ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE
Alessandro Barbera per “la Stampa”
Fra i dettagli dell'accordo europeo firmato a inizio settimana a Bruxelles ce ne è uno che resta avvolto nel mistero: come mai la quota di prestiti dedicati all'Italia è cresciuta di ben 37 miliardi? E come mai quella cifra corrisponde esattamente al contributo massimo erogabile dal fondo salva-Stati per le spese «dirette e indirette» dell'emergenza Covid? La faccenda è assai delicata per la maggioranza Pd-Cinque Stelle. Entro Ferragosto arriverà un nuovo decreto da 25 miliardi, innalzando le spese senza coperture del 2020 al livello monstre di cento miliardi.
Gualtieri Conte
Roberto Gualtieri nega ci siano difficoltà a reperire fondi sui mercati, ma per quanto tempo ancora uno degli Stati più indebitati del pianeta potrà aumentare il debito a rotta di collo? E perché il Tesoro e il Partito democratico di Nicola Zingaretti insistono con il premier Giuseppe Conte per attivare un prestito che i grillini considerano il male assoluto, l'anticamera della Troika in Italia? Il numero due di via XX Settembre Antonio Misiani dà la risposta più nota: «È ormai chiaro che quei fondi possono essere concessi senza condizioni a tassi inferiori a quelli che in questo momento dovremmo pagare con emissioni di titoli».
ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO
Circa cinque miliardi in dieci anni, secondo le stime che circolano al Tesoro. «E poi si tratta di fondi ai quali possiamo attingere in tempi rapidi»: il pacchetto firmato a Bruxelles non vedrà la luce prima del 2021. Pierpaolo Baretta, anche lui vice Pd di Gualtieri al Tesoro, sottolinea un passaggio meno prosaico ma politicamente più rilevante: «Dopo aver strappato un accordo storico e il sì a un debito comune rifiutare i soldi del salva-Stati significa esprimere un no aprioristico all'Europa. Chi glielo va a spiegare ai tedeschi che l'Italia accetta i soldi dell'Unione solo a fondo perduto?
Per quale ragione la Banca centrale europea dovrebbe sottoscrivere tutti i titoli di Stato che non acquistano gli investitori?». Già, chi glielo spiega? Gli sherpa coinvolti nella trattativa dicono che il problema è serio. Solo con l'accesso al salva-Stati - meglio noto come Mes - l'Italia firmerebbe l'assicurazione sulla vita in caso di crisi del debito. Solo attraverso quel prestito il governo di Roma sarebbe automaticamente protetto da un'eventuale default con il cosiddetto "Omt" (acronimo di Outright Monetary Transactions), lo scudo senza limiti della Banca centrale europea.
claudio borghi antonio misiani
C'è un altro dettaglio che spiega perché Tesoro e Pd sono favorevoli ad attingere ai fondi del Mes, e riguarda il mondo in cui potranno essere usati. «Il concetto di spese dirette e indirette legate all'emergenza Covid è interpretabile» ammette Misiani. Non è vera dunque la tesi secondo cui l'Italia potrebbe finanziare solo il miglioramento delle strutture sanitarie. La crisi giustifica qualunque spesa legata al crollo del Pil, e ogni misura utile a contrastarla. È per questa ragione che altri Paesi - la Spagna per prima - stanno pensando di farne richiesta. Conte ci spera, perché teme che una richiesta in solitaria dell'Italia la esporrebbe al giudizio negativo dei mercati. «Se non fossimo soli sarebbe meglio» ammette Misiani.
CONTE LAGARDE
«Ma non sono convinto che gli investitori si farebbero condizionare». La differenza la fa ancora una volta la Banca centrale europea e il piano di acquisti straordinario di titoli deciso all'inizio dell'emergenza Covid. Dice una fonte di governo che chiede l'anonimato: «Di tutte le battaglie che Zingaretti poteva fare con i Cinque Stelle quella del Mes è la meno popolare: sarebbe meglio farla per salvare l'Ilva dalla chiusura. Certo è che senza i fondi del Mes prima o poi ci troveremo nei guai». Resta solo da capire fino a quando i grillini volteranno la testa dall'altra parte.