Zinga di Maio Conte Renzi
Stefano Folli per “la Repubblica”
Se è vero che la cosiddetta "task force" immaginata dal premier Conte per gestire i duecento miliardi del Recovery si è dissolta ieri nell' incontro con Teresa Bellanova, responsabile renziana dell' Agricoltura, ciò significa che a Palazzo Chigi hanno fatto il primo passo indietro.
Si tratterà di capire meglio e di valutare quale gioco di equivoci si cela dietro questa novità. Nel frattempo è bene non semplificare. Al momento non stiamo assistendo né a un trionfo di Matteo Renzi né alla rivincita di Conte l' inamovibile. Si conferma invece che il vero nodo della discordia sono i miliardi dell' Europa. E quindi è il rapporto con la Commissione che va inquadrato e compreso in ogni risvolto.
conte renzi
A Bruxelles tengono gli occhi aperti sui progetti e gli investimenti legati al Next GenerationEU. Ogni Paese sta presentando i suoi e ogni Paese dovrà fornire garanzie sulla corretta amministrazione dei fondi. Le diatribe italiane non sono certo viste con simpatie, anche se c' è tempo fino a febbraio o ai primi di marzo per illustrare un palinsesto convincente.
Ma il rischio che i soldi europei finiscano - al di là delle buone intenzioni - nel fiume delle spese assistenziali o addirittura degli sprechi, è reale. Né si può dire che lo scenario prefigurato da Conte (la "task force", la piramide dei manager) sia in sé migliore o peggiore dell' opzione preferita dai partiti.
QUIRINALE REPARTO MATERNITA' BY MACONDO
Opzione alla quale Renzi ha prestato il suo braccio perché così anche Italia Viva otterrà forse di gestire " pro quota " una parte di quelle risorse, magari attraverso i ministeri o gli altri canali che verranno messi in opera.
Conte vorrebbe sottrarsi in tutto o in parte alla tutela dei partiti nella gestione alquanto personale dei fondi. Le forze politiche della coalizione vogliono l' opposto. La "terza via", ossia una vera e propria autorità indipendente per indirizzare la destinazione dei soldi e controllarne l' uso non è prevista per ora da nessuno: non da Palazzo Chigi e certo nemmeno dai partiti. Ne deriva che, al di là delle sorti del governo, l' Italia corre il pericolo di cominciare il 2021 con il piede sbagliato nella relazione cruciale con l' Europa. Vedremo.
ITALIA E RECOVERY FUND - VIGNETTA ELLEKAPPA
Resta il fatto che difficilmente il presidente del Consiglio uscirà rafforzato da questa fase. Due anni e mezzo dopo il suo esordio sulla scena pubblica, e dopo essere riuscito a succedere a se stesso nell' estate 2019, l' avvocato del popolo può al massimo sopravvivere a questa "verifica".
Tuttavia, più darà l' impressione di essersi indebolito e più i partiti tenderanno a prendere il sopravvento.
L' ipotesi dei due vicepremier lo dimostra: sarebbe a tutti gli effetti un modo per commissariare il premier, obbligandolo a muoversi lungo un sentiero stretto, piantonato da due proconsoli di Pd e 5S (osservanza Di Maio). Sotto questo aspetto le iniziative di Renzi stanno ottenendo il loro scopo, quello di gettare un sasso nello stagno e dimostrare quanto sia inadeguato il Conte-2 proprio nel nuovo rapporto con l' Unione.
GIUSEPPE CONTE IN UN MOMENTO DI PAUSA DURANTE LE TRATTATIVE SUL RECOVERY FUND
Ne deriva che la situazione, a partire da gennaio, sarà ancora più precaria. La stessa minaccia di elezioni anticipate è un deterrente solo parziale. A maggior ragione pensando che a metà luglio comincia il semestre bianco e una crisi di governo non potrà più risolversi con lo scioglimento. Al contrario, sarà il momento delle manovre che potrebbero comprendere anche qualche trattativa riservata sull' identità del prossimo presidente della Repubblica.