Dal “Corriere della Sera”
RAFFAELE MARRA
Raffaele Marra resta al suo posto: Raggi non molla il suo braccio destro che resterà capo del Personale nonostante le richieste di rimozione da parte del leader M5S, Beppe Grillo, e di una parte della maggioranza Cinque Stelle in Campidoglio.
Il primo scatto della rotazione dei dirigenti del Campidoglio perfezionata dallo stesso Raffaele Marra produce un effetto triplo. Il primo è un' autoconferma alle Risorse umane, incarico cruciale perché di controllo sui 23 mila dipendenti comunali. Il secondo riguarda l' altro Marra, Renato, fratello di Raffaele, spostato dalla Polizia locale alla direzione del neonato ufficio Turismo con uno scatto di circa 20 mila euro in busta paga: da seconda a terza fascia, da 104 a 122 mila euro per ricoprire un ruolo strategico.
RENATO MARRA
Ma la mossa rischia di far saltare gli equilibri tecnici nel turnover avviato con la procedura dell' interpello: un vigile può diventare amministrativo ma non viceversa, così ai tre i vigili «promossi» amministrativi, tra cui Renato Marra, corrispondono tre dirigenti che restano al palo. E sarà questo uno dei cardini delle cause con cui molti colletti bianchi delusi dal rimpasto - 36 nomine su 163 dirigenti: 25 conferme e solo 11 cambi - proveranno ad impugnare davanti al giudice del lavoro le sei ordinanze firmate da Virginia Raggi per il reset della macrostruttura.
virginia raggi
«Una piccola piroetta - dice la capogruppo pd in Comune, Michela Di Biase -. Cambiare tutto per non cambiare nulla a cominciare dal responsabile del Personale Raffaele Marra». L' altra contestazione è nella procedura adottata per il turnover: una sola preferenza da indicare, non una priorità e due destinazioni alternative come in passato. La pioggia di ricorsi è il terzo effetto della «rivoluzione», come l' aveva definita Raggi dopo aver concordato il percorso con l' Anac di Raffaele Cantone.
VIRGINIA RAGGI E STEFANO FERMANTE
A parte gli incarichi apicali ancora da definire - capo della Polizia locale, Avvocatura, Ragioneria, capo delle Politiche sociali, oltre che il capo gabinetto - sono molti i dirigenti che si definiscono «epurati» e che sono pronti ad andare in tribunale perché si ritengono «demansionati con una riforma coatta». I due casi più eclatanti sono l' ex Ragioniere generale Stefano Fermante, forse pronto a lasciare il Campidoglio, e Silvana Sari, la dirigente che a settembre firmò una lettera con cui il sindacato (Dircom) faceva presente a Raggi la paralisi dell' amministrazione, che passa dal Commercio a capo dei mercati all' ingrosso.