Salvatore Dama per “Libero quotidiano”
carlo de benedetti 1
Il tribunale di Cuneo ha assolto Carlo De Benedetti dall'accusa di diffamazione nei confronti di Matteo Salvini. I fatti oggetto del processo risalgono al maggio 2018. L'editore partecipò a un dibattito tenutosi a Dogliani, nel Cuneese, al Festival della Tv e dei Nuovi Media.
Commentando la situazione politica del momento, De Benedetti parlò anche del leader leghista definendolo così: «Il peggio. Antisemita e xenofobo», nonché «antieuropeo e finanziato da Putin». Salvini si sentì diffamato da questi giudizi e presentò denuncia. Dopo quasi quattro anni è arrivata la sentenza di assoluzione per De Benedetti.
matteo salvini e matteo pandini foto di bacco
GIUDIZIO INFAMANTE
Il sostituto procuratore Attilio Offman nella sua requisitoria aveva definito le affermazioni dell'editore «un giudizio di valore senza dubbio infamante», e aveva chiesto la condanna dell'imputato a 800 euro di multa.
Il legale di Salvini Claudia Eccher aveva parlato invece di affermazioni «fuorvianti, e danneggianti, soprattutto perché provenienti da uno dei principali editori italiani» e aveva chiesto un risarcimento del danno di 100mila euro. Di tutt' altro avviso la difesa dell'imputato, rappresentata dagli avvocati Marco Ivaldi e Elisabetta Rubini. Secondo i legali l'oggetto del processo «non era una critica a Salvini come persona, ma come politico» e quindi De Benedetti doveva essere «libero di esercitare quella critica politica a un esponente politico».
matteo salvini foto di bacco (19)
Una ricostruzione condivisa dal giudice Emanuela Dufour che ha assolto l'ingegnere perché il fatto non costituisce reato. «Dare dell'antisemita a Salvini è una infamia inaccettabile, come peraltro condiviso anche dal pm, visto che la locuzione ha un significato preciso e non è equivocabile», dichiara il legale di Salvini.
«La sentenza meriterà, e lo diciamo fin da ora, appello. È una sentenza politica», prosegue l'avvocato Claudia Eccher, «ed è potenzialmente pericolosa: può indurre chiunque ad adottare i medesimi comportamenti emulatori e diffamatori nei confronti di un qualsivoglia esponente politico tenuto conto che un tribunale italiano non ha ritenuto l'episodio grave e diffamatorio».
salvini con la maglietta di putin
Sempre ieri si è venuto a sapere che lo stesso Salvini andrà a processo il prossimo 9 giugno, accusato di diffamazione aggravata nei confronti di Carola Rackete, l'ex comandante della Sea Watch 3, perché, tra giugno e luglio del 2019, avrebbe offeso «la reputazione» della giovane, attraverso dirette Facebook e post su Twitter, con frasi come «quella sbruffoncella di questa comandante che fa politica sulla pelle di qualche decina di migranti», «criminale tedesca», «ricca tedesca fuorilegge», «ricca e viziata comunista».
IL CASO CAROLA
La Procura di Milano, dopo aver disposto la citazione diretta a giudizio per l'ex ministro dell'Interno, difeso sempre dall'avvocato Eccher, ha da poco notificato la data di inizio del processo, davanti alla quarta sezione penale, nel quale Rackete è parte civile, a seguito della denuncia, rappresentata dall'avvocato Alessandro Gamberini.
SALVINI PUTIN 22
Nei mesi scorsi, il gip di Milano Sara Cipolla, accogliendo la richiesta del pm Giancarla Serafini, aveva disposto, invece, l'archiviazione dell'accusa di istigazione a delinquere contestata sempre a Salvini dopo la denuncia della giovane. Non è finita. Perché il capitano è finito anche in un articolo fake, girato sui social, dove inviterebbe a investire su presunti fondi in bitcoin. Una vera e propria truffa rilanciata da profili hackerati. Sulla vicenda lo staff del leader della Lega ha fatto sapere di aver messo al lavoro i propri legali per tutelare l'immagine salviniana.