Giusy Franzese per “il Messaggero”
OPERAIO ILVA
Produzione ridotta del 25% rispetto agli impegni almeno fino a tutto il 2025. Oltre il 30% dell'attuale organico in esubero e da gestire con gli ammortizzatori sociali durante i prossimi cinque anni, con la speranza - ma nessuna garanzia - che poi dal 2026 le cose andranno meglio. Investimenti ambientali rinviati, e intanto richiesta di finanziamenti e risorse allo Stato.
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Nel nuovo piano industriale presentato venerdì scorso al governo da AmInvestco Italy (Ami, la società italiana di ArcelorMittal, guidata da Lucia Morselli), non solo non c'è più nulla dell'accordo firmato con i sindacati e con l'allora nuovo governo giallo-verde nel settembre 2018 (non si fa cenno, ad esempio ai cassintegrati gestiti da Ilva As che secondo quell'accordo nel 2023 dovevano essere riassorbiti), ma in realtà si fanno coriandoli anche dell'intesa del 4 marzo scorso (ancora da far digerire ai sindacati) che sancì la pax legale.
protesta operai contro arcelor
OPERAI FUORI DALLA FABBRICA ARCELOR MITTAL A TARANTO
«Sulla base delle prospettive drammaticamente peggiorate e al fine di salvaguardare la redditività futura delle acciaierie di Ilva, è ora necessario rivedere anche l'intesa del marzo scorso per riflettere meglio la realtà emergente post-Covid e presentare un quadro realistico alla prospettiva azionaria gli investitori» è la premessa delle 40 pagine del piano industriale.
GIUSEPPE CONTE CON LAKSHMI MITTAL
I PALETTI
In pratica, secondo l'azienda, i danni provocati dalla pandemia di coronavirus avranno strascichi fino al 2025. Solo successivamente si capirà se ci sono le condizioni per portare la produzione agli 8 milioni di tonnellate annue concordate a marzo e quindi, nel caso, riassorbire i 3.300 esuberi. Ma senza nessuna certezza. Anzi, nel documento vengono elencate almeno tre «condizioni» per riportare l'asticella dell'organico a 10.700 dipendenti: la situazione «del mercato dell'acciaio»; quella della «domanda» e infine «la scelta della tecnologia per arrivare a 8 milioni di tonnellate annue nel 2026».
lakshmi narayan mittal 5
lucia morselli 1
A proposito di tecnologia. Il piano fissa al 2022 l'avvio della costruzione dell'altoforno elettrico, che entrerà in funzione nel 2024 con l'addio all'Afo1. Rinviato a data da destinarsi il rifacimento dell'Afo5, l'altoforno più grande d'Europa. E non si esclude che possa essere dismesso del tutto. Si prevede infatti la possibilità di sostituire anche l'Afo5 con un altoforno elettrico: «Ciò trasformerebbe Ilva in un impianto più rispettoso dell'ambiente e ridurrebbe le emissioni complessive di Co2».
ilva taranto 6 arcelor mittal
La produzione quest'anno si fermerà a 3,4 milioni di tonnellate (attualmente sono prodotte 7.500 tonnellate di acciaio al giorno, il livello più basso della storia del polo siderurgico di Taranto), l'anno prossimo aumenterà fino a 5,3 milioni, nel 2022 arriverà a 5,5 per poi raggiungere i 6 milioni di tonnellate nel 2025. Dopo di che, come detto, si vedrà.
STEFANO PATUANELLI GIUSEPPE CONTE ROBERTO GUALTIERI CON LAKSHMI E ADITYA MITTAL
I FINANZIAMENTI
Nel frattempo l'azienda batte cassa nei confronti dello Stato. Nel piano si fa esplicitamente riferimento a una richiesta di 600 milioni di finanziamento nell'ambito del programma di garanzia statale (Sace). Per la restituzione del prestito si prevede l'accensione di «un mutuo ipotecario di 600 milioni di euro nel 2022 dopo l'acquisizione». Secondo Ami, inoltre, il gruppo ha diritto a «un'indennità di 200 milioni di euro conforme agli aiuti di Stato per danni Covid-19».
ILVA DI TARANTO
Il piano mette in conto anche la conferma della «concessione del programma Invitalia (55,3 milioni di euro) e dell'assegnazione dei diritti di Co2». Resta in piedi (nel piano però non se ne parla) l'ipotesi di ingresso dello Stato nel capitale della società con un miliardo di euro con la conversione dei crediti bancari, da verificare entro il 30 novembre prossimo.
Per i lavoratori, che ieri hanno tenuto un agitato consiglio di fabbrica a Taranto, è un piano «inaccettabile».
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E lo è anche «l'atteggiamento del governo che continua a trattare con ArcelorMittal, una controparte che ha dato dimostrazione di essere un soggetto inaffidabile e che non rispetta gli impegni sottoscritti» scrivono in una nota Fiom, Fim e Uilm. Oggi i sindacati lo diranno al ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, e ai commissari straordinari (che ieri hanno iniziato l'ispezione agli impianti di Taranto) durante la riunione in videoconferenza. «Chiederemo al governo quale progetto industriale ha in testa sulla siderurgia ed in particolare sull'ex Ilva. E poi: ArcelorMittal vuole andare via o restare in Italia in maniera seria?» dice la leader Cisl, Annamaria Furlan. Con un avvertimento: «Per noi l'accordo pattuito nel 2018 su occupazione, produzione e ambiente non si cambia di una virgola». E affinché il messaggio sia chiaro e forte, sempre oggi tutti i dipendenti del gruppo incroceranno le braccia per lo sciopero di 24 ore.
TARANTO EX ILVA GRU incendio all'ilva di taranto 4