Giusy Franzese e Claudia Guasco per “il Messaggero”
arcelor mittal
Dire che le posizioni restano distanti è un eufemismo. La «battaglia legale del secolo», come l'ha definita appena la settimana scorsa il premier, non solo è partita, ma gli eserciti si stanno ingrossando con la discesa in campo di pezzi da novanta. E iniziative clamorose. Come quella della procura di Milano che ha aperto un'inchiesta penale, per ora senza ipotesi di reato e senza indagati («iscrizione di un fascicolo al modello 45»), sulla gestione in questo ultimo anno del siderurgico ex-Ilva.
giuseppe conte contratto ilva
Un'iniziativa che consentirà al Nucleo Economico della Guardia di Finanza, delegato dal procuratore capo di Milano Francesco Greco, a svolgere «accertamenti preliminari» per verificare «l'eventuale sussistenza di reati». Insomma da oggi in poi le Fiamme Gialle si potranno presentare negli uffici italiani di ArcelorMittal e controllare una ad una tutte le carte, dal contratto di affitto a ordinativi, fatture, e via dicendo.
L'ipotesi dei pm è che dietro il recesso del contratto d'affitto del ramo d'azienda esercitato da ArcelorMittal con lettera ai commissari straordinari il 4 novembre scorso e poi con un atto di citazione contro la stessa amministrazione straordinaria depositato al tribunale civile di Milano qualche giorno fa, si possano annidare reati in materia economico-finanziaria. Compreso il depauperamento degli impianti.
di maio ilva
Ma la procura non si è fermata qui. Contemporaneamente ha sferrato un'altra mossa, stavolta in campo civilistico: ha deciso di entrare nella causa civile che la società franco-indiana ha avviato contro i commissari straordinari. Per il procuratore Francesco Greco sussiste un «preminente interesse pubblico relativo alla difesa dei livelli occupazionali, alle necessita economico-produttive del Paese, agli obblighi del processo di risanamento ambientale». È quindi un diritto-dovere di azione che si rifà al comma quinto dell'articolo 70 del codice di procedura civile, utilizzato in passato ad esempio con Mani pulite.
LA TENAGLIA
arcelor mittal
Due mosse a tenaglia, alle quali si aggiunge l'altra finora nell'aria ma che il governo aveva lasciato in stand-by in attesa di un segnale di distensione da parte dei Mittal (mai arrivato): il ricorso cautelativo d'urgenza ex art.700 dei commissari straordinari contro la «pretesa di recesso» da parte di ArcelorMittal. Il deposito del ricorso è avvenuto ieri al Tribunale di Milano, competente territorialmente in quanto la sede dell'ex Ilva è nel capoluogo lombardo. «Il preteso recesso è stato indebitamente esercitato e, conseguentemente, non sussistono le condizioni giuridiche per la retrocessione dei rami d'azienda oggetto del Contratto d'affitto», sostengono i commissari.
sciopero all'ilva 3
Dall'azienda non arrivano commenti ufficiali sulle mosse della procura. Fonti vicine al dossier sottolineano come d'altronde non potrebbe essere diversamente, visto che l'inchiesta penale per ora è senza ipotesi di reato e senza indagati. Per quanto riguarda la mossa in campo civilistico, i legali di ArcelorMittal attendono invece gli atti scritti con le conclusioni a sostegno di una parte (in questo caso è certamente la parte pubblica, ovvero i commissari straordinari) che la procura deve depositare.
lucia morselli 2
Fino a quel momento le bocche restano cucite. Ma non ci sarà da attendere tanto. La data del ricorso d'urgenza sarà fissata entro lunedì e probabilmente la prima udienza si terrà tra 10-15 giorni, comunque prima del 4 dicembre quando ArcelorMittal vuole lasciare Taranto. La conferma delle intenzioni di abbandonare l'Italia è stata ribadita ieri dall'ad della società italiana del gruppo, Lucia Morselli, al tavolo con i sindacati al Mise: «Noi riteniamo che ci siano le condizioni legali per il recesso». Abolendo l'immunità - è la tesi dell'azienda ripetuta ieri al tavolo - «non sono stati rispettati i termini del contratto», così come è anche per le prescrizioni della magistratura sull'altoforno Afo2.
ilva
Per quanto riguarda l'indagine penale il procuratore capo Greco «ha invitato il coordinatore del secondo dipartimento Maurizio Romanelli a studiare le modalità dell'intervento che sarà seguito dai pm Civardi e Clerici». Questi ultimi sono gli stessi che hanno chiesto il fallimento della controllante Riva Fire. Obiettivo dei magistrati è verificare se la cordata franco-indiana, nel suo periodo di gestione, abbia depauperato il gruppo e se le recenti comunicazioni da parte di ArcelorMittal relative all'addio all'Italia abbiano avuto impatti rilevanti sul mercato dell'acciaio e sull'andamento del titolo in borsa.