federer nadal
Stefano Semeraro per “la Stampa”
Venerdì santo, titola L' Équipe, e ha ragione. Oggi si celebra il rito del tennis, la trentanovesima volta di Federer contro Nadal, nell' occasione semifinale di Parigi, la cosa più sacra che c' è. Adeste, fideles, perché potrebbe essere una delle ultime messe, forse l' ultima, chi lo sa.
La parrocchia è quella del Roland Garros, devota a Nadal. Qui ci ha vinto 11 volte, l' ultima l' anno scorso, quattro volte battendo in finale Federer, che santo lo è sempre e comunque anche se sulla terra più famosa del mondo ha officiato una volta soltanto: nel 2009, giusto dieci anni fa, quando don Rafa scivolò negli ottavi sul poco ortodosso Soderling.
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Partita speciale «Sarà un partita speciale, come tutte quelle fra di noi», dice Nadal. «Non sarà una partita naturale, per me - spiega Federer -. Come non lo è mai contro Rafa e in generale contro i mancini. Cambiano traiettorie, effetti, tutto. E ti ci devi abituare in fretta». Il prete rosso spagnolo è avanti in tutte le statistiche dirette - 23-15 il totale, 13-2 sulla terra, 9-3 nello Slam -, e in semifinale a Parigi non ha mai perso: mai. Il curato svizzero ha vinto più Slam in totale, 20 contro 17, compresi 4 da ultratrentenne contro tre di Rafa, che però ha cinque anni in meno, 33 freschi freschi, rispetto a Roger che l' 8 agosto ne compirà 38. Non si incrociano dal 2017 a Shanghai, e Federer non perde dal 2014, sei vittorie filate. Ma sulla terra non la sfanga dal 2009, sempre dieci anni fa. Ovvio che Rafa sia il favorito di (quasi) tutti.
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Per un decennio il Genio ha subito le rotazioni e il grip mentale del Cannibale, angosciato dalle curve mancine, costretto a difendersi tagliuzzando il rovescio, perdendo campo e pazienza. A Melbourne, due anni fa, istruito dai sermoni tattici di coach Ljubicic, si è tolto la scimmia, rifiutando di arretrare, aggredendo lui per primo, rovescio di controbalzo e via. L' importante per Roger è non dare ritmo, accorciare i tempi. Sul veloce gli riesce bene.
A Parigi, contro il padrone della terra, non si sa, visto che nelle ultime due stagioni Federer il rosso lo ha proprio saltato e nel 2016 a Parigi ha marcato visita per infortunio. Alla guerra, anche sulla terra. Confidando nel braccio magico e tenendo a mente che nel frattempo pure Rafa si è evoluto, adesso da maratoneta sa farsi sprinter anche lui. Apriamo i breviari, dunque, santifichiamo la festa. Comunque vada, con questi due, finirà in gloria.
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