Emiliano Guanella per la Stampa
VENEZUELA MANIFESTANTE BRUCIA
L' ultimo a cadere è stato Yorman Bervecia, di 18 anni, colpito dalla Guardia Nacional mentre protestava assieme ad altri compagni di liceo nello stato di Barinas, lo stesso dove nacque il defunto presidente Hugo Chavez. La settimana scorsa a morire è stato Yeison Mora, diciassettenne, anche lui a seguito di ferite riportate durante una carica della polizia. E così via, sono quasi tutti giovani i quasi 50 morti nelle proteste contro il governo in Venezuela. «Stanno uccidendo il nostro futuro», ha detto un deputato oppositore; in gioco non c' è più solo la continuità democratica del Venezuela ma anche la vita di chi scende in piazza. In prima linea nei cortei e poi nelle barricate per cercare di forzare i blocchi stradali, nel centro di Caracas o nelle altre città del paese.
VENEZUELA MANIFESTANTE BRUCIA
Una strage, consumata nel braccio di ferro tra un governo sempre più chiuso su se stesso e una popolazione stremata, ma decisa a continuare la lotta fino alla caduta del presidente Maduro. Si sbaglia chi crede che in Venzuela oggi è in atto una disputa tra governo e opposizione, quel Paese spaccato in due che abbiamo conosciuto e raccontato a più riprese dal 2004 fino a due anni fa.
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Lo scenario è radicalmente cambiato; oggi ad appoggiare l' erede di Chavez c' è poco più che il 20% della popolazione, forse ancora meno, ma è impossibile saperlo con precisione perché Miraflores nega le elezioni. Non è un caso che la punta dello scontento popolare siano proprio questi ragazzi nati e cresciuti con il chavismo, figli magari di genitori che all' inizio hanno appoggiato la rivoluzione bolivariana ma che adesso si sono stancati della corruzione, la violenza, la scarsezza di alimenti, medicine, di tutto.
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Il fotografo Juan Barreto, dell' agenzia France Presse, da due mesi li ritrae all' opera: giovani con scudi di cartone, i caschi aperti e i fazzoletti sulla bocca per proteggersi dai gas lacrimogeni. Tirano pietre, usano le fionde e si proteggono con scudi di cartone mentre dall' altra parte piovono i proiettili di gomma e, ogni tanto, quelli veri e mortali. Una delle guide è Sairam Rivas, classe 1984, che tre anni fa si fece 132 giorni di carcere nella sede del Sebin, il servizio segreto, accusata di aver organizzato cortei studenteschi all' Università centrale del Venezuela, da sempre ostile al chavismo.
Quando è uscita dal carcere suo padre non c' era più, un tumore se l' era portato via. Oggi ha l' obbligo di firma e non può partecipare ai cortei, ma dai social appoggia i giovani a continuare nella loro lotta. Fino alla fine della dittatura.
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