Lorenzo Salvia e Marco Galluzzo per il “Corriere della sera”
conte ilva
La trattativa fra Giuseppe Conte e i Mittal non si era mai interrotta. Negli ultimi giorni diversi contatti telefonici hanno comunque tenuto in piedi un filo di negoziato che poi ha portato all' annuncio del nuovo incontro tra il premier e l' azienda, previsto per venerdì prossimo.
Del resto Mittal produce in tutto il mondo oltre 90 milioni di tonnellate di acciaio. Di fronte alle cause giudiziarie che si stanno moltiplicando, di fronte gli «sconti» che sarebbe pronto a concedere il governo con un ingresso finanziario in una nuova società, cambiare decisione, per uno o due milioni di tonnellate di acciaio, potrebbe anche essere realistico. Di sicuro si è creata anche una frattura fra i Mittal e la stessa ad del gruppo in Italia, Lucia Morselli, che secondo gli indiani non avrebbe gestito nel migliore dei modi le comunicazioni con governo, sindacati ed enti locali e questo è certamente un segnale non indifferente.
giuseppe conte contratto ilva
Già nel pomeriggio da Palazzo Chigi confermavano che il nuovo incontro fra Conte e la proprietà poteva essere questa settimana. Forse Conte avrebbe preferito attendere la decisione del Tribunale di Milano, che potrebbe dichiarare infondata la richiesta di recesso aziendale avanzata da Arcelor. Ma ieri sera c' è stata un' accelerazione.
Il governo punta in ogni caso, anche se gli indiani restassero, a una riconversione ambientale che preveda un inizio di decarbonizzazione. Oggi Mittal ha impianti che producono acciaio senza usare il carbone, dunque ha le competenze per farlo, o per garantire un percorso diverso, ma tutto questo a patto che davvero un negoziato venga avviato in modo formale e porti a dei risultati concreti.
lucia morselli 2
Se Conte sin dal primo giorno ha in qualche modo minacciato «la battaglia giudiziale del secolo», adesso a Palazzo Chigi dicono che lo scontro che è aperto in varie sedi della magistratura, penale e civile, non l' ha voluto il governo, ma l' azienda, come a far capire che se il negoziato dovesse andare bene l' investimento del governo nelle cause sarebbe minimo. Quello che fino a poche ore fa appariva come solo uno scontro giudiziario diventerebbe un tavolo politico in cui certamente Conte potrebbe ascriversi il merito di aver raddrizzato una situazione al limite più che difficile.
Sicuramente Conte si sta muovendo su più piani, ha chiesto alle maggiori partecipate pubbliche italiane, da Leonardo a Fincantieri sino a Finmeccanica, di vagliare ipotesi di investimento in quello che chiama Cantiere Taranto, consapevole che in ogni caso, anche se la vicenda dovesse concludersi positivamente, ci saranno comunque, se non i 5000 che ha chiesto l' azienda, almeno due o tre mila esuberi, dunque migliaia di disoccupati che potrebbero essere riconvertiti e riassorbiti, almeno in parte, proprio grazie all' intervento delle partecipate pubbliche. Alla vigilia di una tornata di nomine in cui tanti sperano nella conferma, è probabile che le richieste dell' esecutivo vengano prese in seria considerazione.
GIUSEPPE CONTE FABRIZIO PALERMO
Ieri Conte, al termine della cerimonia per i 170 anni di Cassa depositi e prestiti, ha avuto un colloquio con il presidente di Cdp Giovanni Gorno Tempini, l' amministratore delegato Fabrizio Palermo, il ministro dell' Economia Roberto Gualtieri, e l' ex presidente dell' Acri, Giuseppe Guzzetti. Un mini vertice nel quale si è parlato anche dell' ex Ilva. «Il ruolo che la Cassa può avere, al di là del coinvolgimento diretto in una situazione che è oggetto di altre conversazioni, è di grande attenzione a quel che avviene sul territorio a livello di enti locali e di tutte le società partecipate: questo è sicuramente un ambito nel quale noi possiamo pensare di svolgere un ruolo», ha detto lo stesso Gorno Tempini.
GIOVANNI GORNO TEMPINI FRANCO BASSANINI
Per Arcelor restano le stesse condizioni minime per riaprire un negoziato e sedersi attorno a un tavolo: la certezza è che chiunque gestirà gli impianti, anche con una partecipazione pubblica, avrà bisogno dello scudo penale. Per Mittal è la prima condizione, insieme a quella di una partecipazione pubblica, che le permetta un parziale disinvestimento, agli esuberi, a uno sconto sul contratto di affitto.
Mittal ha fatto sapere al governo che non spegnerà gli altri due altiforni, quelli non coinvolti da ordini della magistratura, ma li lascerà funzionanti al minimo senza pregiudicare la loro continuità produttiva. Tutti segnali di apertura che ieri hanno portato all' annuncio del nuovo incontro. È solo un primo passo. Ma rispetto al clima di pochi giorni fa è già tanto.