Anna Lombardi per La repubblica
tedros adhanom ghebreyesus
«Serve una nuova missione in Cina, per proseguire le ricerche sull'origine del coronavirus, anche nei laboratori». Lo ha affermato ieri Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell'Organizzazione mondiale della Sanità.
Una proposta arrivata dopo le affermazioni da lui fatte giovedì, durante la conferenza stampa dove, ribadendo la gravità delle nuove varianti, aveva rivolto un appello al Dragone: «All'inizio della pandemia non tutti i dati sono stati condivisi. Chiediamo alla Cina di essere più aperta, trasparente, collaborativa. Dobbiamo la verità a milioni di morti». Per poi riaffermare quanto già detto in passato: «C'è stata una spinta prematura a escludere la teoria del virus fuggito dal laboratorio di Wuhan».
Il mercato del pesce
Sì, da tempo Ghebreyesus mette in dubbio il rapporto diffuso a marzo dalla stessa Organizzazione da lui diretta, dove la fuga del virus dal centro ricerche di Wuhan veniva liquidata come "improbabile": «Nei laboratori gli incidenti accadono, sono immunologo, lo so».
Altri studiosi, d'altronde, credono che la delegazione di 17 esperti dell'Oms inviata in Cina a fine gennaio, non abbia potuto approfondire le ricerche, ottenendo accesso solo a dati già raccolti e compilati dai colleghi cinesi ma non a quelli grezzi, come, ad esempio, i campioni di sangue dei primi pazienti.
Il laboratorio di Wuhan
Non solo. Ad aggravare i sospetti, arrivano ora pure i risultati di un'indagine del Washington Post, che ha individuato importanti errori nel report: ad esempio, la sequenza del genoma del presunto paziente zero, un 41enne conosciuto come Patient SO1 confusa con quella di un altro malato di 61 anni.
«Effettivamente ci sono involontari errori di edizione», ammette in una mail al quotidiano il portavoce dell'Oms, Tarik Jasarevic: «Tre delle 13 sequenze sono sbagliate». Il rapporto di 313 pagine, promette, sarà dunque revisionato e corretto. Ma le domande restano, anzi, aumentano. «Chi è il responsabile degli strafalcioni, la Cina, l'Oms?» chiede Lawrence Gostin, professore di Salute Globale all'università di Georgetown: «È importante saperlo, visto che riguardano proprio il primo malato ufficiale».
Laboratorio di Wuhan
Pechino respinge le accuse: «Politicizzare ostacola la ricerca» tuona il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian: «Agli esperti è stato dato accesso adeguato, hanno visto i dati originali ma le informazioni sono coperte da privacy, non possono essere copiate o uscire dal paese». Una nuova indagine, insomma, sembra fuori discussione.
Ricercatori a Wuhan Shi Zhengli, scienziata di Wuhan Laboratorio di Wuhan 2 Laboratorio di Wuhan