Estratto dell’articolo di “Il Fatto Quotidiano”
RENATO SORU TISCALI
La politica “è il luogo eletto dell’ingratitudine”, ha detto una volta su queste pagine l’antropologo Marino Niola. E mai come oggi se ne sarà reso conto Renato Soru, già presidente della Regione Sardegna e poi europarlamentare in quota Pd, nonché fondatore di Tiscali e infelice protagonista di uno degli ultimi sospiri della vecchia Unità, nel 2009 (per il cui fallimento è rinviato a giudizio). Oggi Soru vorrebbe tornare alla guida della Regione (al voto nel 2024) e, con una fuga in avanti, ha già proposto la propria candidatura, finendo però impallinato persino dalla figlia Camilla, a sua volta esponente locale del Pd.
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Da qualche giorno, Soru si è fatto avanti, provando così a mettere alle strette il suo partito. In realtà, il Pd è in imbarazzo, anche perché norma vorrebbe che la selezione del candidato fosse frutto di un confronto con gli alleati, vista anche la difficoltà della sfida all’uscente Christian Solinas.
RENATO SORU IN TRIBUNALE DOPO LA CONDANNA
Perciò Camilla Soru, oggi consigliera comunale a Cagliari coi dem, ridimensiona le ambizioni del padre: “Esiste un solo modo per salvare la Sardegna da ulteriori anni di governo scellerato: restare uniti. Tutto il resto rimane nel perimetro dell’irresponsabilità”. Poi il messaggio esplicito: “Personalmente ho consigliato a mio padre, che tanto ha dato alla politica e alle istituzioni sarde, di mettersi generosamente al servizio di un progetto collettivo favorendo e supportando l’individuazione di una guida fresca, competente e innovativa per la nostra Regione”.
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[…] Il messaggio per il Nazareno è chiaro: per quanto Soru possa contare su imponenti risorse economiche e porti in dote una notevole rete di relazioni e potere, il suo sistema ha più crepe di quanto si pensi. Persino in famiglia.
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