Estratto dell'articolo di Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera
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daniela santanche - anna maria bernini
Siamo qui, nel salone Garibaldi, il transatlantico di Palazzo Madama, impiccati con la cravatta imposta dal dress code del cerimoniale e l’aria condizionata a palla contro le pareti di velluto rosso, per vederla da vicino ancora una volta, la Pitonessa (il soprannome nasce da uno scherzo tra lei e il primo marito, una vecchia barzelletta talmente zozza che, o già la conoscete, o davvero non potete sperare di farvela raccontare proprio ora):
tutti vogliamo comunque osservare la Pitonessa mentre avanza sicura e spavalda sui suoi leggendari tacchi nonostante porti addosso il peso tremendo delle accuse di «falso in bilancio» e «bancarotta», tra dipendenti tenuti sulla corda per pochi euro e pasticci di cassa integrazione, voragini contabili e malizie societarie, ogni dettaglio svelato dal programma Report , bufera politica, polemiche feroci, ma lei sempre — eccola, anche adesso — con le sue occhiate, che sono lame, promesse di innocenza e buona fede definitiva.
daniela santanche in senato
Certo oggi finalmente sa di essere indagata dai magistrati milanesi (lo scorso 5 luglio negò con forza di essere stata informata).
Santanchè sa pure che il governo si appresta a dimostrarle solidarietà granitica — schierati Salvini e Fitto, Bernini e Casellati — nessuno ha dubbi sull’esito finale del voto. Il problema è capire cosa accadrà in autunno: nemmeno tanto per un eventuale rinvio a giudizio, che tecnicamente avrà tempi lunghi; quanto, piuttosto, per lo stillicidio mediatico che verrà scatenato dal percorso giudiziario. Sul quale — così entriamo nella cronaca — in molti già ragionano.
Si avvicinano con aria subdola alla buvette. Ti fanno giurare che non scriverai il loro nome e il loro cognome: e tu giuri. Ma non si fidano.
Pretendono un secondo giuramento. E un terzo. Alla fine, però, spifferano.
nello musumeci daniela santanche
Coppia di senatori leghisti (autorevoli, uno dei due noto ospite dei talk televisivi): «La mozione di sfiducia che stiamo per rispedire al mittente, cioè ai 5 Stelle, è un passaggio obbligato. Il vero pericolo, per Daniela, arriverà dalla pressione dei giornali e dei social: diventasse insostenibile, la Meloni, per non rischiare un contraccolpo di immagine e credibilità, potrebbe chiederle di dimettersi. A quel punto, diciamo tra ottobre e novembre, è probabile e possibile che la premier colga al volo l’occasione per attuare pure un bel rimpasto».
Passa Maurizio Gasparri, uno degli ultimi veri berluscones (indistruttibile lealtà al partito). Claudio Lotito entra in Aula con il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo. Maggioranza a ranghi compatti. Sì, va bene. Poi dovreste sentire i soffi dei Fratelli d’Italia: sulla Santanchè, sono i più sulfurei. Anche quando lei si alza e dichiara: «Mozione incomprensibile. Sono dispiaciuta».
daniela santanche giancarlo giorgetti
Gli sguardi bassi, torvi. Votano disciplinati e però in molti sono stretti dentro un tormento di fastidio e mortificazione: loro così orgogliosamente underdog obbligati a difendere una così sfacciatamente overdog , regina di Cortina ed ex socia di Briatore, pellicce di visone e Maserati, il bolide improvvisamente comparso nella narrazione di una destra fedele a un certo pauperismo, che ancora ricorda Giorgio Almirante al volante di una scassata Cinquecento e Teodoro Buontempo, «er pecora», che dormiva a Villa Borghese sul sedile posteriore di una Fiat 850.
daniela santanche maria elisabetta alberti casellati
I suoi Fratelli votano e la salvano e poi ti dicono: «Daniela è passata da Pomicino a Di Pietro, da Berlusconi a Storace. No, non è una di noi». Però è molto legata a uno dei fondatori del partito, Ignazio La Russa (che presiede, tranquillo, la seduta): amicizia profonda in un miscuglio di stima, feste e affari, compreso quel colpaccio con la villa del sociologo Francesco Alberoni, comprata e rivenduta nel giro di un’ora — guadagno di un milione di euro — da Laura De Cicco, moglie del presidente, e da Dimitri Kunz, l’ormai leggendario compagno della Santanchè, principe con una sparata di tredici cognomi più annessa diffida della casa D’Asburgo-Lorena — «Il tizio non appartiene alla famiglia, non lo conosciamo, non si fregi del nostro titolo». La ministra lascia la buvette con un ghigno dei suoi, sfoggiando una Kelly di Hermès (siamo intorno ai 20 mila euro). Croniste livide: «Mah. Sarà autentica?».
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