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    “FINO A 18 ANNI TUTTI SCRIVONO POESIE; DOPO, CONTINUANO A FARLO SOLO I POETI E I CRETINI”. SPERIAMO CHE VENDOLA SIA UN POETA - IN ARRIVO IN PRIMAVERA UN LIBRO DI VERSI DEL VATE DELLE PUGLIE – LE SUE PRECEDENTI FATICHE TALMENTE VERBOSE DA SEMBRARE SUPERCAZZOLE. NEL 2003 RACCONTAVA LA FINE DELLA FEDE NEL SOL DELL'AVVENIRE: “OSSARIO D'UTOPIA STRANEZZA, STRANIANTE, STRANITA L'ALBA DI POI/ DISATTESA AI GIORNI NON DIRE/ L'ATTESA/ CHÉ PESA” (A NICHI, MA CHE STAI A DI’?)


     
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    Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano”

    vendola vendola

     

    «O mio dilettissimo Tobia, a te che sei la creatura mia, dedico questa poesia, così non penso più alla pandemia». E ancora: «Io son Nichi Vendola, e i figli non li metto mica in vendita. Io, che ho sconfitto Raffaele Fitto, preferisco l'utero in affitto».

     

    nicki vendola intervistato nicki vendola intervistato

    Ci siamo divertiti a immaginare quali potrebbero essere i componimenti raccolti nel volume che l'ex governatore della Puglia e leader di Sel si appresta a dare alle stampe, come annunciato ieri a Rai News 24: «Ho scritto un libro di poesie che spero uscirà in primavera».

     

    Vendola, che ha lasciato la politica nel 2016, è così tornato alla sua passione originaria, che gli aveva consentito di sfornare raccolte liriche imperdibili, da Prima della battaglia nel 1983 a La debolezza nel 1997. Poi la sua fervente attività di versificatore si era sospesa, essendosi lui dedicato alla vita di partito.

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    E a lungo, durante il suo mandato, non si era capito se Vendola fosse un poeta prestato alla politica o un politico che pretendeva di fare il poeta, non riuscendo a fare bene nessuna delle due cose. Ora che Nichi fa solo il babbo del piccolo Tobia e l'intellettuale, l'equivoco si è dipanato e lui è tornato a sentirsi erede della grande tradizione poetica italiana.

     

    Dimenticate dr Vendola, è rimasto mr Nichi, che sforna figli e versi, con la piccola differenza che i versi almeno li semina e partorisce lui, mentre per la prole delega il compito generazionale e gestazionale ad altri. Le sue poesie, invece, sono tutta farina del suo sacco. E lo capisci dalla versificazione barocca, ridondante che caratterizza le sue precedenti fatiche, talmente verbose da sembrare supercazzole.

    VENDOLA ED TESTA VENDOLA ED TESTA

     

    Pensi ai versi di Ultimo mare, silloge pubblicata nel 2003 da Manni, in cui Vendola pare raccontare la fine della fede nel sol dell'avvenire: «Ossario d'utopia Stranezza, straniante, stranita L'alba di poi/ disattesa Ai giorni non dire/ l'attesa/ ché pesa». Straniti e straniati dopo la lettura, ci convinciamo che il sogno in un domani radioso, promesso dal comunismo, deve essere crollato anche perché nessuno comprendeva cosa diavolo dicesse Vendola.

     

    NICHI VENDOLA E IL FIGLIO TOBIA NICHI VENDOLA E IL FIGLIO TOBIA

    Altre volte l'ex leader di Sel si è cimentato nel mescolare storie e Grande Storia, come nella raccolta del 2001 Lamento in morte di Carlo Giuliani, dedicata al giovane no-global che al G8 di Genova provò a lanciare un estintore contro un carabiniere, venendo da quello ucciso: «Carlo ti senti ostaggio/ candelotto del tempo/ sfumato nel miraggio/ di un'età senza scampo», scrive il Nostro.

     

    Il racconto diventa per il Vate delle Puglie l'occasione per manganellare verbalmente le forze dell'ordine: celerini e, in quanto tali, fascisti. In Filastrocca del Diaz il Poeta incompreso e incomprensibile avverte: «Al Diaz questi bambini/ imparano lo sfratto/ L'igiene dei celerini/ Il fascio al suo contatto». Nella raccolta si parla anche di «un altro carosello/ di carri armati e irati» che «ti spezzano i carati/ del sogno tuo degli anni» in quanto è giunta «l'ora del manganello».

     

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    Gli estimatori crederanno che ora Vendola, in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante, abbia voluto mettersi al suo livello, dando vita a una sorta di Sinistra Commedia. I detrattori lo giudicheranno invece con le parole di Marco Rizzo, comunista e suo avversario: «Vendola è un poeta del nulla».

     

    Sia chiaro, non un poeta Nichi-lista, ma uno che non ha nulla da dire. Il giudizio più equanime resta però quello di Benedetto Croce, secondo cui «fino a 18 anni tutti scrivono poesie; dopo, possono continuare a farlo solo due categorie di persone: i poeti e i cretini». E noi vogliamo credere che Vendola sia... un poeta.

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