Cecilia Attanasio Ghezzi per "la Stampa"
CINA - LA RIVOLTA DEGLI SDRAIATI
«Se non puoi sollevarti e rifiuti di inginocchiarti, non puoi far altro che sdraiarti». Sembra lo slogan di una rivoluzione non violenta, e forse lo è. Almeno in Cina, dove lavorare dodici ore è la norma. Specie nel mondo delle big tech. E gli straordinari spesso non vengono pagati. Tutto è cominciato con un post online di aprile scorso: «Sdraiarsi significa giustizia».
L'autore è Luo Huazhong, un ragazzo che ha lasciato il suo alienante lavoro in fabbrica a 26 anni per viaggiare in bicicletta e che, tornato nel suo paesino natale ha deciso di condividere il suo nuovo stile di vita: ridurre i consumi al minimo e lavorare per guadagnare lo stretto necessario. Poi leggere, riposarsi e imparare a godere delle piccole cose. «Posso fare come Diogene, che dormiva in una botte e si godeva il sole», aveva concluso.
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E forse non aveva previsto il successo della sua riflessione. Il suo post è diventato virale e ne è nato una sorta di manifesto generazionale (in pagina le foto sui social). «Niente casa di proprietà, niente macchina, niente matrimonio o figli e, soprattutto, ridurre i consumi». Così i giovani beneducati delle metropoli sono disposti a rinunciare a tutto pur di non diventare l'ennesimo ingranaggio della nuovissima Cina.
I figli unici della classe media più numerosa al mondo sono stati addestrati alla più strenua competizione sin dalla scuola dell'obbligo e poi avviati a un mondo del lavoro dove il 996 - cioè lavorare dalle 9 alle 9, per sei giorni alla settimana - è la norma. Oggi rischiano quotidianamente un esaurimento nervoso, ma la Cina cresce sempre più lentamente e l'ascensore sociale si è di fatto bloccato. Succede soprattutto nel settore della tecnologia, dell'informazione e dell'internet delle cose, il cuore pulsante dell'ascesa cinese.
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Jack Ma, il patron di Alibaba, ha definito il 996 «una benedizione». «Non si può andare d'accordo con i perdigiorno» ha scritto Richard Liu, il fondatore dell'azienda concorrente Jd. E Allen Zhang, il creatore di WeChat, il Facebook cinese: «Allargare i gruppi di lavoro non migliora il prodotto. Serve solo a sprecare più tempo nelle interazioni interpersonali». Aziende come le loro assumono costantemente giovani programmatori che si fanno spremere fino all'osso anche se la crescita in termini di carriera e stipendio non è nulla se paragonata a quella che potevano fare i loro colleghi solo qualche anno fa.
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Negli ultimi anni le morti per stress da lavoro di chi opera nel mondo dei nuovi media sono aumentante al punto da giustificare la creazione del gruppo di protesta «terapie intensive da 996: developer' s lives matter». Ma niente è cambiato. «Nella società contemporanea dove ogni nostra mossa è monitorata e ogni nostra azione è criticata, esiste un atto più rivoluzionario del semplice sdraiarsi?», ha argomentato lo scrittore Liao Zenghu su Caixin, il settimanale economico più rispettato del Paese.
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E ha spiegato come «sdraiarsi significa resistere al ciclo degli orrori» che comincia con la pressione per essere il migliore della classe e finisce con un lavoro che non conosce limiti orari. Ma certo «sdraiarsi» non alimenta il sogno cinese di Xi Jinping, che fa pieno affidamento sull'impegno e sullo spirito di sacrificio del popolo cinese. Il nuovo piano quinquennale vuole sviluppare il terziario e l'innovazione e, per evitare i rischi causati dalla pandemia e dalla contrapposizione frontale con gli Stati Uniti, punta tutto sui consumi interni.
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Così è partita la propaganda di Stato. Questa nuova «moda» è «vergognosa» perché «i giovani devono aver fiducia nel futuro» e «l'unica vita felice è quella di chi lavora duramente». «Se i giovani si sdraiano, su chi dovremmo fare affidamento per il futuro del nostro Paese?». E ancora: «Fate attenzione a sdraiarvi prima di diventare ricchi». Durante l'epidemia, il personale sanitario «non si è mai sdraiato».
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Insomma, «la comunità degli sdraiati non fa bene allo sviluppo sociale ed economico del Paese» e infatti la parola «sdraiati» viene censurata nel giro di un paio di mesi e con essa scompaiono dall'internet cinese tutti gli articoli, i post, i meme e i gadget che la citavano. Ma è evidente che non vale la pena perdere sonno, amicizie e salute per uno stipendio che basta a malapena a saldare i debiti contratti per studiare più e meglio degli altri e a pagare cure e assistenza per i propri anziani genitori.
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I nati negli Anni 90 sanno che vivranno peggio delle generazioni che li hanno preceduti, che non arriveranno mai a comprarsi una casa in una città di prima fascia, né potranno garantire una buona educazione ai propri figli o godere di una pensione sufficiente. Allora, come canta il 36enne Zhang Xinmin «sdraiarsi è la strada maestra, l'antidoto al 966 e alla perdita dei capelli. Una giornata mondiale degli sdraiati potrebbe salvare il pianeta». Come dire: lavoratori di tutti i Paesi, sdraiatevi!