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    IMMUNITÀ DI GREGGIO – L'ACCORDO TRA I RUSSI DI LUKOIL E I CIPRIOTI DI GOI ENERGY PER LA CESSIONE DELLA RAFFINERIA DI PRIOLO SCONGIURA LO STOP ALLA PRODUZIONE. MA, PRIMA DI DARE L'OK, IL GOVERNO VUOLE GARANZIE SUI 10MILA LAVORATORI (INDOTTO COMPRESO) E SUL PIANO DI RICONVERSIONE “GREEN” DELLO STABILIMENTO IN PROVINCIA DI SIRACUSA – LA PARTITA NON È CHIUSA E RESTANO IN CORSA GLI AMERICANI DI CROSSBRIDGE ENERGY PARTNERS (MENTRE È FUORIGIOCO IL QATARINO GHANIM BIN SAAD AL SAAD, “SPONSORIZZATO” DA D'ALEMA…)


     
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    Giuliano Balestreri per “La Stampa”

     

    raffineria lukoil a priolo raffineria lukoil a priolo

    Lo stop alla produzione della raffineria di Priolo è scongiurato. Isab, l'impianto in provincia di Siracusa, che Lukoil rilevò nel 2008 da Erg, passerà a Goi Energy, il braccio operativo nel settore energetico di Argus, fondo di private equity con sede a Cipro. A guidere Goi, nel ruolo di amministratore delegato, c'è Michael Bobrov, ex direttore di Trafigura e principale azionista di Bazan Group, società che gestisce la più grande raffineria in Israele 9,8 milioni di tonnellate di greggio lavorato e 410 milioni di dollari di utile a fronte di 6,6 miliardi di dollari di ricavi.

     

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    E proprio con Trafigura, uno dei più grandi trader di petrolio al mondo che lo scorso anno ha prodotto 6,6 milioni di barili al giorno e vanta un patrimonio netto da 15,1 miliardi di dollari, la società ha negoziato accordi esclusivi di fornitura: un'intesa che dovrebbe garantire a Isab una fornitura sicura e il fabbisogno di capitale circolante. Abbastanza per superare lo scoglio dell'embargo scattato sul petrolio russo lo scorso 5 dicembre.

     

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    Lo stabilimento che raffina quasi il 25% del petrolio usato in Italia e dal quale dipende il lavoro di circa 10mila persone, indotto compreso, era una delle galline dalle uova d'oro di Lukoil: finché ha potuto comprare il greggio in Russia, riusciva a rivenderlo con ottimi margini. Motivo per cui, nonostante le pressioni del governo, la società non aveva intenzione di svendere l'asset. E per questo gli americani di Crossbridge Energy Partners sono pronti a mettere sul piatto 1,5 miliardi di euro. Una cifra che i ciprioti dovrebbero aver superato. Non per nulla una nota della società sottolinea che si tratta di una «delle più importanti operazioni nel settore energetico europeo, ma soprattutto assicura la continuità operativa della raffineria, un tema cruciale per l'economia italiana a livello nazionale e per l'economia locale della Sicilia».

     

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    L'intesa dovrebbe perfezionarsi entro la fine di marzo, ma è soggetta al verificarsi di alcune condizioni sospensive relative, tra l'altro, all'ottenimento delle autorizzazioni da parte di tutte le autorità competenti. E per questo dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, si evidenzia che l'operazione «dovrà seguire le usuali procedure inerenti alle normative antitrust e "Golden power" e quindi rispondere appieno ai requisiti in termini di produzione, occupazione e rispetto ambientale che il Mimit ha in maniera specifica evidenziato ai loro rappresentanti e a tutti gli altri interlocutori che si sono presentati in questa fase di trattativa». In particolare, sarà cruciale il piano «della riconversione green del sito produttivo e del suo rilancio industriale».

     

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    Motivo per cui la partita potrebbe non essere chiusa definitivamente, rimettendo in gioco Crossbridge. Bobrov, però, si dice lieto di «aver raggiunto un accordo e siamo profondamente consapevoli dell'importanza di Isab per l'economia italiana. Crediamo che Isab abbia un potenziale di sviluppo importante e abbiamo un solido piano aziendale per riuscire a valorizzarlo. In stretta collaborazione con il governo italiano, siamo ottimisti sul fatto che l'operazione sarà completata con successo».

     

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    La notizia è stata accolta positivamente dal governatore della regione Sicilia, Renato Schifani, che rimarca la sinergia tra le istituzioni regionali e nazionali per risolvere la vertenza. Soddisfatti anche i sindacati, che però attendono di essere messi a parte del piano industriale, prima di formulare giudizi definitivi.

     

     

     

     

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