1. MPS, LA LISTA DEI 100 DEBITORI - DAL GRUPPO CHE FU DI DE BENEDETTI ALLA REGIONE SICILIA, DAL COMUNE DI NAPOLI ALL'ATAC DI ROMA: ECCO LA LISTA DEI DEBITORI
Luca Romano per www.ilgiornale.it
Ci sono enti locali, fondi immobiliari, grandi società e i big dell’industria italiana.
de benedetti
La lista dei primi cento debitori di Mps annovera al primo posto la Sorgenia Power Spa, la società elettrice che fu della famiglia De Benedetti fino al riassetto del gravoso debito che l'ha trasferita sotto il controllo delle banche. Al 30 settembre 2017 ha un'esposizione lorda di oltre 300 milioni di euro. Ma nel gennaio dello stesso anno, secondo le rilevazioni del Sole24Ore, il debito era di 600milioni di euro.
Ma non c'è solo Sorgenia tra i debitori. Infatti, in cima alla classifica figurano altre due società riconducibili al gruppo di Carlo De Benedetti, con oltre 408 milioni di debiti incagliati: si tratta di Tirreno power e Sorgenia spa.
i grandi debitori mps
Tra i clienti che hanno preso soldi dal Monte dei Paschi di Siena e non li hanno restituiti ci sono poi Riscossione Sicilia con oltre 200milioni di euro, e il gruppo di armatori Bottiglieri che, attraverso due società, deve a Mps 375 milioni. Poi c'è un debito di 151,6 milioni relativo a Interporto campano, colosso delle infrastrutture, ci sono 24 milioni di debiti degli imprenditori della pasta Rummo; c'è il Grand Hotel di via Veneto a Roma, con 24,9 milioni; c'è Bagnoli Futura, di cui il Comune di Napoli è azionista di maggioranza; c'è Atac, la municipalizzata dei trasporti romana sull' orlo del fallimento con 49,5 milioni di debiti.
Ci sono poi la Tirrenia Navigazioni, con 59 milioni di debiti, Alitalia spa con 36 milioni, la famiglia Merloni con 69 milioni di euro e la Sansedoni Siena Spa il cui soggetto di riferimento è la Fondazione Mps con 103milioni di euro. C'è anche il gruppo di Zamparini, presidente del Palermo calcio, con 60 milioni di debiti.
i grandi debitori mps
ECCO QUANTO CI È COSTATO IL CRAC MPS - LO STATO È GIÀ STATO COSTRETTO A SBORSARE 8,6 MILIARDI DI EURO E ALTRI TRE MILIARDI RISCHIANO DI ANDARE IN FUMO TRA NUOVE AZIONI E RIMBORSI
Valerio Maccari per ‘Il Tempo’
I grandi debitori non pagano, gettando le banche sull' orlo del fallimento? Poco male: tanto ci sono sempre i contribuenti. Già, perché il caos del mondo bancario italiano, alla fine, l' ha pagato la finanza pubblica. E nemmeno poco: il conto finale è di circa 26 miliardi, come si legge nella nota di aggiornamento del Def.
i grandi debitori mps
Una marea di soldi, sottratta ai nostri già precari conti pubblici per tenere in piedi il disastro seriale di Monte dei Paschi di Siena e delle de banche venete Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Dei 26 miliardi totali, 10,1 miliardi sono ascrivibili alla voce «capitale» e altri 15,6 miliardi alla voce «garanzie»: e a fare la parte del leone - prevedibilmente - è stata proprio MPS, l' istituto bancario più antico del mondo e prima grande malata del nostro sistema bancario. All' istituto di Rocca Salimbeni, fino adora, sono andati ben 5,4 miliardi di euro del denaro pubblico proveniente dalla casse pubbliche per il solo rafforzamento patrimoniale.
Per capirci, un miliardo e passa più del valore del gettito della vecchia IMU prima casa.
Una ricapitalizzazione autorizzata dalla UE in cambio di un piano di ristrutturazione che prevede un riorientamento dell' istituto verso le piccole e medie imprese e, soprattutto ripulire il suo bilancio da oltre 26 miliardi di euro di crediti deteriorati - insomma, di denaro che la Banca non riesce a farsi restituire, come ha precisato tra le condizioni per garantire la redditività della Banca la commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager questa estate.
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L' operazione di ricapitalizzazione precauzionale che ci è stata permessa dall' Europa, però, è stata possibile dopo che azionisti e obbligazionisti non privilegiati hanno accettato perdite, in modo da limitare l' uso del denaro pubblico. Da questi si è riuscito a racimolare altri 4,3 miliardi di euro. Denaro, questo, che non può essere considerato a carico dei cittadini ma che è stato comunque sborsato da investitori e, in parte, risparmiatori.
Ma non ci si preoccupi: al maxi -conto per salvare la già troppe volte decotta MPS, ex centro di potere del territorio e banca del PD, vanno aggiunti anche i 3,2 miliardi impegnati dallo Stato come garanzie sulle cartolarizzazioni sulle casse pubbliche, che portano l' esborso totale da parte delle finanze di Stato ad 8,6 miliardi per salvare un solo istituto. Per avere un termine di paragone, nel caso delle banche venete, il Tesoro ha sborsato quasi 4,8 miliardi per i rafforzamenti patrimoniali: di questi, 3,5 miliardi corrispondono «al fabbisogno di capitale» di Intesa che ha comprato le banche a 1 euro con un' operazione fortemente voluta e sostenuta dal Governo Gentiloni, mentre 1,3 miliardi sono serviti per la ristrutturazione aziendale.
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Poi certo, ci sono stati altri 12,3 miliardi pagati a titolo di garanzie sui finanziamenti in sofferenza, cifra che porta il dossier venete a 17 miliardi e passa, e che serve a garantire Intesa che si è accollata gli istituti. Ma anche il conto di MPS - già salatissimo, siamo ben ol tre il mezzo punto di Pil - potrebbe salire ancora nel prossimo futuro. Infatti, in cambio del salvataggio, lo Stato è diventato azionista di maggioranza con il 52,2 per cento delle quote, con la possibilità di salire fino al 70% del totale. Bene?
Insomma. Se lo Stato dovesse decidere di aumentare la sua quota - e potrebbe farlo in caso di ulteriori difficoltà - la scalata non sarebbe niente affatto economica. Al prezzo attuale, acquisire un ulteriore 18% dell' istituto senese costerebbe circa 1,5 miliardi di euro.
GIUSEPPE MUSSARI FABRIZIO VIOLA
Ed altri 1,5 miliardi di euro potrebbero dover essere dati - e sarebbe anche giusto - a titolo di rimborso proprio ad azionisti e obbligazionisti non privilegiati, visto che la stessa Commissione Europea ha posto come condizione che «i detentori di obbligazioni subordinate al dettaglio che sono state vendute in modo scorretto potranno richiedere un risarcimento alla banca». E anche i quattrini necessari per salvare Bpvi e Veneto banca potrebbero salire ancora.
Il governo, per ora, ha concesso una garanzia di 5,3 miliardi sul finanziamento erogato da intesa, assegno che potrebbe salire a 6,3 miliardi in caso di problemi. Insomma, l' unica certezza è che i buchi causati dalle amministrazioni delle banche in questione - inefficienti a voler essere buoni, scorrette e disoneste a non volerlo essere - e dai grandi debitori per sostenere i loro imperi imprenditoriali fasulli li ha tappati la collettività con il denaro dei contribuenti. Denaro che servirebbe ad ospedali e scuole, non a ricucire gli strappi di un sistema dissennato in cui i poveri pagano e i big sono.
VINCENZO LA VIA PIER CARLO PADOAN