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(ANSA) - Ancora guai legali in Australia per Meta, proprietaria di Facebook. Dopo l'azione intentata dall'ente regolatore Australian Competition and Consumer Commission (Accc) per pubblicità scam di criptovalute con protagonisti note personalità australiane a loro insaputa, è il grande fondo pensione del settore sanitario Hesta ad accusare Facebook di costituire una minaccia alla salute pubblica, diffondendo disinformazioni che alimentano riluttanza nei confronti dei vaccini, negazionismo climatico e problemi di body image per giovani donne.
Secondo la direttrice esecutiva di Hesta, Debby Blakey, la licenza di Facebook per operare è stata compromessa da carenze nella supervisione dei contenuti, in particolare della diffusione di cospirazioni attorno al Covid-19. "La mancanza di azione sta avendo un forte impatto sulla salute e sul benessere dei nostri membri, attraverso disinformazione riguardo alle vaccinazioni", ha aggiunto. Hesta, che gestisce i fondi pensione dei suoi membri, ha investito in Meta 130 milioni di dollari australiani (86 milioni di euro) e ha presentato una risoluzione di azionisti, in vista dell'assemblea annuale della compagnia in Usa in maggio, in cui chiede chiarimenti su come è gestita la disinformazione.
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"Una mancata risposta di Meta alle preoccupazioni della comunità può rappresentare un rischio finanziario significativo per la compagnia e per i suoi azionisti", ha aggiunto Blakey. Giorni fa l'Accc ha avviato una causa legale, prima del genere al mondo, contro Meta per la pubblicazione su Facebook di pubblicità scam di criptovalute, con protagonisti a loro insaputa note personalità australiane.
Tutti avevano reclamato con Facebook, ma le pubblicità non erano state rimosse. Queste contenevano link che collegavano l'utente a un falso articolo di media, contenente citazioni attribuite ai personaggi stessi, che dichiaravano di sostenere lo schema. Gli utenti erano poi invitati a sottoscrivere e quindi venivano contattati e pressati a depositare fondi in falsi schemi. Il presidente dell'Accc Rod Sims prevede che l'azione legale, che accusa la piattaforma di coinvolgimento di condotta falsa, ingannevole o fuorviante, costerà a Facebook "oltre un milione di dollari (670 mila euro). Se la causa avrà esito positivo, potrà inoltre creare un precedente dimostrando che Facebook è legalmente responsabile per la pubblicità che ospita.
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