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    A WHOP BA-BALUMA A WHOP BAM BUM! – MOLENDINI: IL VERSO PIÙ SELVAGGIO, CARICO DI RITMO, EROTICO DEL ROCK AVEVA LA PELLE NERA E L'AMBIGUITÀ SESSUALE DI LITTLE RICHARD - IL ROCK ERA UNA FACCENDA RAZZIALE: NATO NERO, AVEVA SUCCESSO IN BIANCO CON IL CIUFFO ALLA ELVIS - LA STORIA DI LITTLE RICHARD È UNA STORIA DI LOTTA CON SE STESSO E CON LA SUA SESSUALITÀ: "SONO OMNI-SESSUALE" E CONFESSÒ DI AMARE IL VOYEURISMO E DI PAGARE PER VEDERE COPPIE CHE FACEVANO SESSO... - VIDEO


     
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    Marco Molendini per Dagospia

    Little Richard Little Richard

     

    «A whop ba-baluma a whop bam bum»: il verso più selvaggio, carico di ritmo, erotico del rock aveva la pelle nera, il ciuffo impomatato a bomboniera, l'ambiguità sessuale di Little Richard.

     

    ‘’Tutti frutti’’ faceva l'effetto di uno choc: pescata da un successo degli anni Trenta di un fantastico duo, Slim & Slam, jazzisti virtuosi e spettacolari, Richard Penniman l'aveva rilanciata in una lettura scatenata e libidinosa: «Tutti frutti, good booty/If it don't fit, don't force it/You can grease it, make it easy».

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    Una frase troppo esplicita per l'America puritana degli anni 50, con il codice Hays che imperava e imponeva al cinema di far dormire le coppie sposate in letti separati.

     

    ‘’Tutti frutti’’ diventò una canzoncina leggera, racconto di un amore giovanile, senza rinunciare a allusioni «I got a girl, her name 's Sue/She knows just what to do», sempre densa di sensualità e condita da un gridolino orgasmico destinato a far da scuola a una lunga lista di allievi, generazioni di rockers bianchi e neri (James Brown il più esplicito, macho seguace).

     

     

    ‘’Tutti frutti’’ scalò le classifiche di vendita, arrivò al secondo posto delle chart di rhytm'n'blues americane ma, nell'apartheid, sempre confinata al pubblico nero. Per scalare la classifica generale ci sarebbe voluto Elvis Presley.

     

    Little Richard Little Richard

    Il rock era una faccenda razziale: nato nero, aveva successo in bianco. Prima si chiamava rhythm 'n'blues, versione scatenata dello swing riservato al pubblico nero (che aveva anche un suo circuito discografico separato, i race records), ora veniva scoperto dall'industria della musica.

     

    Little Richard Little Richard

    Il posto per quelli come Little Richard, ma anche Chuck Berry, Fats Domino e Bo Diddley era in seconda fila nell'America profondamente razzista della segregazione: i successi degli artisti coloured venivano ripresi, rilanciati e soprattutto venduti dai bravi ragazzi wasp con il ciuffo ala Elvis.

    Little Richard Little Richard

     

    Non solo ‘’Tutti frutti’’, ma anche Rip it up, Long Tall Sally, Lucille e via dicendo. Agli autori solo spiccioli: Little Richard riceveva mezzo centesimo per ogni disco venduto, mentre aveva ceduto i diritti di ‘’Tutti frutti’’ per soli 50 dollari.

    Little Richard Little Richard

     

    Gli spettava un posto di rincalzo, ma il suo talento strabordante ha varcato i confini del razzismo, sia pure pagando pegno pesante sul piano personale. Il suo personaggio esuberante, allusivo, con gli occhi bistrati, gli abiti luccicanti, i movimenti ambigui ha lasciato una lunga scia nella storia della musica, influenzando non solo il primo rock 'n'roll ma la seconda generazione del rock, i vari Elton John, David Bowie, ma anche la terza con l'evidente debito che verso il suo talento aveva Prince. Un'ammirazione mai nascosta.

    Little Richards Little Richards

     

    Anche in Italia c'è stato un tributo diretto al suo personaggio, quando Antonio Ciacci scelse come nome d'arte Little Tony (un nome che gli rimase cucito addosso anche in famiglia: ricordo una festa a casa sua sull'Appia Antica con lo zio che lo cercava: «Aho, ma andò sta Little?).

     

    Una notte, nel '59, mentre è in viaggio su un aereo durante l’ennesimo tour, sogna l’Apocalisse e vede la sua anima sprofondare tra le fiamme dell’inferno per tutti i peccati che compie in nome dell’arte e del piacere carnale.

     

     

    Un angelo durante il sonno gli suggerisce cosa deve fare. E così Little Richard, tormentato dal suo carattere sospeso fra diavolo e acqua santa, senso di colpa per la sua omosessualità e profondo senso religioso (da ragazzino avrebbe voluto farsi prete), decide di smettere con il rock and roll.

    prince by richard avedon prince by richard avedon

     

    Nel '62 il diavolo tornò alla carica e si fece convincere a fare un tour in Europa dove i suoi dischi avevano venduto benissimo (‘’Tutti frutti’’ era entrata in hit parade anche in Italia nel '59, con tre anni di ritardo). Brian Epstein, il manager dei Beatles in quel momento ancora in via di affermazione, offrì i suoi quattro ragazzi come apertura dei concerti.

     

    Nella band di Richard, in quel momento, c'era un chitarrista ritmico che si chiamava Jimi Hendrix (ma sarebbe durato poco, perché il leader non amava la sua esuberanza in scena).

     

    JIMI HENDRIX JIMI HENDRIX

    Fra i musicisti che lo accompagnavano c'era anche un organista sedicenne, Billy Preston (pare avesse una storia con il boss, ai tempi), destinato a diventare il quinto Beatles. L'anno seguente ad accompagnarlo in tour c'era un'altra formazione in ascesa, i Rolling Stones.

     

    La storia di Little Richard è una storia di abbandoni e ritorni, di lotta con se stesso e con la sua sessualità: «Sono omni-sessuale» dichiarò una volta. Confessò di amare il voyeurismo e di pagare per vedere coppie che facevano sesso. Una volta venne anche arrestato perchè sorpreso in una stazione di rifornimento a Macon in Georgia, la sua città, gli agenti lo sorpresero dentro una macchina mentre guardava una coppia eterossessuale che faceva all'amore.

    Little Richards the beatles Little Richards the beatles

     

    Ma non c'è dubbio, è giusto riconoscerlo ora che se ne è andato a 87 anni, a sessant'anni dalla sua prima sparizione, ma anche dalla sua fase fulminante creativa: oltre alla sua voce stridula e potente, al suo senso del ritmo travolgente, alla sua esuberanza e spettacolarità (quanti hanno copiato le sue evoluzioni sul pianoforte), buona parte del suo talento pagava pegno proprio a quell'anima sofferente, a quell'ambiguità, a quell'emotività repressa capace di esplodere in un grido profondo e incontrollabile: «A whop ba-baluma a whop bam bum».

     

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