grillo conte
1 - PIÙ GUERRA CHE PACE M5S, I TRE SCENARI
Estratto dell'articolo di Emanuele Buzzi per il "Corriere della Sera"
[…] L' opzione più semplice al momento è quella di una scissione, con il Movimento da una parte, guidato da un comitato direttivo (e già c' è chi si mette in prima fila, outsider pronti a scendere in campo come Danilo Toninelli e Dino Giarrusso), e contiani dall' altra.
Uno scenario su cui si sta lavorando in modo che il passaggio sia il più indolore e controllato possibile.
SIMONE VALENTE STEFANO BUFFAGNI
La partita si sta spostando sui territori. In alcune regioni, come la Sicilia, è iniziata una suddivisione «scientifica» degli eletti nelle assemblee locali tra contiani e pentastellati. E in altre zone d' Italia si sta ragionando sul da farsi per poter pesare nei futuri equilibri e per una rielezione. Diverso il discorso per i parlamentari.
«Chi ha già trattato singolarmente con l' ex premier e chi ha la forza di presentarsi come gruppo numericamente importante è tranquillo - assicura una fonte - mentre i peones che abbracciano la causa senza garanzie si stanno, politicamente parlando, condannando a morte, a un futuro solo di incognite» .
danilo toninelli e la querela di berlusconi
Mentre i peones sfidano la sorte, i big si contano e si pesano. E, soprattutto, guardano alla responsabilità e al ruolo del Movimento nello scacchiere politico attuale. Luigi Di Maio e Roberto Fico proprio per questo sono gli uomini del dialogo: la loro tela va oltre le radici del Movimento. Ed è per la stessa ragione che tra gli uomini di governo si sta cementando un asse per tenere unito il Movimento.
DINO GIARRUSSO AI TEMPI DI FEISBUM
Dei ministri solo Stefano Patuanelli viene annoverato tra chi andrà sicuramente con Conte. Altri big stanno temporeggiando, per seguire come si evolveranno gli eventi. Luigi Di Maio e Fabiana Dadone sono dati - secondo le indiscrezioni - sul fronte pro-Grillo. Mentre per Roberto Fico e Federico D' Incà si parla di «continuità istituzionale». Nel trambusto generale c' è chi si lamenta: «Abbiamo smesso di pensare ai progetti: pensiamo solo alle persone da seguire. Eravamo il partito leaderless, guidato dai cittadini, ora siamo senza leader, senza idee e senza elettori».
2 - SUL TAVOLO (SE SARÀ DIVORZIO) ANCHE 13 MILIONI DI EURO SI APRE LA SFIDA SUI RIMBORSI
Claudio Bozza per il "Corriere della Sera"
stefano patuanelli question time in senato
Come in ogni divorzio, dopo liti più o meno furibonde, il momento in cui si devono fare i conti arriva, sempre e comunque. E sul tavolo del drammatico braccio di ferro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte ballano quasi 13 milioni di euro l' anno.
A tanto ammonta (per la precisione 12,6 milioni) la sola voce dei rimborsi ai gruppi parlamentari del Movimento, la «benzina» essenziale per consentire il funzionamento della «macchina» e dell' attività politica dei Cinque Stelle, che non percepiscono finanziamenti privati e devono contare sui contributi degli eletti, molti dei quali non versano più da tempo.
conte grillo
La scissione, con la possibile nascita del Partito di Conte, oltre che politica è una mera questione di denaro. Alla Camera, il Movimento percepisce circa 53 mila euro l' anno per ciascuno dei 161 deputati «reduci» rispetto al boom elettorale del 2018, quando erano ben 222. Mentre a Palazzo Madama lo Stato rimborsa ai pentastellati circa 55 mila euro per ciascuno dei 75 senatori rimasti (all' inizio erano 112). Rispettivamente, pallottoliere alla mano, si parla di 8,5 e 4,1 milioni l' anno.
Inoltre, in questa diaspora che pare sempre più imminente, c' è la gestione di oltre 130 dipendenti che consentono il funzionamento della macchina parlamentare grillina: circa 80 a Montecitorio e 55 al Senato. In caso di scissione, molti di loro dovrebbero essere licenziati perché verrebbero a mancare i fondi per gli stipendi. E del loro futuro che ne sarebbe? Con quale dei nuovi «partiti»?
renzi conte
Quando la rottura sembrava ormai avviata, sono nati numerosi interrogativi che hanno spinto gli emissari di Grillo e Conte a rimettersi al tavolo per cercare una via d' uscita. Ma quello spiraglio sembra ormai essersi richiuso, specie vista la determinazione del professore.
L' ex premier, per porre le basi e costruire un partito tutto suo, ha bisogno di soldi, e non pochi. Il primo passo, in questo percorso, sarebbe la creazione di due nuovi gruppi parlamentari. Alla Camera, dove secondo ipotesi ottimistiche l' ex premier sembra poter contare su 80 eletti, il gruppo contiano potrebbe nascere più facilmente, perché il regolamento è meno stringente. Al Senato, invece, dove le norme sono più rigide contro il trasformismo, il gruppo di Conte dovrebbe per forza fare un tandem con un partito che si era presentato alle elezioni del 2018 con un proprio simbolo: potrebbe essere il Maie.
GRILLO DI MAIO CASALEGGIO
È la stessa strategia che Matteo Renzi, nel settembre 2019,mise in atto quando varò la scissione dal Pd, sfruttando il simbolo del Psi. Con la nascita di Italia viva, portò via al Nazareno non solo 41 parlamentari, ma anche oltre 3 milioni di euro.
Superato lo scoglio dell' arruolamento delle truppe a Montecitorio e Palazzo Madama, per Conte si porrebbe poi il problema di fondare un partito ex novo. «Con quali fondi? - si chiede maliziosamente un fedelissimo di Grillo - Finanziamenti dai privati? Quelli che abbiamo sempre rifiutato in nome della trasparenza?».
beppe grillo luigi di maio