Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
BEPPE GRILLO E PARVIN TADJIK
Ci sono le domande e le risposte, e poi ci sono le interpretazioni. Ieri, nel Tribunale di Tempio Pausania - dove si celebra il processo a Ciro Grillo e ai suoi tre amici genovesi - l'interpretazione prevalente era «è andata bene». Questione di punti di vista. Era la prima udienza importante del processo che potrà fare la differenza nelle vite di Ciro Grillo (figlio del garante del Movimento Cinquestelle) e dei suoi amici Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria.
Due ragazze - che abbiamo sempre chiamato con i nomi inventati di Silvia e Roberta - li accusano di violenza sessuale di gruppo e ieri, davanti ai giudici, era il giorno della testimonianza di Parvin Tadjik, la moglie di Beppe Grillo e madre di Ciro. Lei era nella casa accanto a quella del presunto stupro, la mattina di quel 17 luglio del 2019. Finestre aperte e nessun rumore sospetto, ha sempre detto.
il video di ciro grillo e vittorio lauria con la ragazza che dorme 3
A casa con lei c'era anche la sua amica Maria Cristina Stasia, altro nome nella lista dei testimoni di ieri. Ma non sono state sui rumori di quel mattino le domande più insistenti per Parvin Tadjik. Dario Romano, dello studio di Giulia Bongiorno (che ieri non ha potuto essere presente e che difende Silvia) ha insistito su una chat fra la donna e suo figlio datata agosto 2017.
Una conversazione finita agli atti nella quale lei rimprovera aspramente lui che si trova dall'altra parte del mondo, in Nuova Zelanda. Ciro era in vacanza-studio in una scuola di Auckland che a un certo punto voleva espellerlo perché il vicepreside si era molto infastidito per alcune sue affermazioni.
PARVIN TADJIK BEPPE GRILLO
Aveva detto a un compagno di studi che avrebbe dato volentieri due schiaffi proprio al vicepreside, aggiungendo che «ha due figlie che mi scoperei». Una professoressa aveva sentito e riferito tutto e la questione era diventata un procedimento disciplinare. Alla fine, prima che l'espulsione fosse di fatto applicata con la forza e con il coinvolgimento della polizia (perché lui voleva opporsi), il ragazzo si convinse a rientrare in Italia e la chiuse così, senza conseguenze se non lo sdegno di sua madre che gli scrisse cose tipo «il tuo è tipico atteggiamento del teppistello», oppure «non credere di arrivare e di ricominciare con i tuoi ritardi a scuola, non ti permetterò di rovinare la tua e la mia vita».
A cinque anni di distanza la domanda è: perché tornare su quelle conversazioni? La risposta l'ha data in aula l'avvocato Romano che ha definito «minaccia di violenza sessuale» la frase sulle figlie del preside. «Non scherziamo» è stata la reazione dei legali del ragazzo, Enrico Grillo e Andrea Vernazza, «se fosse così dovrebbero indagare quasi tutta la popolazione maschile. È un modo di dire poco elegante ma non indica certo la propensione alla violenza sessuale».
Per la difesa di Silvia invece le domande a Parvin Tadjik hanno evidenziato una contraddizione (all'inizio la donna ha negato che l'episodio della Nuova Zelanda avesse a che fare con qualche riferimento alla sfera sessuale) e hanno «cristallizzato la prova di un precedente sul quale c'è molto da riflettere». Punti di vista, dicevamo.
CIRO GRILLO
L'udienza di ieri ha segnato poi un punto a favore della difesa di Francesco Corsiglia, giurano i suoi avvocati Gennaro Velle e Antonella Cuccureddu. Corsiglia è accusato di aver violentato Silvia da solo (nella doccia) prima che gli altri lo facessero tutti assieme. L'amica di Parvin Tadjik (Stasia) ha detto ai giudici che quella mattina verso le 6.30 ha visto la ragazza in accappatoio nel patio. Stando alla ricostruzione degli inquirenti a quel punto la violenza di Corsiglia era già avvenuta. La teste dice di aver incrociato Silvia a due metri di distanza, sola e tranquilla. L'avvocato Velle fa notare: «Sei stata appena violentata, sei davanti a una persona a cui puoi chiedere aiuto. Perché non lo fai?».
il figlio di grillo ciro grillo quarto grado