Estratto dell’articolo di Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
IGNAZIO LA RUSSA AD ATREJU
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, appoggerà la richiesta che il padre di Ilaria Salis ha formulato nel colloquio con lui ieri a Milano. Vale a dire che a sua figlia, arrestata dopo un’aggressione a due neonazisti che le costa un’accusa di tentato omicidio da 24 anni di carcere della quale si proclama innocente, venga concesso di poter eleggere domicilio «presso l’ambasciata italiana». Così da non ricevere un quarto «no» per pericolo di fuga alla richiesta di arresti domiciliari.
«Mi è sembrata una richiesta legittima. In passato è già stato fatto per i due marò. Senza entrare nel merito del processo, ho detto a Roberto Salis che, da padre, lo capisco. Non dipende da me, ma gli ho promesso che mi adopererò con il ministro competente e con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affinché la valutino», conferma al Corriere La Russa, che ieri per evitare i cronisti ha tenuto il colloquio nel suo studio a Milano.
ILARIA SALIS
Un riserbo sollecitato anche dal padre dell’attivista milanese portata in tribunale con guinzaglio e catene anche ai piedi: «È il momento di lasciar lavorare serenamente le persone delle istituzioni che stanno dando un valido contributo. Ora conta veramente solo tutelare gli interessi, in termini di dignità e diritti civili, di Ilaria» ha detto a Cinque minuti di Bruno Vespa sulla Rai Roberto Salis, lanciando un appello a media e politici a «smorzare i toni».
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ROBERTO SALIS - PADRE DI ILARIA SALIS
«Non c’entra nulla antifascista o fascista. È una cittadina italiana. È giusto difendere il diritto al rispetto e alla dignità», concorda La Russa. Giorni fa aveva detto di aver visto detenuti al guinzaglio anche in Italia sollevando interrogativi. La legge del ’93 prevede di tenere legati i detenuti nel trasferimento, «ma in tribunale non devono essere esibiti con le catene ai piedi. Arrivano liberi, per questo abbiamo le gabbie», spiega da penalista dopo l’incontro con Salis che definisce «cordiale, empatico, con un uomo del fare, orgoglioso. Non so quanto condivida le idee della figlia, ma ha fiducia in lei e fa di tutto per farla tornare. Ma lei non può far richiesta se prima non ottiene i domiciliari in Ungheria».
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