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    ALLA FINE PAGHIAMO SEMPRE NOI - IL GOVERNO E ARCELOR MITTAL POTREBBERO CHIUDERE L’ACCORDO: IL COLOSSO FRANCO INDIANO DOVREBBE RESTARE ALMENO PER UN ANNO, AVENDO PERO’ LA POSSIBILITÀ (E LE PROBABILITA' SONO ALTE) DI ANDARSENE A NOVEMBRE PAGANDO UNA PENALE DA 500 MILIONI DI EURO - SE ACCADRÀ, LO STABILIMENTO SIDERURGICO SARÀ NELLE MANI DELLO STATO, CHE SI SOBBARCHERÀ I COSTI DEL RILANCIO CHE SI STIMANO VICINI AI 2 MILIARDI DI EURO…


     
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    Carlo Di Foggia per il “Fatto quotidiano”

     

    OPERAI FUORI DALLA FABBRICA ARCELOR MITTAL A TARANTO OPERAI FUORI DALLA FABBRICA ARCELOR MITTAL A TARANTO

    Nell' intricata questione Ilva c' è l' ennesimo rinvio. il governo italiano e Arcelor Mittal ottengono altro tempo per trattare e chiudere un accordo. A grandi linee, però, l' intesa c'è. Lo Stato italiano ottiene che il colosso franco indiano rimanga almeno per un anno. Quest'ultimo, invece, la possibilità di andarsene pagando una penale. Se accadrà, il futuro del siderurgico tarantino sarà nelle mani dello Stato, che si sobbarcherà i costi del rilancio.

     

    Ieri il Tribunale di Milano, che doveva pronunciarsi sul ricorso dei commissari contro il recesso avviato dal colosso franco indiano, ha concesso altro tempo. La nuova udienza è fissata per il 6 marzo. "Sono state post le basi per arrivare a fine mese a un accordo, ma Mittal dovrà ritirare il recesso e rinunciare alla causa civile", hanno spiegato in una nota congiunta Palazzo Chigi, Tesoro e ministero dello Sviluppo.

    arcelor mittal arcelor mittal

     

    L' accordo è sostanzialmente trovato sulle questioni economiche e sugli esuberi. Nel primo caso, Mittal ha ottenuto una clausola (anticipata ieri dal Sole 24 Ore), che gli consente, tra il primo e il 30 di novembre prossimo, di abbandonare gli impianti pagando all' amministrazione straordinaria una penale da mezzo miliardo. Se invece resta, dovrà versare 1,2 miliardi per diventare padrona del siderurgico. Sommati ai circa 180 milioni già pagati, arriverebbe a uno "sconto" di circa 400 milioni rispetto alla cifra offerta per aggiudicarsi la gara dell' Ilva nel 2017. Prima di acquistare gli impianti, continuerà a versare un canone d' affitto dimezzato (7,5 milioni al mese invece di 15).

     

    arcelor mittal arcelor mittal

    Che Mittal rimanga, però, nessuno tra gli addetti ai lavori lo crede davvero. Anche perché la multinazionale avrebbe acconsentito a ridurre le pretese sugli esuberi. Non saranno strutturali, ma si ipotizza di usare la cassa integrazione a rotazione coinvolgendo più o meno lo stesso numero di lavoratori (circa 1300) già coinvolto da Mittal a partire da luglio scorso. Segnale che non intende rimanere a lungo. I sindacati hanno chiesto di essere convocati o scatterà la mobilitazione.

     

    Con l' accordo che si va delineando, è possibile fare un bilancio delle cifre. Se Mittal andrà via, alla fine l' avventura italiana le costerà quasi due miliardi: 500 milioni di penale; altrettanti di perdite che si sobbarcherà quest' anno; quasi 600 milioni di investimenti ambientali effettuati o cantierati; 225 milioni versati di canone d' affitto e altri 250 per alcune partite contrattuali.

    incendio all'ilva di taranto 3 incendio all'ilva di taranto 3

     

    Con l' uscita della multinazionale, a sobbarcarsi il peso del rilancio dell' Ilva sarà lo Stato. Il colosso franco indiano aveva promesso 1,25 miliardi di investimenti ambientali e altrettanti di investimenti produttivi. Se i primi a fine 2020 saranno completati per ben oltre la metà (al netto dei 700 milioni spesi dai commissari), i secondi sono invece quasi a zero. Gli uomini vicini al dossier stimano che serviranno almeno 2 miliardi.

     

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    L' accordo, come detto, andrà chiuso entro fine mese. Restano però diversi nodi ancora da sciogliere. Il primo riguarda le modalità con cui Mittal dovrebbe riconsegnare gli impianti se eserciterà la clausola. Ancora vaghi sono poi i meccanismi con cui entrerà la mano pubblica. Probabilmente Invitalia, la società degli investimenti del ministero dello Sviluppo, affiancherà Mittal (e le banche creditrici) nel capitale di Ilva.

     

    Nei piani del governo - a cui studiano il super consulente Francesco Caio e l' ex commissario Ilva Enrico Laghi - l' ambientalizzazione della produzione sarà affidata a una nuova società che dovrà realizzare e gestire i forni elettrici alimentati a materiale preridotto (senza bruciare carbone). Quest' ultima avrà quasi tutto capitale pubblico.

    l' esecutivo spera in un coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti e le grandi partecipate statali, come Snam e Fincantieri. Vaste programme.

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