DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1 - CORSA AL VACCINO, LA LETTERA DELL'EUROPA "TRATTIAMO UNITI CON I COLOSSI FARMACEUTICI"
Paolo Russo per “la Stampa”
Italia, Germania, Francia e Olanda provano a far uscire l' Europa dall' angolo nel match sui vaccini, che Stati Uniti e Cina, insieme a Big Pharma, stanno provando a vincere giocando d' anticipo. Per questo il nostro ministro della Salute, Roberto Speranza, insieme ai suoi omologhi dell' inedito "Core group" hanno preso carta e penna per dire alla Commissione Ue e alla sua presidente, Ursula von der Leyen, che è ora di allearsi per stringere accordi con le case farmaceutiche e far sì che ogni Stato membro possa ricevere le dosi di vaccino che servono.
Anche perché lasciare il campo libero a Usa e Cina, potrebbe comportare uno svantaggio economico, soprattutto se nuove ondate epidemiche costringessero a fermare le attività con una popolazione non immunizzata.
«Accelerare e garantire l' accesso ai vaccini contro il Sars-cov 2 è una delle questioni più urgenti che l' Unione europea deve attualmente affrontare», esordiscono i quattro. Che dichiarano di aver unito le forze «al fine di assicurare il risultato più veloce e migliore possibile nel processo di negoziazione avviato con i principali attori dell' industria farmaceutica». E che la "Inclusive Vaccine Alliance" del quartetto non sia stata con le mani in mano, lo spiegano affermando che l' Alleanza «ha già avviato le discussioni con diverse case farmaceutiche che attualmente stanno sviluppando vaccini, con l' obiettivo di assicurare un approvvigionamento sufficiente per l' Ue».
Speranza spiega che «in Europa siamo avanti sia con il vaccino della Johnson & Johnson sperimentato in Olanda che con quello di AstraZeneca in collaborazione con l' università di Oxford che promette di diffondere le prime dosi entro fine anno». Che nessuno debba essere lasciato indietro Speranza e i suoi colleghi lo ribadiscono affermando che «l' Alleanza assicurerà attraverso un processo equo e trasparente che ogni Stato membro dell' Ue possa ricevere, secondo i termini del rispettivo contratto, una uguale quota di vaccino disponibile in base alla propria densità di popolazione».
I principi a cui si ispira la strategia sono quelli «di un approccio scientifico alla selezione dei vaccini e della collaborazione e trasparenza tra gli Stati membri e le terze parti industriali». Come dire: si punta solo sui cavalli potenzialmente vincenti e niente accordi sottobanco.
La proposta verrà ora discussa il 12 giugno dalla Commissione Ue, che secondo fonti europee però la questione vaccini l' ha affrontata proprio in queste ore, puntando a un approccio comune che offra un unico percorso di negoziazione alle aziende e una sorta di «condivisione del rischio» degli ingenti finanziamenti sostenuti dall' industria per le sperimentazioni.
Questo in cambio di una garanzia anticipata sull' approvvigionamento dei vaccini.
«In tutto il mondo è partita la sfida dei vaccini, ma Cina e Stati Uniti si sono mossi come una macchina da guerra per arrivare primi e noi, senza questa iniziativa, rischiamo di non essere della partita», afferma Speranza, condensando così il ragionamento fatto agli altri ministri per convincerli a fare il passo.
«Siamo partiti in quattro perché se avessimo aspettato un accordo tra tutti e 27 i Paesi dell' Unione saremmo arrivati tardi. E un conto è confrontarsi con i colossi del farmaco come singolo paese, un altro è farlo a livello comunitario». Ma Speranza ci tiene a ribadire che quello europeo sarà un modello «diverso rispetto a quelli di Cina e Usa, in virtù dei nostri valori. Mentre Trump punta a vincere per sé la sfida, noi non prevediamo alcuna conventio ad escludendum: se troviamo il vaccino- assicura- lo mettiamo a disposizione dell' umanità».
2. LA GRANDE SFIDA DELLA RICERCA IN PALIO UN AFFARE DA 50 MILIARDI
Pa. Ru. per “la Stampa”
A caccia del vaccino anti-Covid si sono lanciati tutti, americani, cinesi, inglesi, tedeschi, canadesi ed anche noi italiani, anche se con investimenti che non reggono il confronto con quelli miliardari delle grandi multinazionali del farmaco o del governo Usa. Big pharma del resto ha fiutato da subito l' affare, perché arrivare primi significa mettere le mani su un bottino che può valere fino a 50 miliardi di euro, come valutano gli analisti finanziari e chi in Borsa hanno già iniziato a scommettere sui possibili cavalli vincenti.
Trump dal canto suo è andato a puntare anche all' estero pur di tagliare per primo il traguardo, investendo 1,2 miliardi di dollari sulla sperimentazione che lo Jenner Institute di Oxford sta conducendo con la britannica Astra Zeneca e la collaborazione della nostra Irbm di Pomezia. I primi test sui macachi hanno un po' spento gli entusiasmi iniziali ma il 21 maggio la multinazionale ha già annunciato la produzione di 400 milioni di dosi.
A gareggiare non ci sono soltanto governi e Big pharma, ma anche piccole aziende biotech, come l' italiana ReiThera, sempre di Pomezia, che entro l' estate avvierà con lo Spallanzani di Roma le prime sperimentazioni su volontari sani, grazie a 8 milioni di finanziamenti pubblici. Una singola dose di vaccino ha indotto una forte risposta immunitaria nei test sugli animali. Ma quando si va sull' uomo la lunga storia delle sperimentazioni cliniche insegna che tutto si rimette in discussione.
Una quindicina di giorni fa, l' Oms ha censito la bellezza di 118 candidati vaccini in tutto il mondo, ma sono 12 quelli in fase clinica di sperimentazione: Niaid (National Institute of Allergy and Infectious Diseases) - Moderna Therapeutics (Usa); Accademia di Scienze Mediche Militari di Pechino - CanSino Biologics (Cina); Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) - Inovio Pharmaceuticals (Usa); Shenzhen Geno-Immune Medical Institute (Cina, due candidati vaccini); Università di Oxford (Gran Bretagna); Sinovac Biotech (Cina); Beijing Institute of Biological Products/Wuhan Institute of Biological Products (Cina); BioNTech/Pfizer (Germania) Symvivo (Canada).
Per mettere ordine, l' Oms ha lanciato il "Solidarity Vaccine Trial", uno studio randomizzato per valutare sicurezza ed efficacia dei candidati in un' ottica di cooperazione internazionale. Ma si tratta di una collaborazione per la fase iniziale della sperimentazione. Che sia la premessa di accesso equo al vaccino è tutto da dimostrare.
Intanto dagli Spedali Civili di Brescia arriva una scoperta che, se confermata, potrebbe cambiare le carte in tavola. Un paziente senza sintomi ma con carica virale molto alta sarebbe la prova che il virus è mutato. Da piccoli frammenti della sua versione "depotenziata" gli scienziati potrebbero sviluppare una variante così attenuata da trasformarsi in vaccino. Un tassello in più che ci si augura contribuisca a chiudere il puzzle.
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