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    BASTA CHE BERLUSCONI FACCIA TRAPELARE IL SUO OK A UN MONTI-BIS CHE PERFINO IL TRIBUNALE DI MILANO SCOPRE LA “PRIVACY” DEL PATONZA! -UDIENZA DA LIBRO CUORE IERI A MILANO: LA BOCCASSINI TENTA (COME SE FOSSE UNA NOVITA’) DI UTILIZZARE INTERCETTAZIONI DI SILVIO E LA PRESIDENTE TURRI SI RICORDA CHE L’IMPUTATO E’ PARLAMENTARE E LA STOPPA: “CI VUOLE L’OK DELLA CAMERA”…


     
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    Luca Fazzo per "il Giornale"

    Dopo mesi e mesi di udienze, il tribunale di Milano mette per la prima volta uno stop alle invasioni da parte della Procura nella privacy dell'imputato Silvio Berlusconi: che, stabiliscono i giudici, è un deputato, e ha quindi il diritto di vedersi applicare le tutele previste dalla legge sulle intercettazioni. Secondo la legge del 2003,un parlamentare non può essere­intercettato senza l'autorizzazione della Camera, e se viene ascoltato nel corso di un'altra indagine la sua intercettazione non può essere utilizzata senza l'okay del Parlamento.

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    La Procura di Milano, nel corso dell'indagine per prostituzione minorile e concussione a carico del Cavaliere, si è ben guardata dal chiedere l'autorizzazione della Camera. Ciò nonostante, tre telefonate di Berlusconi sono state depositate agli atti, nell'aprile scorso, e lì si parlò di una svista della Procura. Ma anche ora, nell'aula di udienza, il procuratore aggiunto Ilda Boccassini cerca di utilizzare i tabulati telefonici del premier per dimostrare la sua tesi.

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    Ed è qui che, su richiesta dei difensori dell'ex presidente del Consiglio, il tribunale presieduto da Giulia Turri dà lo stop alla Procura. Nel mirino della Boccassini ci sono le telefonate della notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando Ruby Rubacuori (al secolo Kharima el Mahroug) viene fermata e portata in questura. Michelle Conceicao, amica di Ruby, inizia a fare telefonate per togliere la ragazza d'impiccio. E chiama anche un cellulare intestato a «Berlusconi Silvio, via San Gimignano».

    «Alle 23 .57 c'è una conversazione tra l'utenza di Berlusconi e quella della Conceicao, dura 236 secondi», dice un poliziotto chiamato a testimoniare. Avete accertato dove si trovava in quel momento il cellulare di Berlusconi? «All'estero, in Francia». «Anche Nicole Minetti parla con Berlusconi?» «Sì, alle 23.43 ci sono 136 secondi». A questo punto Niccolò Ghedini e Piero Longo insorgono: se la Procura vuole utilizzare questi tabulati deve chiedere il permesso alla Camera; la Boccassini insiste; i giudici danno torto alla Procura: «Le captazioni di conversazioni telefoniche o comunque di contatti telefonici dell'imputato parlamentare sono soggette alla legge 140», «le domande inerenti ai suddetti con­tatti sono inammissibili in man­canza di autorizzazione della Camera».

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    La bocciatura arriva in una udienza dove si consuma un'altra svolta, e questa destinata a incidere ancor di più nell'andamento del processo: la Procura rinuncia ufficialmente a interrogare come testimone Ruby, la presunta vittima. Era una decisione già in parte preannunciata, ma che fa di questo processo un caso probabilmente inedito: non viene interrogata la vittima. «Non si è mai visto - commenta Ghedini - che una Procura con un reato del genere rinunci a sentire la parte offesa. Una cosa simile dovrebbe essere prodromica per chiedere subito l'assoluzione».

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    Una spiegazione possibile è che la Procura consideri Ruby quella che in gergo si chiama una «teste ostile», in quanto pronta a venire in aula e a negare di avere mai fornicato con Silvio Berlusconi e comunque di averlo mai informato di essere minorenne. Ovviamente Ruby secondo la Procura mente. E Ilda Boccassini potrebbe rinunciare a interrogar­la direttamente, per poi andare pesantemente al suo attacco in sede di controinterrogatorio (per il qua­le il codice concede spazi più ampi) quando la ragazza verrà convocata in­aula da Ghedini e Longo come teste a difesa. Ma se adesso i legali del premier giocano un tiro barbino e rinunciano anche loro a sentire Ruby?«Ci penseremo»,dice sornione Ghedini

     

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