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    TIK, TOK, TAC: IN AMERICA IL SOCIAL CINESE HA I GIORNI CONTATI - SECONDO IL "WALL STREET JOURNAL" IL PRESIDENTE JOE BIDEN STAREBBE SPINGENDO PER UNA VENDITA FORZATA DELLE ATTIVITÀ STATUNITENSI DI TIKTOK. L'APPLICAZIONE È CONSIDERATA UN POTENZIALE CAVALLO DI TROIA DEL REGIME DI PECHINO, CHE POTREBBE USARLO PER SPIARE I CITTADINI AMERICANI. ALLORA AVEVA RAGIONE TRUMP, QUANDO VOLEVA BLOCCARE IL SOCIAL...


     
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    Dal “Corriere della Sera”

     

    «Le preoccupazioni per la sicurezza di TikTok rilanciano le pressioni statunitensi per una vendita». Con un articolo in prima pagina intitolato così, il Wall Street Journal ieri ha risollevato la questione della vendita del social media creato a settembre 2016 dal gruppo cinese ByteDance, che dopo aver conquistato milioni di fan nel mondo è diventato una fonte di tensione geopolitica tra Cina e Stati Uniti.

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    Washington teme infatti che la app sia usata per spiare i cittadini. Dopo il tentativo andato a vuoto due anni fa quando alla Casa Bianca sedeva Donald Trump, che attraverso un ordine esecutivo aveva proibito ogni transazione con la casa madre ByteDance per obbligare di fatto a una cessione di TikTok (su cui poi ByteDance ha promosso un'azione legale), anche l'amministrazione di Joe Biden starebbe spingendo per una vendita forzata delle attività negli Stati Uniti, come sarebbe emerso dalle discussioni del gruppo governativo Committee on Foreign Investment.

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    Secondo il Wsj, i rappresentanti del Pentagono e del Dipartimento di Giustizia che fanno parte del gruppo sono tra coloro che sostengono la vendita e citano il rischio che Pechino acceda ai dati di TikTok o influenzi i video che gli americani visualizzano. Il social media cinese è utilizzato da oltre 100 milioni di americani. Il 23 dicembre, dopo un'indagine interna, ByteDance ha licenziato quattro dipendenti che hanno ottenuto in modo inappropriato i dati degli utenti statunitensi di TikTok, compresi quelli di due giornalisti.

     

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    Gli accertamenti hanno permesso di scoprire che i lavoratori (due in Cina e due negli Stati Uniti) erano impegnati a individuare documenti aziendali trapelati e avevano messo sotto controllo gli indirizzi IP dei giornalisti e quelli delle persone con cui si erano collegati tramite TikTok. Il caso ha suscitato nuovi sospetti che l'azienda sia costretta dal governo di Pechino a consegnare i dati personali degli utenti statunitensi.

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