Estratto dell’articolo di Carlo Macrì per il “Corriere della Sera”
carabinieri del ros
Un «esattore» di voti, da destinare a candidati di destra e di sinistra, nonostante fosse un esponente del Pd di Reggio Calabria. L’essere genero di Domenico Araniti, detto il Duca, capo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta, l’ha molto agevolato. Era pratico e convincente Daniel Barillà, da martedì ai domiciliari con l’accusa di corruzione, associazione a delinquere di stampo mafioso e voto di scambio, nell’ambito dell’inchiesta «Ducale», della distrettuale, in cui risulta indagato anche il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà.
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Da membro storico del Pd reggino e segretario del circolo di Sambatello (dal 2014 a oggi), roccaforte degli Araniti, Daniel Barillà dettava regole, condizioni e contestava con polemiche a volte vibranti decisioni e candidature all’interno del partito della Schlein. Il suo «potere decisionale nelle scelte del Pd locale su alcune tematiche» — scrive il gip — era decisamente influenzato dal Duca, fratello del vecchio Santo Araniti da 30 anni in galera con l’accusa di essere stato il mandante dell’omicidio di Lodovico Ligato, ex presidente delle Ferrovie dello Stato.
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Daniel Barillà è una figura politica di lungo corso, navigato e scaltro, ben inserito nel contesto politico territoriale e non solo. Carismatico e convincente tanto che, scrive sempre il gip, è emblematico il picco di tesserati raggiunto dal circolo Pd di Sambatello, nella sua gestione. Destò un certo clamore il fatto che l’allora coordinatore provinciale del partito dovette annullare i tesseramenti. La sua appartenenza al Pd, non gli ha impedito, però, di spendersi per altri candidati di opposta tendenza come Giuseppe Neri di FdI, consigliere regionale: l’attuale capo gruppo di Fratelli d’Italia, alle elezioni del 2020 aveva stretto un accordo politico con Barillà.
GIUSEPPE NERI
[…]È stata solo una strategia elettorale quella di Barillà, di virare a destra, o cos’altro?
L’inchiesta ha accertato che qualcuno gli aveva promesso di essere nominato liquidatore della Leonia, una partecipata pubblica. O anche interessi in appalti pubblici. Lui, oltre a essere la longa manus politica della cosca Araniti, è anche considerato il cervello finanziario della famiglia.
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