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    GLI ANNI SESSANTA NON FINISCONO MAI - IL “VICTORIA AND ALBERT MUSEUM” DI LONDRA DEDICHERÀ UNA GRANDE MOSTRA-EVENTO ALLA RIVOLUZIONE DEGLI ANNI SESSANTA: I GRUPPI PSICHEDELICI, LA CONTESTAZIONE, HIPPIES E ACIDO LISERGICO, LA SAN FRANCISCO DELLA RIBELLIONE, I POETI, LE CANNE, L'AMORE LIBERO


     
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    Articolo Enrico Deaglio per “il Venerdì di Repubblica” ripubblicato da “il Foglio del lunedì”

     

    ANNI SESSANTA ANNI SESSANTA

    Chiunque fosse passato, nel freddo, nebbioso e ventoso luglio scorso all' angolo tra Haight and Ashbury Street, avrebbe potuto osservare uno strano gruppetto di persone - alcune giovani, altre attempate - intente a osservare dei quasi invisibili segni su un muro. Il signor Paul Brennan, settantenne ex «figlio dei fiori», stava spiegando che lì, proprio lì, sorgeva la buca delle lettere dei Grateful Dead, il famoso gruppo rock psichedelico che abitò per l'appunto al numero civico 710 di Ashbury.

     

    Victoria Broakes Victoria Broakes

    Stiamo parlando della Summer of Love del 1967, che vide arrivare a San Francisco circa 70 mila giovani da tutti gli Stati Uniti per «una rivoluzione» che - effettivamente - cambiò il mondo o (se siete dell' altra scuola di pensiero) irrimediabilmente distrusse i Valori dell'Occidente, dell'Autorità Costituita, della Religione. Peraltro - e Paul indica una finestra - Janis Joplin abitava proprio lassù, Jimi Hendrix comprò la sua chitarra in quel negozio lì, Jerry Garcia aveva casa in Clayton Street.

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    E lì c' era la mensa gratuita che i Grateful Dead avevano organizzato per i ragazzi affamati. E in quell'appartamento lì, la polizia arrestò un'ottantina di ragazzi, compreso il famoso ballerino russo Rudolph Nureyev, in un Lsd party. E affittare una stanza non costava niente. Non come oggi, eh. Solo questi maledetti techies si possono permettere di abitare qui. Dunque, siamo all' incrocio che cambiò il mondo. Ma perché successe proprio lì? Perché a quel tempo, spiega Paul, gli affitti erano bassissimi.

     

    Haight-Ashbury è il nome di un quartiere, una ventina di isolati in tutto, di case vittoriane a due piani, in legno, abitato da classe lavoratrice in maggioranza nera. Dice Paul: «Ricordate quanto durò la seconda guerra mondiale? Mille giorni, più o meno. Beh, dai cantieri navali della baia di San Francisco uscirono mille navi. Una al giorno. Acciaio, classe operaia, donne in tuta, negri emigrati dal sud dove era uso linciarli. Gli operai neri si sistemarono qui dopo la guerra e portarono vita, musica, poesia. C'erano decine di club di jazz allora. Era un bell' ambiente, per questo gli hippies lo scelsero».

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    La ragione per cui siamo qui a prendere freddo a Haight-Ashbury è che tra poco a Londra, il Victoria and Albert Museum dedicherà una grande mostra -evento alla rivoluzione degli anni Sessanta. Si chiama, da un verso di una canzone dei Beatles, You Say You Want a Revolution? Records and Rebels 1966-1970 e sarà un viaggio, per molti versi mai tentato prima, nei «favolosi anni Sessanta» che cambiarono il mondo.

     

    Come cominciò, che cosa ha lasciato? Il V&A Museum, paludata istituzione dell' Inghilterra imperiale, ne darà un'interpretazione molto attraente: si trattò di una congiunzione astrale che unì un' Inghilterra allora vittoriosa, ma anche molto povera a una sconosciuta e piccola città all'estremo occidente del mondo, San Francisco, di cui si sapeva solo che era strana, lontana da tutto, popolata da mattacchioni e di fronte al grande Oceano Pacifico.

     

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    Ed eccoci dunque, accompagnati dalla curatrice della mostra, l'inglesissima Victoria Broakes, già responsabile per il V&A di allestimenti di teatro e design, autrice della recente mostra su David Bowie, ora alle prese, nientemeno che con la Storia. Luoghi, protagonisti, oggetti nel momento in cui non esistono più e non sono ancora diventati museo.

     

    Quella di Victoria Broakes è sicuramente un' interpretazione audace. Il «68» ha finora avuto soprattutto eroi e interpretazioni politiche: Che Guevara, Mao Tse Tung, l'eroico popolo vietnamita, Alexander Dubceck, Robert Kennedy. La rivisitazione fatta dal Victoria and Albert sarà invece molto diversa. Ci sarà molto, moltissmo acido lisergico alla base di tutto; ma soprattutto musica, suoni, la paura della bomba atomica, gli echi della guerra passata e di un Vietnam presente. E si scoprirà che, se non proprio tutte, certo buona parte delle idee che hanno «cambiato il mondo» nacquero nell'ultimo avamposto del famoso Occidente.

     

    IL SESSO NEGLI ANNI SESSANTA IL SESSO NEGLI ANNI SESSANTA

    Victoria Broakes ci ha portati in tour nei luoghi storici-sconosciuti di San Francisco. Nella piazza del campus di Berkeley. Oggi quieto e progressista ambiente studentesco, nel 1964 era affollato di studenti bianchi che non sapevano neanche loro che cos'erano. Lì, uno studente figlio di immigrati siciliani, Mario Savio, chiese la parola per parlare contro la guerra in Vietnam, contro un' educazione fatta di falsità, contro lo scandalo del razzismo negli stati del sud.

     

    Il rettore chiamò la polizia, il ragazzo salì su un'auto della polizia, non senza essersi tolto prima le scarpe, per non essere accusato di danneggiamenti, e gridò in un megafono che gli studenti non dovevano essere considerati ingranaggi di un sistema in cui non si riconoscevano. Li arrestarono tutti, ma nacque il freespeech movement, ovvero la democrazia, una diversa idea dell'essere «uno studente», o se volete l' antenato di Facebook.

    jagger alla fine dei sessanta jagger alla fine dei sessanta

     

    Intanto in città erano arrivati i beat Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Lawrence Ferlinghetti e gli altri, intorno a una piccola libreria che pubblicava poesie scandalose. Li arrestarono, certo. Ma San Francisco era contagiosa, tutti quelli che volevano opporsi - che so, alla guerra, alla leva, all' ipocrisia - arrivavano lì.

     

    Allen Ginsberg venne arrestato per avere letto i suoi versi scandalosi in pubblico, ma era una repressione romantica. Ancora adesso, su un muro dietro alla famosa libreria City Lights, c'è una grande scritta in cima a un muro bianco, humour dei tempi: «Sei in difficoltà? Chiedi l'appoggio dell' aviazione». E dentro la libreria, il ritaglio di un giornale di quei tempi: «Dalle 17 alle 20 il servizio di polizia è sospeso, perché il personale partecipa al gran ballo delle puttane».

     

    POOH ANNI SESSANTA POOH ANNI SESSANTA

    Quando gli hippies arrivarono, avevano idea di un posto in cui non sarebbero stati respinti. E si trovarono bene, e infatti in molti ci restarono, formando comuni agricole, coltivando marijuana (tuttora, terzo cespite agricolo della California). Praticarono davvero la rivoluzione.

     

    Scoprirono che si può vivere in comune, che il sesso non è un tabù né un ordine, che moralità e spiritualità esistono nella natura e non solo nel capitalismo, nelle uniformi dell'esercito e nei sermoni dei preti. Acido lisergico, marijuana e una nuova musica partirono da lì. I Beatles scrissero Lucy in the Sky with Diamonds mica pensando a Liverpool.

    piacere e psichedelia negli anni sessanta piacere e psichedelia negli anni sessanta

     

    Eroi del tempo, che saranno ricordati nella mostra. Uno si chiamava Bill Graham, era arrivato a San Francisco, unico superstite di una famiglia di ebrei russi che era finita tutta ad Auschwitz. Era un tipo scontroso, una faccia da duro e un cappello di feltro grigio. Fu lui a credere nella nuova musica che nasceva a San Francisco e a fare fronte coi musicisti neri che non avevano mercato.

     

    cover rivista erotica anni sessanta cover rivista erotica anni sessanta

    Fu lui a inventare i grandi concerti come oggi li intendiamo. A lanciare i musicisti, a metterli sotto contratto, a fornire cessi e pronto soccorso nei teatri, a trovare gli sponsor, a sposare le giuste cause. Il Jewish Museum di San Francisco gli ha appena dedicato una mostra con straordinarie foto e memorabilia dei suoi successi. E un epitaffio: fu per la musica «un misto di Santa Teresa di Calcutta e Al Capone». I Rolling Stones non avrebbero fatto il loro tour senza Bill Graham, ma neanche Nelson Mandela - in quel lontano Paese - non sarebbe uscito di prigione se milioni di americani non lo avessero voluto «free, just now» in storici concerti.

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    il promoter americano bill graham il promoter americano bill graham

    Ah, che tempi! Canne, amore libero, vita in comune, sostanze che ti avvicinavano a Dio. Joe McHugh, il maggior artista psichedelico dell' epoca, disegnò lo storico poster del Coniglio Bianco di Alice in Wonderland, in un' epoca in cui i Jefferson Airplane cantavano di catturare conigli nelle loro tane. Siamo andati a cena insieme, ma candidamente ci ha detto che non ricordava più nulla dell' epoca.

    frank sinatra negli anni sessanta frank sinatra negli anni sessanta

     

    C' era allora una media azienda di brache da lavoro per minatori, la Levis Strauss. I ragazzi scoprirono che con quei pantaloni, una giacchetta, non c' era bisogno d' altro. Marlon Brando fece il resto, salendo in moto con una giacca di pelle nera. Levi' s, oggi gigante dell' abbigliamento, continua a pensare che quella stagione sia il suo modello. Era la libertà, insomma. La zip invece dei bottoni, il 501, più snello, e poi quell' arabesco ricamato sulla tasca posteriore.

     

    nei sessanta ci fu una liberazione sessuale nei sessanta ci fu una liberazione sessuale

    All' epoca quell' indumento era considerato «satanico», oggi metà dell' umanità veste così. Levi' s è uno degli sponsor della mostra londinese. Jonathan Cheung, designer di una bestia che fattura 4 miliardi di dollari, sa bene che il suo nome è associato alla libertà e che quella libertà è associata a un certo criterio di uguaglianza. In sostanza: i jeans devono restare una cosa proletaria. (Come peraltro aveva capito Nino D' Angelo: un jeans e una maglietta).

     

    negli anni sessanta si faceva tanto sesso occasionale negli anni sessanta si faceva tanto sesso occasionale

    Di tutte le suggestioni, e sono tante, che San Francisco può ancora offrire, una è particolarmente romantica, specie in epoca di crisi della stampa. Un piccolo giornale, all' epoca, che si chiamava Whole Earth Catalogue. L' idea era venuta a un biologo dell' università di Stanford, Stewart Brand. Brand condusse una campagna perché la Nasa pubblicasse le foto della Terra scattate dai satelliti. Ottenne il suo risultato, e finalmente vedemmo la famosa foto della Terra vista dalla Luna.

     

    Un piccolo pianeta, circondato da uno spazio nero, non particolarmente amichevole. Era di lì che bisognava partire, pensò Stewart: una casetta, da proteggere, da amare.

    omosessualita illegale negli anni sessanta omosessualita illegale negli anni sessanta

    Stewart Brand decise di fare un manuale di cose utili all' umanità: come riciclare oggetti, come costruire tende, come imparare a convivere con la natura come fanno gli indiani Navajo, come ottenere i migliori risultati di conoscenza attraverso l' assunzione di funghi e sostanze psichedeliche, come collegare quattro fili e dei transistor per fabbricare nuovi oggetti utili per ascoltare musica.

     

    New York negli anni Sessanta New York negli anni Sessanta

    FERLINGHETTI FERLINGHETTI

    Era una rivista di grande formato, piena di consigli pratici e di visione utopiche. Steve Jobs, quando ormai era diventato ricco e famoso, disse che i suoi nuovi oggetti erano nati leggendo quel giornale, e da un po' di acido lisergico. Era un mondo strano, San Francisco all' epoca. Musica, acidi, poesia, motociclisti omosessuali in pelle nera. Lesbiche ancora più rombanti. Gli immigrati dal Messico circolavano con grosse decapottabili a passo d' uomo, con la musica a martello. Joan Baez, che aveva riscoperto il folk. Joan Baez ebbe un amore sia con Bob Dylan che con Steve Jobs. Beati loro. Esiste ancora quel mondo? Oh, certo. È tutto quello di cui godiamo oggi. La musica, la nostra civiltà. Certo, direte voi, ma poi c' è la jihad, l'Is, Donald Trump e tutti quegli hippies che si godono delle pensioni d' oro. E vabbè.

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