Estratto dell’articolo di Alberto Mattioli per “la Stampa”
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Il record è bizzarro, ma si sa che quegli zuzzurelloni del Guinness sono specialisti in stranezze. L'uomo che ha pubblicato più lettere sui giornali in una sola settimana si chiama Gianluigi De Marchi. Origini liguri ma vive a Pino Torinese, 79 anni, sposato da 55, ha una laurea in Economia, una figlia, due nipoti e una passione incontenibile: scrivere ai giornali.
Per la verità, scrive anche sui giornali, compreso quello che tenete in mano («Sono pubblicista da 52 anni»), di solito di argomenti economici e finanziari, dato che, prima di godersi la pensione, ha lavorato in Borsa, poi in banca («Lasciata prima di diventare un rimbanchito») e infine in una finanziaria ma, insomma, dice lui, «sempre con i soldi degli altri». Nelle lettere, invece, spazia sull'universo mondo.
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Ma la settimana del record qual è stata?
«Quella dall'11 al 18 dicembre 2022: dodici lettere pubblicate su cinque giornali diversi: Il Giornale, Domani, La Verità, Libero e naturalmente La Stampa».
Perché un record settimanale?
«Perché quello annuale, più di cinquecento lettere, è inattaccabile e appartiene, se non sbaglio, a un signore indiano. Anche quello mensile, 48, era fuori portata.
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Invece quello settimanale l'ho conquistato, polverizzando il record precedente di dieci lettere in una settimana […] ».
Insomma, record certificato.
«Con tanto di diploma che ho subito incorniciato e appeso in studio».
Si considera un grafomane?
«Assolutamente no. Grafomane è offensivo. Io sono un grafofilo».
Spieghi la differenza.
«Il grafofilo scrive perché gli piace, il grafomane perché è malato. […] Fin dal liceo: quando c'era il tema in classe, per me era un orgasmo».
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Ricorda la prima lettera pubblicata?
«Certo. Era il 29 novembre 1981, su Il Sole 24 Ore, titolo: "I mercanti della casba". Me la prendevo con il ministro Andreatta che aveva definito così i bancari».
A seguire, quante gliene hanno stampate?
«Sono arrivato a 1.500».
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Perché si mandano lettere ai giornali?
«Ci sono diverse ragioni. La prima è la soddisfazione personale, il narcisismo di vedere stampata la propria firma. Per me non vale tanto perché ai quotidiani già collaboro con i miei articoli».
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Scommetto che ha contato anche questi.
«Certo: sono più di seimila».
Non divaghiamo: seconda ragione?
«Poter esprimere le proprie opinioni sui fatti del giorno […]».
Esiste una terza ragione?
«Sì: l'ereditarietà […] Riordinando la casa del nonno ho scoperto i ritagli delle lettere che pubblicava sul Secolo XIX e sul Corriere mercantile. Sospetto che fosse più grafomane che grafofilo […] ».
[…]
caro direttore ti scrivo gianlugi de marchi
Dia un consiglio: come si fa a farsi pubblicare?
«Ne dò tre. Primo: non essere prolissi. Massimo dieci-quindici righe, tre frasi. Secondo: essere briosi anche se si fa polemica. Niente pipponi. Terzo: variare argomenti e bersagli. Sparare sempre sugli stessi è da grafomani».
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