Estratto dell’articolo di Marco Bonarrigo per corriere.it
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Jonas Vingegaard
Volando altissimo, ieri pomeriggio Jonas Vingegaard ha ucciso il Tour de France con una prestazione a cronometro che non è interpretabile con i criteri della fisiologia — non con quelli a noi noti, almeno —, un po’ come non lo erano gli 8 metri e 90 di Bob Beamon a Città del Messico, dove almeno un ruolo importante lo giocò l’altura.
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Arrivato al traguardo distrutto, Pogacar per lunghi minuti non ha proferito parola mentre Van Aert, che della maglia gialla è sodale e amico, ha sorriso spiegando che «Jonas ha fatto qualcosa di incredibile, anzi impossibile, e io sono molto contento di essere il primo in classifica degli umani».
Jonas Vingegaard
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Ieri in sala stampa sono tornate attualissime le parole pronunciate da Vingegaard sabato scorso: «Capisco e giustifico chi è scettico sulle mie prestazioni: sto andando davvero fortissimo. Avere dubbi è importante: impedisce che il ciclismo ricada negli errori del passato, autodistruggendosi. Abbiatene pure su di me».
Dobbiamo quindi essere scettici di fronte a una prestazione che va oltre i limiti circoscritti dai fisiologi. Ma non abbiamo modo o elementi o indiscrezioni per poter dire che Jonas Vingegaard stia barando e non sia un fuoriclasse assoluto che sta cambiando la storia del ciclismo. Speriamo di non sbagliarci.
Jonas Vingegaard