chirurgia estetica
Estratto dell'articolo di Francesca Ferri per https://www.repubblica.it/moda-e-beauty/d
Baby botox, foxy eyes, russian lips: sono i nuovi codici di bellezza di Millennial e Gen Z, sempre più spesso dipendenti dalla chirurgia estetica. Si inizia con qualche iniezione di botulino o acido ialuronico per levigare le prime rughe o rimpolpare le labbra, per finire a lasciarsi sedurre dalla tentazione di ridefinire il volto come gli influencer seguiti su Instagram e TikTok.
generation bistouri
[…] nel 2019 i pazienti tra i 18 e i 34 anni che hanno fatto ricorso alla chirurgia estetica sono stati, per la prima volta, più dei 50-60enni. Sulla base di questa osservazione allarmante, Elsa Mari e Ariane Riou, giornaliste di Le Parisien, hanno condotto un’indagine appena pubblicata nel libro Génération Bistouri (JC Lattès). […]. Hanno ascoltato madri e figlie ritoccate, ma anche ragazzi attratti da “prezzi scontati”. […]«Per chi soffre di un complesso profondo, un’operazione estetica su cui ha riflettuto bene può aiutare ad accettarsi», spiegano le autrici. «Noi denunciamo la banalizzazione, l’industrializzazione della chirurgia della bellezza e un sistema che spinge i giovani a rifarsi. Non è più una moda ma una questione di salute mentale, un lavaggio del cervello, un business organizzato».
Le immagini di questo servizio sono di Julien Langendorff, artista visivo francese specializzato nel collage fatto a mano. […]
Com’è avvenuto il sorpasso in fatto di chirurgia estetica delle 18-34enni rispetto alle 50-60enni?
i collage di julien langendorff 3
A.R.: «È iniziato nel 2019, poi si è amplificato durante i lockdown. Le cause sono molteplici, ma credo che i social siano i principali responsabili. I giovani sono i più esposti, ogni giorno trascorrono ore davanti a foto di donne e uomini ritoccati, attraverso filtri e app, che rimandano a un ideale di bellezza falso e raggiungibile solo attraverso la chirurgia estetica (vedi servizio a pagina 104, ndr.). Le immagini modificate creano una confusione tra fantasia e realtà, oltre che complessi. Negli ultimi 5-6 anni, poi, c’è stata una crescita della pubblicità dei chirurghi estetici, anche attraverso influencer».
i collage di julien langendorff 2
E.M.: «I filtri e le foto ritoccate ti portano a guardare al tuo corpo in modo diverso. Creano un desiderio, un bisogno di chirurgia estetica che ha generato un business sulla pelle dei giovani».
La chirurgia estetica può diventare un’ossessione?
A.R.: «È un circolo vizioso, chi ci entra sa che si tratta di un’ossessione, ma non riesce in nessun modo a resistere».
E.M.: «Ci sono due categorie di persone. Quelle che hanno un difetto profondo e ricorrono al bisturi per risolverlo. E quelle che iniziano a rifarsi il seno e poi trovano sempre nuovi aspetti da correggere».
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Un’ossessione che deriva da altre ossessioni?
E.M.: «Sì, per esempio da quella per il corpo, propria della società dei selfie. I giovani si fotografano, diventano l’oggetto della foto e attraverso questa oggettivazione scoprono quello che non gli piace. Abbiamo conosciuto giovani con l’ossessione della simmetria o vittime della dismorfofobia: a 25 anni vanno dai medici a chiedere di cancellare rughe che hanno notato attraverso la fotocamera del cellulare. Non si guardano più allo specchio, ma attraverso strumenti che deformano l’immagine».
i collage di julien langendorff 1
[…]Qual è l’ideale di bellezza della Generazione Bisturi?
A.R.: «Il modello è Kim Kardashian: seno prosperoso, vita sottile, glutei prominenti. Le ragazze che escono dalle cliniche sono dei cloni».
Quali sono gli interventi più richiesti?
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E.M.: «La rinoplastica, la liposuzione e l’aumento del seno. Dieci anni fa in Francia erano richiesti dal 10% dei giovani, ora parliamo del 50%».
A. R.: «Ecco perché chiediamo che le autorità sanitarie svolgano il loro ruolo di garante della sicurezza e definiscano delle regole con i professionisti della salute, in modo che i ragazzi non cadano in trappola».
Non sempre si finisce in buone mani?
A.R.: «I social sono pieni di falsi medici estetici pubblicizzati da alcuni influencer. Non hanno diplomi, né qualifiche e fanno iniezioni in salette nascoste e studi affittati su Airbnb. Abbiamo parlato con vittime di questi medici clandestini, persone che rimarranno deformate a vita».
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[…]Cosa vi ha colpito di più della vostra inchiesta?
A.R.: «Non immaginavamo fino a che punto medicina e chirurgia estetica fossero diventate un’industria. A Marsiglia, c’erano ragazze che si facevano regalare naso o glutei dai genitori per la maturità. Ci hanno colpito i giovani in Turchia che per la moda del sorriso perfetto si fanno limare i denti e applicare faccette, ignorando il rischio di perderli a 50 anni. O la madre e le due figlie in Provenza che si sono rifatte insieme la bocca perché poi sarebbe diventata più bella con il rossetto».
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