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    LE LESBO-ADOLESCENTI NON VANNO BENE PER LE ADOLESCENTI - I GIUDICI AMMINISTRATIVI FRANCESI ACCOLGONO IL RICORSO DELLE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE: ''LA VITA DI ADÈLE'' VA VIETATA AI MINORI DI 16 O 18 ANNI, E VA BLOCCATO - DISTRIBUTORE E MINISTERO INDIGNATI PER LA CENSURA, MA IL REGISTA NO: ''UNA DECISIONE SANA, NON PENSO SIA UN FILM PER 12ENNI''


     
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    1. IL REGISTA: ''MI PARE UNA DECISIONE SANA. MAI PENSATO CHE FOSSE UN FILM PER RAGAZZINI DI 12 ANNI. A MIA FIGLIA NON LO FAREI VEDERE PRIMA DEI 14-14 ANNI''

    DAGONOTA - Abdellatif Kechiche, regista de ''La vita di Adèle'', non si straccia le vesti davanti alla decisione di riconsiderare il visto censura per il suo film. Anzi, la trova una ''decisione sana'', andando controcorrente rispetto al suo distributore e al ministero della cultura: ''Non ho mai pensato che il mio film potesse essere visto da ragazzini di 12 anni, sconsiglio personalmente a mia figlia di vederlo prima che ne abbia 14 o 15'', ha detto a Le Monde. ''I miei figli parlano di adolescenza, ma si rivolgono soprattutto a chi ha una nostalgia dell'adolescenza, a chi l'ha già vissuta''.

     

     

    2. 'TROPPO SESSO, PROTEGGIAMO I MINORI': COSÌ 'LA VITA DI ADELE' VIENE BANDITO DALLE SALE

    Sabina Ambrogi per www.lespresso.it

     

    'Troppo sesso, proteggiamo i minori': così 'La vita di Adele' viene bandito dalle sale

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    Il giudice amministrativo di secondo grado di Parigi ha negato il “visto di censura” alla “Vie d'Adèle” uscito in Italia con il titolo “La Vita di Adele”. Il film del cineasta tunisino Abdellatif Kechiche, Palma d'Oro a Cannes 2013, non potrà quindi essere proiettato nelle sale francesi.

     

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    Il tribunale ha invalidato la precedente censura rivolta “unicamente” ai minori di anni 12, ritenendo che il film contenesse “diverse scene di sesso presentate in modo realistico e in primo piano, tali da urtare la sensibilità di un giovane pubblico” chiedendo quindi all'attuale ministra della Cultura francese, Fleur Pellerin, di “procedere al riesame della domanda di visto di censura”. Entro due mesi. In altre parole, benché il film sia già uscito nelle sale, oggi, a seguito di questa decisione non potrà più essere proiettato a meno che non si censuri di nuovo, ma stavolta ai minori di anni 18.

     

    Il film di Kechiche racconta l'idillio tra due giovanissime donne, interpretate da Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux, provenienti da due ambienti sociali diversi. La loro è una relazione d'amore e passione, e anche di sesso. Un film premiato, acclamato dalla critica e amato dal pubblico che pone con questo divieto un problema soprattutto di buon senso, se si pensa ai video, stavolta davvero assai poco realistici, divulgati da Youporn a cui qualsiasi adolescente arriva con un click. E se si può replicare che in quel caso i genitori possono vietare o limitare internet, allora perché non possono vietare l'accesso in una sala cinematografica?

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    Le contraddizioni che si inanellano a ogni censura, svelano piuttosto un mutamento di “spirito dei tempi”, una rabbia nei confronti della produzione artistica soprattutto se tocca argomenti che si vogliono a loro volta censurare se non rimuovere dal dibattito pubblico. Come appunto l'omosessualità e qualsiasi rivendicazione. Il che rende ancora più vera la frase del regista Robert Bresson secondo il quale “nell'erotismo tutto ciò che non è bello è pornografia”, e ancora più grande la questione dell'educazione sessuale nelle scuole. Il dibattito sarebbe complesso e le carenze si vedono tutte quando al posto dell'arte si mettono tribunali, avvocati e soprattutto le associazioni religiose che brandiscono “il bene dei minori”. 

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    La decisione del giudice amministrativo di Parigi  dà infatti ragione alla denuncia partita da un'associazione cattolica di estrema destra “Promouvoir”, che era però stata respinta in prima istanza nel settembre 2014. Stesso destino della “Vie d'Adèle” il film “Love” di Gaspar Noé  (presentato a Cannes 2015) vietato soltanto ai minori di anni 16. E sempre Promouvoir si era battuta affinché il tribunale alzasse il divieto ai 18 anni. Delle battaglie senza senso e puramente ideologiche, a cui la società civile degli autori, registi e produttori (ARP) di cui è presidente Claude Lelouch ha espresso la sua ferma riprovazione, tramite un comunicato:

     

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     “I cineasti dell'ARP sono stupiti della decisione del Tribunale Amministrativo di Parigi che ha dato ragione agli argomenti vergognosi di un'associazione decisamente oscurantista. A quanto pare l'oltraggio al pudore è tornato  nella nostra società contemporanea”. Si schierano poi con la Ministra della Cultura: “sosteniamo la decisione della Ministra della Cultura e della Comunicazione Fleur Pellerin di impugnare questa decisione davanti al Consiglio di Stato”. E auspicando che tutto il sistema di classificazione della censura si rivisto aggiungono che “non possiamo lasciare che il cinema sia esposto a tali rischi giuridici. Noi, non torniamo indietro: le liberà non devono passare in secondo piano per il solo principio di precauzione. Non può che derivarne l'impoverimento del mondo e delle idee.”

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    Dietro la crociata dell'associazione “Promouvoir” che non ha un sito internet che la presenti né che ne chiarisca gli obiettivi, c'è l'attivissimo avvocato André Bonnet, militante di destra, contro il “matrimonio per tutti”, anche conosciuto col nome di Patrice André, diventato la bestia nera dei distributori visto che riesce regolarmente a far riqualificare le censure dei film che in Francia variano con il divieto ai minori di anni 12, di anni 16, di anni 18 o divieto completo. Hanno subito riclassificazione dei visti di censura almeno altri tre film tra cui Nyphomaniac, creando non poche difficoltà alla produzione, al cinema stesso e contribuendo al clima di follia che sta animando la patria dei diritti civili.

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    Raramente in tv, André Bonnet, rilascia interviste per mail per paura che vengano distorte. In una di queste, per il sito premiere.fr spiega che la sua associazione è nata a Carpentras nel 1996 e ha diversi membri in tutta la Francia. L'obiettivo è quello di difendere la dignità dell'essere umano e di proteggere i minori attraverso la “promozione di valori giudaico cristiani”. E se dell'associazione non si hanno grandi tracce, risulta però finora il successo incontrastato dell'avvocato.

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