Alessandro Sala per "27esimaora.corriere.it"
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Ha passato l’infanzia combattendo contro i bulli. E contro il suo corpo, che considerava la causa di ogni sua sofferenza. A 12 anni le è stata diagnosticata la sindrome dell’ovaio policistico, che tra gli effetti collaterali comporta un aumento di peluria sul volto, sulle braccia e sul petto.
Harnaam Kaur, britannica di nascita ma di origine punjabi, cresciuta nel Berkshire, era arrivata ad odiarsi a tal punto da meditare il suicidio. Un proposito per fortuna venuto meno, che ha lasciato spazio alla consapevolezza e all’accettazione. E oggi Harnaam fa del proprio corpo una bandiera. Due anni fa è entrata nel Guinness dei primati come «più giovane donna con la barba», definizione per nulla attrattiva per la maggior parte delle persone ma che lei rivendica con orgoglio.
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E da tempo è impegnata come attivista in campagne di sensibilizzazione contro il bullismo e al fianco del movimento Body Positive in Gran Bretagna e nel mondo. Nei giorni scorsi ha concluso a Milano un viaggio in alcune grandi città europee dove, affiancata da Lush, ha portato la propria campagna «My body, my rules», incontrando influencer e persone comuni.
Con un obiettivo: stimolare il dibattito sulle tematiche del body shaming e del bullismo e di sensibilizzare l’opinione pubblica per accrescere autostima e amore verso se stessi.
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Sei una bella ragazza di 27 anni, sei intelligente, hai una grande cultura. Una grande voglia di vivere come è normale alla tua età. E ti presenti in pubblico con la barba...
«Sì, oggi mi presento in pubblico con la barba. Sono forte, ma la mia barba non è la mia forza. La mia forza deriva dalla resilienza con la quale ho deciso di affrontare i miei problemi e le avversità che ho incontrato sul mio cammino. Oggi la mia barba è parte di me ma non è la fonte da cui traggo la mia forza.
È stato difficile arrivare a questo punto della vita, in cui mi sento molto forte rispetto al mio aspetto fisico perché ho dovuto combattere infinite difficoltà per diventare quello che sono oggi».
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Non è sempre stato così
«A 16 anni ho deciso di lasciare che il mio corpo fosse quello che è oggi e di essere a mio agio con il mio aspetto. Posso dire che è un viaggio costante ed è tuttora in corso. Continuerò ad avere a che fare con i cambiamenti del mio corpo per via della mia condizione di salute, che modifica costantemente il corpo. Io abbraccio in continuazione le diversità e i cambiamenti che il mio corpo attraversa.
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Per molti anni ho provato di tutto: dalla ceretta alle creme per rimuovere i peli, dalla pinzetta alla depilazione con il filo. La mia peluria in eccesso mi rendeva vittima di bullismo e body shaming. Poi ho deciso che non potevo continuare così, era troppo. Volevo essere felice e ho deciso di lasciare crescere la mia barba, una delle scelte più difficili che io abbia mai fatto. Non ho mai rimpianto questa decisione. Ma è stato difficile».
Quale è stata la difficoltà maggiore?
«È stato difficile trovare un lavoro, affrontare la vita di tutti i giorni, presentarsi in pubblico, ricevere commenti negativi. Sono una persona forte e ho deciso di essere ancora più forte e resiliente. Ho bisogno di abbracciare prima di tutto me stessa».
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Hai passato l’infanzia combattendo contro i bulli che ti prendevano in giro per il tuo aspetto. Quando e come hai deciso di voltare pagina?
«Ho subito un tremendo bullismo quando ero più giovane per via del mio aspetto fisico. Il bullismo mi ha portato a provare a cambiare me stessa, a rimuovere la mia peluria, ovvero il motivo per il quale subivo attacchi di bullismo. Non bisognerebbe mai cambiare se stessi per quello che gli altri pensano, bisognerebbe farlo, se si vuole, solo ed unicamente per se stessi.
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Il punto con il bullismo è che se i bulli non hanno più un motivo per prendersi gioco di te, ne troveranno sicuramente un altro. Se non la barba, il colore della mia pelle o il fatto che fossi in sovrappeso rispetto ad altre ragazze nella mia scuola. Ho capito che non potevo compiacere tutti; ognuno di noi ha le proprie insicurezze e per me è stato difficile affrontarle. Venivo presa in giro, picchiata, piangevo in continuazione. Ho odiato la scuola.
Appena potevo non la frequentavo, bigiavo. I miei voti erano eccellenti ma sono peggiorati non appena la mia barba ha iniziato a crescere. Non posso esprimere a parole quanto sia stato difficile quel periodo, probabilmente può provare a capirlo solo chi ha vissuto qualcosa di simile».
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C’è stato anche un momento in cui hai pensato di non farcela?
«Avevo tendenze suicide e punivo il mio corpo perché il mio corpo era la ragione per la quale subivo bullismo. Ho attraversato un periodo di autolesionismo, pensavo nessuno mi volesse bene o potesse amarmi e sono arrivata al punto di pensare “qual è il motivo per il quale io dovrei vivere”.
Ho attraversato una profonda e buia depressione, un periodo molto difficile: ero giovane e a quell’età l’unica cosa che le persone desiderano fare è socializzare, divertirsi con gli altri. Per me era difficile perché ero così diversa dagli altri. Dimentichiamo spesso che sono proprio le differenze a renderci unici, la società ha proprio bisogno delle nostre diversità per crescere.
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Ho capito che non dovevo cambiare perché non piacevo alle persone. Ogni persona ha le proprie insicurezze ma è più facile prendersi gioco di quelle degli altri rispetto a lavorare sulle proprie. Ci vuole coraggio a dire “questa sono io e non ho intenzione di cambiare”. Ho dovuto farlo per me stessa, per infondere alla mia mente la forza. I nostri pensieri e le nostre parole hanno una forza enorme, il modo in cui noi parliamo a noi stessi ha una forza enorme sul nostro spirito.
Ho deciso che non potevo vivere da vittima e ho deciso che volevo essere felice. Nel momento in cui ho preso questa decisione mi sono sentita libera di vivere il mio corpo come meglio desideravo».
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Un paio di anni fa sei entrata nel Guinness dei Primati come più giovane donna con la barba e la tua immagine ha fatto il giro del mondo. Essere nel Guinness nell’immaginario collettivo significa essere speciali. Ti senti speciale?
«Entrare nel Guinness World Record è stato incredibile. Sono passata dalla condizione di vittima, per essere una donna con la barba, alla condizione di vincente, proprio per essere una donna con la barba.
Mi ha dimostrato che quando sei veramente appassionata al tuo lavoro, quando hai autostima e ami te stessa, quando sei autentica e vuoi solo essere te stessa puoi davvero raggiungere tutto ciò che vuoi e niente e nessuno può fermarti. Ho ricevuto il riconoscimento dal Guinness World Record proprio per lo stesso motivo per il quale ho subito bullismo in passato.
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La barba non mi rende speciale, è la mia mentalità a farlo. Lavorare per uno scopo mi rende speciale. Il mio aspetto fisico e la mia barba mi rendono diversa, ciò che ho dentro di me mi rende davvero speciale. Ci sono persone che apparentemente sono normali, qualunque sia il significato di questo termine, ma possono essere speciali grazie alle loro caratteristiche, alla loro personalità. Ognuno di noi può essere speciale nella propria unicità».
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Stai portando la tua campagna “My Body, My Rules” in giro per l’Europa. Quale messaggio vuoi lanciare?
«Ho capito che bullismo e body shaming sono concetti universali e commetterei un’ingiustizia verso me stessa e verso la società a non combatterli, a non diffondere il mio messaggio. “My Body My Rules” è il mio motto di vita, è un concetto liberatorio. Sono io a decidere le regole secondo le quali vivere, non voglio vivere attraverso regole dettate dalla società.
My Body My Rules significa che io amo il mio corpo e nessuno ha il potere di cambiarmi o di dirmi come dovrei o non dovrei apparire. Questo è il messaggio che voglio diffondere: siete voi ad avere il potere di cambiare voi stessi, di trovare la vostra forza interiore e aiutare gli altri. È un motto che mi ha aiutato a prendere controllo della mia vita, nessun altro può farlo.
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Voglio veramente mostrare alle persone che è solo la nostra mente a porre dei limiti e farlo attraverso questo tour con il supporto Lush in Germania, Olanda e Italia è per me davvero incredibile. Spero di poter diffondere il mio messaggio il più possibile e contribuire a dare forza alle persone. Questo è il mio solo e unico scopo nella vita».
Oggi sei conosciuta, sei un’attivista. Partecipi a conferenze, ti chiamano per le sfilate, sei un modello per gli altri. La notorietà cancella i pregiudizi o devi ancora oggi farci i conti?
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«Essere un’attivista significa essere sempre in grado di combattere per quello in cui si crede, far sapere alle persone che ogni qualvolta accade qualche ingiustizia nel mondo, ogni qualvolta viene commessa un’ingiustizia nei confronti delle persone c’è qualcuno capace di opporsi, di prendere posizione, di parlare, di lottare.
Molte persone dicono di voler cambiare il mondo ed è una cosa bellissima da dire, è bellissimo pensare di poter trasformare il negativo in positivo e persone come me e come tutti gli attivisti saranno sempre in prima linea per farlo. Essere nota e conosciuta al pubblico è fantastico perché ho la possibilità di far arrivare i miei messaggi a molte persone e ho l’opportunità di aiutarle concretamente; può essere anche molto difficile, sono molte le avversità legate a questo lavoro, molti i commenti duri che ricevo.
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Questo è solo parte di ciò che faccio. Al di là del fatto di essere un’attivista, una influencer, di avere una presenza sui canali social, come persona prenderò sempre una posizione e lotterò per ciò che credo essere giusto perché quello che sto cercando di fare è aiutare le persone».
Cos’è per te la bellezza?
«Per me la bellezza è libertà. Significa essere liberi a livello fisico, emotivo e mentale. Significa poter amare il mio corpo nel modo in cui voglio. Significa che posso vestirmi come voglio. Che non devo seguire regole imposte dalle aziende, dalla società, da altre persone. Significa poter avere – e creare - un’attitudine positiva in ogni situazione che affronto.
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Significa che posso superare le avversità che incontro ogni giorno sul mio cammino utilizzando quanto in mio potere. La bellezza non è qualcosa di fisico, ha a che fare con il modo in cui si affrontano le cose nella vita. La bellezza è nelle piccole cose – gli animali, il cielo, la natura, le persone. La bellezza non è un trend che seguiamo, non è una regola imposta, non segue standard.
La bellezza è soggettiva e ha un significato diverso per ognuno di noi: per me può essere un sorriso, il modo in cui una persona indossa un vestito, le rughe di espressione degli occhi, il modo in cui una persona parla di qualcosa che lo appassiona particolarmente. Può essere davvero qualsiasi cosa per me: quando guardo qualcosa e sorrido, ecco, quella per me è la bellezza».
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Il tuo passato lo hai raccontato. Il tuo presente hai scelto di viverlo in prima linea. Cosa immagini per il tuo futuro?
«Ho condiviso spesso la mia storia e il mio passato perché è quello che mi ha permesso di diventare ciò che sono oggi e credo sia molto importante per me continuare a raccontare la mia storia. Più cresco, più passano gli anni, più vivo nuove esperienze che aggiungono valore alla mia storia.
Mi auguro che la condivisione del mio passato possa oggi ispirare le persone e aiutarle in qualche modo. A livello personale il mio più grande sogno per il futuro è diventare madre. A livello lavorativo mi piacerebbe anche sviluppare la mia possibilità di comunicare con le persone attraverso i video, la TV, il cinema.
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Continuerò a fare quello che sto facendo, continuerò ad essere un’attivista, ad essere una persona appassionata del proprio lavoro perché so che attraverso questo lavoro posso regalare ispirazione e infondere forza alle persone».
Oggi sei felice?
«Sì assolutamente. Sono felice, amo la mia vita e amo il mio stato mentale ed emotivo. Sono felice delle esperienze che sto vivendo e del lungo percorso che ho fatto, delle difficoltà che ho superato cercando di essere sempre felice. Ho realizzato di avere una grande forza e di aver superato molte avversità.
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La felicità per me è uno stato mentale, non un punto di arrivo; è il modo in cui si superano i problemi. Provo a essere positiva in ogni situazione, per quanto a volte possa essere difficile. Ho bisogno farlo per me stessa. La felicità è qualcosa che bisogna creare per se stessi e per vivere la vita che si desidera».
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