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    IL “WHATEVER IT TAKES” DI BIDEN SULL’UCRAINA - I 33 MILIARDI CHIESTI DAL PRESIDENTE AMERICANO AL CONGRESSO SONO IL SEGNALE DELLA SVOLTA: GLI USA NON ENTRANO “BOOTS ON THE GROUND”, MA SONO DISPOSTI A TUTTO PUR DI ARRIVARE ALL’OBIETTIVO. CHE, COME HA DETTO IL CAPO DEL PENTAGONO, È “INDEBOLIRE LA RUSSIA” - 20,4 MILIARDI SERVIRANNO PER L’ASSISTENZA MILITARE, 8,5 PER L’ECONOMIA E 3,5 FRA CIBO E SOSTEGNO UMANITARIO. SOMMATI AI 14 MILIARDI GIÀ APPROVATI, GLI USA HANNO STANZIATO 47 MILIARDI PER KIEV (PIÙ DI UN TERZO DELLE SPESE MILITARI RUSSE DELLO SCORSO ANNO…)


     
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    Alberto Simoni per “La Stampa”

     

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    Trentatré miliardi di dollari. Il presidente americano Joe Biden traduce in una cifra cosa significa la frase «la guerra durerà mesi, forse di più», diffusa da alcune fonti della sua Amministrazione.

     

    Gli Stati Uniti si preparano a una lunga assistenza all'Ucraina e a un impegno militare senza uomini sul terreno - su questo Biden non ha mai esitato - ma con uno schieramento di mezzi e fondi impensabile fino a poche settimane fa.

     

    lloyd austin volodymyr zelensky antony blinken lloyd austin volodymyr zelensky antony blinken

    «Finché continuano gli assalti e le atrocità, continueremo a mandare armi», dice il presidente. Servono 33 miliardi - distribuiti essenzialmente in 20,4 per l'assistenza militare, 8,5 per aiutare l'economia distrutta dell'Ucraina e 3,5 fra cibo e sostegno umanitario - che il presidente democratico chiede al Congresso (ma ieri sera Nancy Pelosi ha detto che c'è consenso bipartisan). Sommati ai quasi 14 miliardi già approvati in marzo da Capitol Hill si tocca quota 47 miliardi a disposizione per Kiev, più di un terzo delle spese militari russe dello scorso anno.

     

    VLADIMIR PUTIN JOE BIDEN - ILLUSTRAZIONE TPI VLADIMIR PUTIN JOE BIDEN - ILLUSTRAZIONE TPI

    Parlando dalla Roosevelt Room della Casa Bianca, Biden ha messo gli Stati Uniti su un sentiero di totale contrapposizione alla Russia, evitando accuratamente qualsiasi apertura al dialogo e rafforzando anzi quella che è stata la posizione assunta dal Pentagono a inizio settimana quando il capo della Difesa, Lloyd Austin aveva parlato di «indebolimento» della Russia come obiettivo finale e di «vittoria che il popolo ucraino può conseguire» se supportata dagli alleati.

     

    Ha quindi liquidato come «irresponsabile» il riferimento dei russi alle minacce nucleari, nonché l'accusa che quella in Ucraina è diventata una guerra per procura fra Mosca e la Nato: «Non è vero».

    joe biden joe biden

     

    Sono accuse - ha detto il presidente - che mostrano «la disperazione che la Russia sta provando per aver fallito» nel raggiungere gli obiettivi. In tal senso fonti del Pentagono hanno detto che il morale dei soldati russi è sempre più basso.

    Il capo della Casa Bianca ha sottolineato che «il costo di questa battaglia non è basso» ma che «cedere all'aggressione sarebbe più dispendioso».

     

    Non ci sono insomma alternative secondo il leader Usa: «O sosteniamo il popolo ucraino mentre difende il suo Paese o restiamo a guardare mentre i russi continuano le loro atrocità e l'aggressione».

    volodymyr zelensky. volodymyr zelensky.

     

    Un segnale su dove Biden è posizionato arriva dalla sua agenda: la prossima settimana il presidente andrà in Alabama a visitare la fabbrica che produce i missili Javelin, determinanti nella prima fase del conflitto e le cui consegne - insieme agli Stinger - continuano ad arrivare a Kiev.

     

    Gli americani ufficialmente stanno addestrando fuori dal territorio ucraino all'utilizzo di radar alcuni militari di Kiev. Mentre a Zaporizhzhia sono i veterani Usa, volontari fra i battaglioni ucraini, a spiegare come utilizzare i Javelin.

     

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    In questa accelerazione Washington conta di avere gli alleati al seguito. Anzitutto, gli americani sono pronti ad aiutare Bulgaria e Polonia (oltre a tutta Europa) a rispondere allo stop delle forniture annunciato da Putin. Sono state autorizzate vendite di gas liquido ai Paesi europei bypassando la normale catena burocratica prevista per le vendite a Paesi terzi. Ma soprattutto il presidente confida che il maxi investimento militare e non solo sia pareggiato - in termini di volontà politica non certo di uguaglianza dei fondi - dal G7.

     

    «Abbiamo ogni aspettativa - ha spiegato un alto funzionario dell'Amministrazione - che i nostri partner, in particolare quelli del G7, così come altri Paesi, continueranno a provvedere a paragonabili livelli di assistenza in futuro in modo che ognuno di noi possa fare la propria parte». E' una chiamata «alle armi» diretta.

     

    lukashivka, in ucraina lukashivka, in ucraina

    Anche perché gli analisti Usa sono convinti che, benché non vi siano soldati americani sul terreno, proprio le armi consegnate a Kiev sono state determinanti, unite alla capacità e al coraggio messo in campo dagli ucraini, ad archiviare con successo la prima fase del conflitto.

     

    Ora se ne apre una seconda che nei corridoi di Washington viene percepita però come ancora più difficile. Serve quindi ogni strumento e l'America continuerà a muoversi su tre direzioni: le armi a Kiev; il rafforzamento del fianco orientale della Nato e le sanzioni. Su quest' ultimo aspetto Biden ieri ha anche annunciato una nuova legge per consentire di sequestrare più rapidamente gli asset degli oligarchi russi, espandere il numero di beni da confiscare e quindi destinare ulteriori risorse all'Ucraina. Una delle idee allo studio è quella di estendere da cinque a dieci anni il termine delle indagini sul riciclaggio di denaro. Intanto la Camera ha giocato d'anticipo approvando una legge che chiede a Biden di vendere le proprietà degli oligarchi sanzionati e di girare i proventi agli ucraini.

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