1 – INVESTIMENTI COMUNI E VOLI DIRETTI COSÌ COMINCIA UNA NUOVA ERA MA L'OBIETTIVO È UN ASSE ANTI -IRAN
Marco Ventura per “il Messaggero”
trump annuncia l'accordo israele emirati arabi uniti
Ambasciate, voli diretti, accordi per la sicurezza e l'assistenza sanitaria, investimenti, flussi di turismo degli emiratini in Israele e degli israeliani negli Emirati arabi uniti. E poi scambi culturali e tecnologici, tra aziende e Università.
Il tutto tra due Paesi che nelle parole di Netanyahu hanno in comune il fatto di essere «i più innovativi del Medio Oriente». Israele e Eau hanno «trasformato il deserto». Poteva non scoccare prima o poi la pace tra mediorientali così diversi, ebrei e islamici, però con la medesima volontà di plasmare il territorio per renderlo sempre più abitabile, sempre più prospero?
benjamin netanyahu
La pace significa questo, ed è storica perché gli Emirati sono il terzo Paese arabo a stringerla con Israele, a dispetto dell'irrisolta questione palestinese. Il punto qual è: lo spiega bene il presidente dell'Ispi ed ex segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo: «Il Medio Oriente di oggi non è più quello che tradizionalmente eravamo indotti a considerare. Con l'amministrazione Trump la priorità non è più il conflitto israelo-palestinese, ma il contenimento dell'Iran.
Questo accordo comporta un riallineamento importante delle alleanze che vedono Israele, l'Arabia Saudita e alcuni Paesi del Golfo rispondere a una filosofia dell'assetto regionale in chiave anti-Teheran».
mohammed bin zayed
Ormai circola tra le capitali del Medio Oriente una sorta di fatigue, di stanchezza nel constatare che da decenni non si riesce a fare passi avanti, la questione palestinese è diventata più una petizione di principio che un'autentica priorità o un obiettivo reale, al punto che si pensa di «poterla risolvere solo attraverso un ambizioso piano economico-finanziario», spiega Massolo.
LA CONTROPARTITA
Sì, certo, Trump ha annunciato l'accordo esaltando la contropartita israeliana della sospensione del piano di annessioni in Cisgiordania, elemento mediaticamente irrinunciabile anche per il principe ereditario degli Emirati, Mohammed Bin Zayad. Ma che specularmente assume tutt' altro significato nell'interpretazione di Netanyahu.
khamenei vs trump
Il premier israeliano non rinuncia affatto al traguardo delle annessioni, limitandosi alla sospensione in una fase in cui sarebbe stato politicamente arduo portarle avanti. «Per nessuno questo è il momento di esasperare le tensioni», dice Massolo.
«Israele è alle prese con un'ondata di Covid-19 impressionante, con la disoccupazione e l'insoddisfazione verso il governo». Nel risiko mediorientale conta di più, per l'asse sunnita con Usa e Israele, cementare il fronte anti-Teheran.
AL SERRAJ ERDOGAN
La normalizzazione dei rapporti con Abu Dhabi va in questa direzione. L'Iran controlla parte della maggioranza di governo (seppur dimissionario) in Libano, al confine con Israele, e da anni i suoi generali sfilano in Siria sotto gli occhi degli israeliani appostati sul Golan.
Ecco perché era necessario un roll back, un ripiegamento di Teheran, da perseguire anche con alleanze strategiche come quella annunciata ieri. Peraltro, lo stesso Iran soffre del basso prezzo del petrolio e dell'embargo americano oltre che, ancora, dell'uccisione di una figura apicale del regime come Qasem Soleimani, il comandante delle guardie della Rivoluzione.
annuncio dell'accordo israele eau trump, kushner, mnuchin o'brien
C'è poi, collegato col patto di ieri, il capitolo economico. Un ulteriore consolidamento delle politiche energetiche di Israele passa anche attraverso alleanze con Paesi arabi ed europei come l'Egitto, che non a caso plaude all'accordo, Cipro e Grecia. Per Massolo, tuttavia, la pace israelo-emiratina non porterà «un particolare riequilibrio su questo fronte». Molti affari, certo, che peraltro informalmente erano già cospicui tra Israele e i Paesi del Golfo. Ma soprattutto un più solido assetto geo-politico anti-Iran sotto l'ombrello degli Stati Uniti.
comunicato della casa bianca sull'accordo israele emirati arabi uniti
2 – «È UN'ALLEANZA ANTI IRAN E TURCHIA GLI SCEICCHI TEMONO LA VITTORIA DI BIDEN»
Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”
«L'accordo tra Israele ed Emirati ufficializza una situazione in corso da tempo. Gli Emirati, l'Arabia Saudita, l'Oman, il Qatar hanno tutti costruito legami con Israele, i primi due in particolare rafforzando i rapporti militari e di intelligence», dice al telefono da Washington Vali Nasr, già consigliere dell'amministrazione Obama e docente di Affari internazionali e Studi del Medio Oriente alla Johns Hopkins University.
È simbolico per Israele che per la prima volta un Paese arabo del Golfo normalizzi le relazioni, firmi un accordo di pace, apra ambasciate, stabilisca voli e relazioni formali. «Ma credo che l'accordo sia più significativo ancora per gli Emirati», sostiene Nasr.
ali khamenei nel suo ufficio con un ritratto di khomeini
Israele ha firmato la pace con l'Egitto nel 1979 e con la Giordania nel 1994. Con gli Accordi di Abramo (così si chiamerà il patto con gli Emirati) «il premier Netanyahu può rivendicare una vittoria mentre si trova accusato di corruzione e può usarli come scusa per la mancata annessione dei territori palestinesi - che lui vorrebbe ma su cui affronta resistenza in patria e all'estero.
Ora può dire che è l'accordo a impedirglielo. Inoltre, può sostenere che la sua politica anti-iraniana e di assenza di pace con i palestinesi non ha creato problemi con gli arabi». La normalizzazione con il Golfo conferma la marginalità della questione palestinese nella politica del Medio Oriente, dove oggi l'Iran è visto da Stati Uniti, Emirati e sauditi come la principale minaccia.
donald trump e il genero jared kushner
«Per i palestinesi è finita: non sono un fattore nei calcoli dei Paesi arabi. Gli Emirati sosterranno che hanno ottenuto lo stop all'annessione, ma la verità è che i palestinesi non sono in cima ai loro pensieri: l'Iran, la Turchia, i rapporti con gli Usa sono questioni strategiche che contano molto di più». L'inviato di Trump per l'Iran, Brian Hook, ha definito ieri questo sviluppo diplomatico un «incubo per l'Iran».
Negli Emirati c'è ansia per il ritiro americano dal Medio Oriente e preoccupazione per una possibile presidenza democratica di Joe Biden. Secondo Nasr, «gli Stati Uniti inevitabilmente negozieranno di nuovo con l'Iran». È «possibile» che lo stesso Trump, se rieletto, arrivi a un accordo sul nucleare, anche se di certo non in un mese come ha promesso ieri.
donald trump con lo sceicco mohamed bin zayed al nahyan 6
«Ma non è solo l'Iran, c'è anche la Turchia. Gli Emirati affrontano la Turchia in Libia, la vedono vicina al Qatar, presente in Libano, un attore regionale sempre più importante». Netanyahu è per loro un alleato anche contro Erdogan, «dato il deteriorarsi fino all'ostilità dei rapporti Israele-Turchia negli ultimi 15 anni».
Perché muoversi ora? «Emiratini e sauditi sono così vicini a Trump ed erano così in contrasto con Obama alla fine del secondo mandato... Vedono che il partito democratico in generale è ostile a loro e alla guerra in Yemen, l'ala progressista alza la voce. Perciò si tutelano. Trump, se a novembre viene rieletto, sarà loro grato. Se perde, la nuova Amministrazione democratica, tra cui molti sono pro-Israele, dovrà accettare l'accordo».
kamala harris e joe biden 1
Per Trump, intanto, è una vittoria diplomatica, di cui aveva bisogno. La Casa Bianca aggiunge che altri accordi di pace sono in discussione nel Golfo. «Il prossimo potrebbe essere l'Oman che ha già ospitato Netanyahu due volte. L'Arabia Saudita ha un profilo di maggior rilievo nel mondo musulmano: richiede che prima si prepari bene il terreno».
jared kushner robert o'brien
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