Benedetta Vitetta per “Libero quotidiano”
vittorio malacalza
Nuovo, ennesimo, colpo di scena nell'infinita vicenda di Banca Carige. Dopo che una decina di giorni fa (era il 12 ottobre) il Tribunale Ue di Lussemburgo aveva annullato la decisione della Bce del gennaio 2019 e del 29 marzo 2019 che aveva messo l'istituto di credito ligure in amministrazione straordinaria, ieri sono tornati alla carica e a farsi sentire i Malacalza.
La sentenza Ue aveva infatti dato ragione al ricorso presentato da una piccola azionista, Francesca Corneli, e aveva riscritto sotto una luce del tutto nuova la storia recente di Carige e l'inizio delle sue intrigate vicende legali.
I giudici europei non si sono nemmeno pronunciati sul merito, constatando semplicemente che, nel 2019, la Banca Centrale Europea era incorsa in un errore di diritto nella determinazione della base giuridica utilizzata per adottare le decisioni impugnate. In sostanza per il Tribunale di Lussemburgo, l'articolo del testo unico bancario addotto non prevedeva né lo scioglimento del cda né l'amministrazione straordinaria, per cui sarebbero servite gravi violazioni o irregolarità, gravi perdite di patrimonio o una richiesta degli organi o dell'assemblea.
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I DANNI PER I MALACALZA
E proprio sulla base della recente sentenza Ue- che occcorre dire non ha alcun tipo di ripercussioni pratiche - ieri il Gruppo Malacalza, che nel gennaio 2019 possedeva il 27,7% del capitale sociale dell'istituto, ha chiesto a Bper (che attualmente controlla il 100% di Carige) un risarcimento di 539,12 milioni di euro per il danno subito nel gennaio del 2019.
È quanto si legge in una nota di Banca Carige in cui si precisa che la richiesta è «a titolo di risarcimento del danno asseritamente subito da Malacalza in conseguenza della delibera di aumento di capitale assunta dall'assemblea straordinaria di Carige del 20 settembre 2019».
Carige, in condivisione con Bper Banca «ritiene che la richiesta dei Malacalza sia assolutamente infondata, riservandosi ogni eventuale iniziativa che dovesse ritenere necessaria o anche solo opportuna a tutela dei propri diritti e interessi».
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Insomma, tutto come previsto dopo che la piccola azionista ha vinto il ricorso ci s' attendeva infatti che sarebbero arrivati una serie di altre richieste danni milionarie. Ed ecco quella dei Malacanza che, appunto, considerano l'aumento di Carige di fine 2018 del tutto illeggittimo, a questo punto, hanno riaperto l'infinito duello pretendendo un risarcimento enorme. Ora si attende di capire quale sarà la contromossa targata Malacalza.
RICHIESTA DANNI MONSTRE
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Ricordiamo che l'oggi contestato commissionariamento della banca ligure arrivò dopo la bocciatura dell'aumento di capitale da 400 milioni di euro, proposto dall'assemblea nel dicembre 2018 per il mancato voto dei soci di maggioranza, ossia quello della famiglia Malacalza che, come già spiegato, all'epoca dei fatti possedeva il 27,7% di Carige. A ruota seguirono le dimissioni dei vertici: il presidente Pietro Modiano e dell'amministratore delegato, Fabio Innocenzi, richiamati poi dalla Bce nella fase del commissariamento assieme a Raffaele Lener. Il riassetto-salvataggio delle banche italiane riunite nella Fitd fu realizzato per 700 milioni di euro. Più 200 milioni di subordinati.
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