DAGOREPORT
Marco Carta per www.repubblica.it - Estratti
ELON MUSK CON ANDREA STROPPA
Torpignattara, Garbatella, Villaggio Olimpico. È la mappa degli hacker della Capitale. La mappa dei pirati finiti al centro di vicende giudiziarie che fanno tremare i palazzi del potere.
Sono giovani, giovanissimi. E smanettoni (...)
Andrea Stroppa, l’amico italiano di Elon Musk
ANDREA STROPPA ELON MUSK
Di Andrea Stroppa si sa tutto o quasi. Il giovane, considerato il braccio destro di Elon Musk in Italia, si è ritrovato coinvolto nell’indagine della Finanza sulle mazzette incassate dall’ex dg di Sogei. Il nome di Stroppa, tirato in ballo da un ufficiale della Marina che gli avrebbe inviato documenti riservati, fa tremare anche il governo. Perché il 30enne è l’uomo del grande accordo, quello fra Elon Musk, amministratore di SpaceX e Tesla, e la premier Giorgia Meloni.
La sua, però, è una storia che parte da lontano nei meandri più oscuri della rete, che sfuggono alle autorità. Originario di Torpignattara, Stroppa, ancora minorenne, era uno degli hacker del collettivo Anonymous, come lui stesso ha più volte confermato, prendendo le distanze dal suo passato di cybercriminale. “Ho fatto parte di Anonymous, avevo 17 anni, ho fatto degli errori, ho commesso dei reati e ne ho risposto di fronte alla legge. Di fronte a un tribunale, quello dei minorenni, ho ottenuto il perdono giudiziale e ho ricominciato la mia vita facendo volontariato”.
ELON MUSK ANDREA STROPPA
Quando Stroppa esce dalla porta principale del lato oscuro dell’hacking, si tuffa nel sociale accanto a don Claudio Santoro, il prete della Marranella sempre vicino agli ultimi. Poi si avvicina a poltrone ben più comode. Il primo a credere in lui è Matteo Renzi, che lo arruola come consulente anti fake news. Poi sarà il turno di Elon Musk, per il quale diventa di fatto il referente per l’Italia. È lui a curare i rapporti tra il magnate e Giorgia Meloni, che ringrazia continuamente, come fa con Salvini, per il suo supporto a Musk: “Giorgia Meloni va protetta". Prima della passione sovranista, però, c’è anche un’infatuazione per Mario Draghi definito “la migliore risorsa della Repubblica italiana”.
CARMELO MIANO
Carmelo Miano, hacker dei pm ma anche hikikomori
Dal dark web alle stanze dei bottoni. Chissà se questo sarà anche il destino di Carmelo Miano, l’hacker della Garbatella arrestato dalla procura di Napoli per essersi introdotto illegalmente nel sistema di numerose procure, in quello della Guardia di Finanza e del ministero della Giustizia. Il quartier generale di Miano, 24 anni, era la sua casa in via delle Sette Chiese da cui ha lanciato il suo personale assalto alla diligenza virtuale, arrivando a violare la posta elettronica di 46 pm, tra cui quella di Raffaele Cantone.
Miano è un hacker capace di scardinare ogni rete digitale. Ma anche un hikikomori, vittima di bullismo, senza amici, se non quelli con cui gioca online a War Thunder: «Avevo troppa ansia e per questo ho iniziato con i primi attacchi», ha detto il giovane nel corso del primo interrogatorio, spiegando di aver violato le mail della procura per sapere a che punto fosse un procedimento giudiziario.
CARMELO MIANO AL COMPUTER NEL SUO APPARTAMENTO
La carriera da hacker di Miano, più volte finito nel mirino della polizia postale, inizia con il “Berlusconi market”, uno spazio virtuale dove aveva accumulato milioni di euro in bitcoin. Poi c’è anche l’accesso al Russian Market, uno dei principali siti di «eCommerce del criminal hacking dedicato alla vendita illegali di informazioni sensibili», come si legge nelle carte sul giovane che aveva trafugato anche i dati di milioni clienti di Tim.
Il suprematista del Villaggio Olimpico: chi è Kilob
Quello dei leaked data è uno dei mercati più floridi per i cybercriminali, che saccheggiano ogni tipo di documento digitale per ricattare i proprietari o venderli al miglior offerente. A gestire uno dei tanti siti di dati rubati, Vilebin, c’era Gianmarco Fiacchi, il 20enne del Villaggio Olimpico, trovato a giugno con un arsenale che si era fabbricato con una stampante 3D.
CARMELO MIANO AL COMPUTER NEL SUO APPARTAMENTO
Fiacchi, figlio di un funzionario della Farnesina, era un abile hacker. Si faceva chiamare Kilob e per la Digos era vicino agli ambienti suprematisti americani. Tra i file trovati sui suoi canali social c’era anche una lista di obiettivi da colpire. Milionari e politici, tra cui Jeff Bezos e lo stilista Ralph Lauren, considerati nemici della razza bianca. Un sottogenere nel sottobosco del dark web.
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