due candidati. Non certo di vincere». La convinzione dei dem lombardi è che Moratti stia pagando un conto a Renzi e Calenda in Lombardia per accreditarsi come attore nazionale del Terzo Polo, rafforzando in questo modo anche figure come Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna.

     

    «Sta giocando a poker e punta sul fatto che il governo Meloni, con questo assetto, non andrà molto lontano». È anche partendo da queste riflessioni che dentro il Pd milanese, forte di un risultato elettorale unico in Italia e insofferente ai diktat romani, c'è chi non vede di buon occhio l'idea di trattare a oltranza con Azione su un nome come Cottarelli, rischiando che Italia Viva faccia saltare il tavolo per far convergere tutto il Terzo Polo su Moratti. E per questo c'è chi invoca le primarie del centrosinistra, come lavacro per risolvere il grande rebus.

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