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    “L’INFLUENZA AUSTRALIANA POTREBBE FARE VENTIMILA MORTI” – IL VIROLOGO FABRIZIO PREGLIASCO LANCIA L’ALLARME A “UN GIORNO DA PECORA”: “IL PICCO DEI CONTAGI DOPO LE FESTE. SE SIETE INFLUENZATI NON ANDATE AL CENONE DI NATALE” – COME CAPIRE LA DIFFERENZA CON IL COVID? I SINTOMI SONO GLI STESSI, MA CON IL CORONAVIRUS È PIÙ FREQUENTE AVERE PROBLEMI GASTROINTESTINALI (MA SEMPRE MEGLIO FARSI UN TAMPONE) – LA CURA? ANTINFIAMMATORI A PROFUSIONE


     
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    1 – INFLUENZA, PREGLIASCO: 20MILA MORTI CON AUSTRALIANA, PICCO SUBITO DOPO LE FESTE; CENONE DI NATALE? MAX IN 10, SE SI E' RAFFREDDATI MEGLIO NON ANDARCI

    Da “Un giorno da pecora – Rai Radio 1”

     

     

    FABRIZIO pregliasco a un giorno da pecora 4 FABRIZIO pregliasco a un giorno da pecora 4

    Le possibili vittime dell'influenza australiana? “Ventimila morti per è numero che ci può stare, sta salendo il numero dei contagi, anche se il picco per questa influenza ci dovrebbe essere subito dopo le feste”. Così a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, il virologo e docente all'Università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, oggi ospite della trasmissione condotta da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro.

     

    Cosa fare allora se si è influenzati prima del cenone di natale? “Se si è raffreddati, influenzati, o si ha un pochino di febbre è meglio stare a casa propria e non andare”. Bisognerebbe anche limitare il numero degli invitati? “Forse - ha concluso Pregliasco a Rai Radio1 - lo limiterei ad una decina di persone”.

     

    FABRIZIO pregliasco a un giorno da pecora 2 FABRIZIO pregliasco a un giorno da pecora 2

     

    “Siamo in una fase di convivenza col virus ma in treno ed in aereo, ad esempio, ci vuole la mascherina. I dati ci dicono che stiamo arrivando al picco del Covid”. Così a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, il virologo e docente all'Università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, oggi ospite della trasmissione condotta da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro.

     

    Anche oggi, ha sottolineato il medico, “il contagio principale avviene sempre per goccioline, mentre si sta parlando”. Ormai le mascherine sui mezzi di trasporto non si utilizzano quasi più. Lei, visto l'aumento dei casi, le reintrodurrebbe in modo obbligatorio? “Le mascherine sui mezzi pubblici direi solo se la situazione dovesse davvero peggiorare. Ma le sdoganerei ormai, non solo per il Covid ma a prescindere. Da questo punto di visa dovremmo imitare i giapponesi”.

     

    2 - L’INFLUENZA ORA FA PAURA, UN MILIONE DI INFETTI IN UNA SETTIMANA: ECCO PERCHÉ È DIVERSA DAL COVID, COME DISTINGUERE I SINTOMI, QUANTO DURA E COME CURARLA

    Giampiero Maggio per www.lastampa.it

     

     

    FABRIZIO pregliasco a un giorno da pecora 5 FABRIZIO pregliasco a un giorno da pecora 5

    Impennata dei casi di influenza (la cosiddetta H3N1, l’Australiana), che quest’anno si presenta più contagiosa rispetto al passato, con i pronto soccorso che si sono nuovamente riempiti. Dall’altro lato sembra che il Covid faccia meno paura. Il raffronto sui numeri relativi alle due patologie è impietoso: in una settimana (l’ultima), almeno 1 milione di italiani hanno contratto l’influenza, mentre solo 200 mila italiani si sono ammalati di Sars Cov2.

     

    Cambia dunque la proporzione sul numero dei contagi e cambia anche la proporzione sulla gravità delle due patologie. Non solo: la differenza sostanziale tra le due malattie è che la capacità di contagiare. Se un influenzato è in grado di contagiare 1 o 2 persone al massimo, un malato di Covid ne contagia circa 20. Ma è ai sintomi che si guarda con maggiore interesse.

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    Come facciamo a distinguere –tampone a parte – se abbiamo contratto l’influenza o il Covid?

    «Sostanzialmente possiamo dire che i sintomi sono più o meno gli stessi tra le due patologie – spiega il Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa complessa (Uoc) di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma –, soprattutto perché entrambe, l’influenza e il Covid, oggi colpiscono le parti alte delle vie aeree».

     

    Alcune differenze, però, è possibile individuarle grazie ai risultati di uno studio multicentrico al quale ha partecipato l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù pubblicato sulla rivista Allergy. Sono stati consultati quasi cento medici, in diverse parti del mondo, che hanno risposto alla domanda sui sintomi più frequenti di tre patologie: Covid-19, rinite allergica, comune raffreddore.

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    L’ospedale Bambino Gesù ci spiega, ad esempio, che al Covid19 si associano sintomi quali tosse, mal di gola intenso, febbre alta, malessere generale e, più di rado, difficoltà respiratoria.

    «Inoltre il SARS-CoV-2 è spesso responsabile di un insieme di manifestazioni che coinvolgono diversi apparati, con sintomi gastrointestinali (vomito e diarrea), sintomi neurologici (cefalea), sintomi osteo articolari (dolori) e altri sintomi come perdita del gusto e/o dell’olfatto».

     

    Perdita di gusto e olfatto sono tendenzialmente i sintomi più frequenti, seppure in modo meno importante rispetto al passato (quando, ad esempio, dominava la variante Alpha).

    L’influenza, invece, ha già trascinato nel letto nell’ultima settimana 1 milione di italiani. Intorno a Natale è previsto il picco.

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    I sintomi?

    «Più o meno quelli del Covid – spiega il professor Cauda –: febbre anche molto alta, naso chiuso, tosse secca e male alla gola».

     

    La durata del Covid: circa 5 o 6 giorni.

    «Ma teniamo presente – spiega ancora Cauda – la variabile asintomatici. E non sono pochi».

     

    Durata dell’influenza Australiana

    «Anche in questo caso parliamo di 5 massimo 6 giorni. Forse un pochino più lunga come guarigione e a rischio ricaduta».

     

    Come curare le due patologie. Sì agli antivirali e all’uso di anticorpi monoclonali per il Covid (laddove necessario), no per l’influenza. «L’influenza si cura da sola – chiosa Cauda –. Al massimo vanno bene le classiche tachipirina o Brufen».

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    Ma perché quest’anno l’influenza fa più paura ed è più grave? Ce lo spiega il direttore del Reparto di Malattie infettive dell’Amedeo di Savoia di Torino Giovanni Di Perri: «Per due anni ci siamo isolati, non esponendoci ai vari adenovirus che, in qualche modo garantivano quella che noi medici chiamiamo immunità correlante. Ecco perché oggi siamo alle prese con una influenza molto più forte rispetto al passato».

     

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    A questo bisogna aggiungere il caos pronto soccorsi: «Per 20 anni la sanità è stata massacrata e a questo aspetto bisogna aggiungere un altro elemento: medici e infermieri fuggono dall’Italia ed emigrano in altri Paesi».

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