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    SE MI LASCI TI CONDANNO – DALLA CINA ARRIVANO LE STORIE DI DUE DONNE ABUSATE E MALTRATTATE DAI RISPETTIVI MARITI, COSTRETTE A RICOSTRUIRSI UNA VITA CON ALTRI UOMINI E, DOPO DECENNI, CONDANNATE PER BIGAMIA PERCHE' NON ERANO FORMALMENTE DIVORZIATE – NEL PAESE OTTENERE LA SEPARAZIONE LEGALE È QUASI IMPOSSIBILE, PERCHÉ...


     
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    Lorenzo Lamperti per www.lastampa.it

     

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    Maltrattate dai rispettivi mariti, costrette a ricostruirsi una vita con altri uomini. Pur senza chiudere formalmente il matrimonio, visto che per le mogli ottenere il divorzio in Cina è tutt'altro che semplice. E, dopo decenni, essere condannate per bigamia. È la paradossale e drammatica storia che vede coinvolte due donne cinesi e che rappresenta l'ennesima battuta d'arresto per il movimento #MeToo in Cina.

     

    Le condanne

    Secondo documenti giudiziari visionati dal media cinese Caixin, un tribunale della contea di Sansui, nella provincia sud-occidentale del Guizhou, ha condannato una donna di nome Yang a sei mesi di carcere per l'accusa di bigamia. La donna avrebbe vissuto per decenni con un uomo che non era il suo coniuge legale «a nome di marito e moglie».

     

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    La coppia ha avuto una figlia nel 1997 e avrebbe usato documenti falsi per registrare illegalmente il loro matrimonio nel 2010. La condanna è avvenuta a marzo. Due mesi dopo, sempre lo stesso tribunale ha condannato una donna di nome Pan a quattro mesi di detenzione dopo aver scoperto che aveva vissuto per due decenni con un compagno che non era suo marito. Pan ha avuto un figlio col nuovo compagno nel 2004. Anche i partner delle donne sono stati condannati a quattro mesi di carcere ciascuno.

     

    Le polemiche

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    Le sentenze stanno scatenando polemiche, anche perché entrambe le donne avrebbero subito abusi e maltrattamenti da parte dei mariti che hanno lasciato. Senza contare che, come sottolinea Caixin, il diritto penale stabilisce che i casi di bigamia possono essere perseguiti solo entro cinque anni dal reato. Ma sono passati decenni da quando le due donne hanno lasciato i coniugi molestatori.

     

    Sono stati proprio loro a rintracciarle a distanza di così tanto tempo, denunciandole poi alla polizia. «Riconoscere l'abuso domestico è molto importante per i casi di divorzio, ma per questi casi penali, l'abuso domestico non è un punto focale», ha dichiarato uno dei giudici, secondo quanto riportato da Red Star News.

     

    Il divorzio in Cina

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    In entrambi i casi, peraltro, i pubblici ministeri avevano suggerito al tribunale di concedere la sospensione della pena, ma il tribunale ha respinto la proposta. Il motivo? Secondo i giudici le donne erano a rischio di "recidiva" perché non avevano ancora divorziato dai loro mariti legali. Il problema è che ottenere un divorzio in Cina è molto difficile.

     

    La legge cinese prevede che entrambe le parti acconsentano al divorzio, firmino un accordo scritto e lo depositino presso l'autorità matrimoniale locale. Questo tipo di consenso può essere difficile da ottenere da un coniuge violento, e anche provarci può essere pericoloso. È possibile ottenere un divorzio anche attraverso una causa legale, ma le vittime di abusi hanno spesso difficoltà a ottenere pronunciamenti favorevoli, soprattutto per la difficoltà di raccogliere prove sufficienti delle molestie subite dai coniugi violenti.

     

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    Una donna della provincia dello Henan che si è lanciata dal secondo piano di casa per sfuggire a un'aggressione del marito, per esempio, si è vista negare la denuncia penale perché secondo gli agenti le ferite che si era provocata erano causa di un tentativo di suicidio. Senza contare le forti pressioni sociali e culturali sulle mogli chiamate a perdonare i mariti.

     

    Insomma, scegliere la strada legale è complicato ed è un percorso irto di ostacoli. Ancora di più per le due donne condannate nel Guizhou, se è vero come riportano i media locali che entrambe provengono da ambienti rurali e hanno una conoscenza della legge piuttosto scarsa.

     

    Nessun appello

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    Nessuna delle due ha presentato appello contro la sentenza ed entrambe si trovano ora in carcere secondo Red Star News, media del capoluogo della limitrofa provincia del Sichuan, Chengdu. Secondo un'analisi dello Studio legale Qianqian di Pechino, solo nel 6% dei processi tra il 2017 e il 2020 i tribunali hanno stabilito che gli imputati avevano commesso violenza domestica.

     

    Le autorità hanno intensificato gli sforzi per affrontare il problema. Ad aprile, la Procura Suprema del Popolo (SPP) ha lanciato una campagna per rafforzare l'assistenza giudiziaria alle donne vittime di violenza domestica. Le due sentenze del Guizhou, però, dicono che la strada da fare è ancora tanta.

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