Gaia Piccardi per www.corriere.it
carlos alcaraz us open 2
La favola bella dell’enfant du pays, figlio degli immigrati negli Stati Uniti dalla Sierra Leone, si schianta un venerdì notte di settembre contro la muraglia di Murcia, Carlos Alcaraz , che non sembra affatto reduce dalla maratona di 5h15’ con Jannik Sinner nei quarti di finale.
A differenza del barone rosso, nella semifinale dell’Open Usa Frances Tiafoe conquista al tie break il primo set (8-6) e poi si spegne alla distanza, non senza lottare, inabissandosi sotto il peso della responsabilità di riportare la bandiera a stelle e strisce sul pennone dell’Open Usa diciannove anni dopo l’ultimo re americano (Roddick, 2003) e sotto la pioggia torrenziale di colpi del fenomenale ragazzo iberico, che del fuoriclasse spagnolo per eccellenza — quel Rafa Nadal capace di conquistare quest’anno due titoli Slam e qui eliminato prematuramente dal tabellone da Tiafoe — è chiaramente l’erede già pronto a farne le veci.
alcaraz tiafoe us open
La vittoria davanti al pubblico delle grandi occasioni
C’è il pubblico delle grandi occasioni, a Flushing. Stadio pieno, vip sugli spalti, dalle pagine di storia recente è persino uscita Michelle Obama per accomodarsi a bordo campo, forse perché la leggenda degli antenati salpati dall’Africa per attraversare l’Atlantico e costruirsi una vita in America, il Paese che non nega una chance, almeno una, a nessuno, le ricorda la straordinaria avventura del primo uomo di colore presidente degli Stati Uniti, suo marito.
La semifinale tra Tiafoe e Alcaraz, mentre nel pomeriggio il norvegese Ruud aveva ridimensionato le ambizioni del russo Khachanov (7-6, 6-2, 5-7, 6-2), sembra durare appena un set, il primo, l’anticamera tra Carlos e l’ennesima impresa.
L’illusione di Tiafoe dura poco
SINNER ALCARAZ
L’americano mantiene la brillantezza che ha dimostrato dall’inizio del torneo, lo spagnolo affila le armi come se il furibondo corpo a corpo di 24 ore prima con Sinner non fosse mai esistito, come se quella vicenda surreale fosse stata un parto delle nostre menti. Ma l’illusione degli Usa dura poco: nel secondo set Alcaraz fa il break al sesto game; non è un caso, e per Tiafoe è l’inizio di una lunga rincorsa a perdifiato.
Solido nei colpi da fondo campo, in grado di recuperi da sprinter professionista per andare a prendersi i punti a rete (il talento dello spagnolo, atleta sopraffino, è innanzitutto fisico e atletico), ben diretto dall’idolo dell’infanzia Juan Carlos Ferrero, Carlos apre voragini profonde nelle certezze di Frances, accarezzato dalla tribuna con gli occhi dalla mamma infermiera, che faceva i turni di notte per potergli comprare l’attrezzatura e pagare le lezioni di tennis (il papà era manutentore al tennis club del Maryland dove il ragazzo è cresciuto).
Carlos un satanasso, Frances stanco
frances tiafoe
Il secondo e il terzo set, nonostante il tifo dello stadio a favore, per Tiafoe sono un veloce incubo: 6-3, 6-1. Ma proprio quando pare spacciato, l’americano trova la strada per riemergere dallo sprofondo: annulla un match point al rivale nel quarto, lo trascina al tie break dove Alcaraz ha un calo di energia, invece Tiafoe riprende a giocare sulle righe (7-5).
carlos alcaraz us open 1
L’equilibrio nel quinto, il festival del break, si spezza al quinto game (3-2): Carlos è un satanasso presente in ogni luogo del campo, Frances è stanco, zavorrato dai doppi falli e da un dritto che cade a pezzi, tenuto in piedi solo dall’energia nervosa di uno stadio che lo vorrebbe vincitore per forza, ma è l’altro — Alcaraz (al terzo match consecutivo di cinque set) — a essere, non ancora ventenne, più atleta, più giocatore, più uomo. 6-3 e tutti a nanna dopo 4h19’. In finale, domenica, mentre sabato sera (diretta Eurosport e Discovery + dalle 22) la numero uno Iga Swiatek e la numero 5 Ons Jabeur si contendono il titolo femminile, il trono dell’Open Usa sarà una questione tra due ragazzi che hanno fretta, e che sanno di contendersi il trofeo della vita.
casper ruud us open
La finale vale anche il numero 1
Casper Ruud, norvegese, 23 anni, e Carlos Alcaraz, alieno, 19 anni, non si affrontano solo per la coppa dell’Open degli Stati Uniti ma anche per la prima posizione della classifica mondiale. Chi vince, si prende tutto. E se quel tutto se lo prendesse Alcaraz, udite udite, diventerebbe il più giovane re del tennis nella storia del ranking mondiale (nato il 23 agosto 1973). Accipicchia.
carlos alcaraz us open 3 SINNER ALCARAZ