1 - TRIDICO, VORREI CHE IL 2022 FOSSE L'ANNO DEL SALARIO MINIMO
PASQUALE TRIDICO E IL CASINO SUL SITO DELL'INPS
(ANSA) - Il presidente dell'Inps Pasquale Tridico, in un'intervista a 'La Stampa', annuncia: "Vorrei che il 2022 fosse l'anno del salario minimo che favorirebbe soprattutto donne e giovani e di forti politiche per le donne, nella legalità contributiva, che è la vera leva per la sostenibilità del sistema previdenziale a beneficio anche delle pensioni future".
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E sulle pensioni conferma: "Ci sarà un adeguamento pari all'1,7% lordo dell' importo dell'assegno mensile, una rivalutazione piena che non accadeva da anni e che è stata attivata in modo tempestivo per far arrivare l'integrazione alle persone il prima possibile".
2 - L'EUROPA APRE AL SALARIO MINIMO
Emanuele Bonini per "la Stampa"
LO STABILIMENTO FIAT DI TYCHY IN POLONIA
La riforma del salario minimo può cominciare. Il Consiglio dell'Ue trova la quadra per un riordino della materia, adotta la posizione negoziale per avviare le trattative col Parlamento europeo e iniziare a scrivere una nuova storia in tema di diritti del lavoro. All'orizzonte non si profila la rivoluzione auspicata da alcuni.
La proposta di direttiva chiede l'armonizzazione dei diversi sistemi nazionali attualmente in vigore, ma la mossa dei legislatori a dodici stelle scatena l'ira del mondo delle imprese e apre nuovi scenari anche in Italia, disposta a rivedere le sue norme.
IL SALARIO MINIMO IN EUROPA
Attualmente lo Stivale è tra sei Paesi membri dove non è prevista alcuna retribuzione di base, e dal 1990 a oggi è l'unico membro del club dei 27 dove il livello di busta paga è diminuito.
«Non ha funzionato la contrattazione negli ambiti in cui c'è tradizionalmente poca sindacalizzazione», ammette il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, secondo cui per porre un rimedio «o si definisce la strada per rafforzare la contrattazione con criteri più chiari per definire la rappresentanza, oppure un'altra strada da prendere in considerazione seriamente è quella di un salario minimo».
ANDREA ORLANDO - PH LAPRESSE 1
Italia pronta a considerare anche un cambiamento epocale sulla scia delle decisioni Ue, dunque, che non impongono alcun obbligo per un salario minimo. La Commissione europea vuole solo criteri e regole comuni laddove è previsto. Attualmente solo Italia, Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia non hanno retribuzioni di base per legge. Un totale di 21 regimi tutti diversi, troppo nazionali e troppo poco europei. Basta con le regole variabili, in sintesi.
Per questo si vuole un quadro procedurale per stabilire e aggiornare questi salari minimi secondo una serie di regole stabili, che includano anche meccanismi di indicizzazione automatica.
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Nel negoziati che si aprono a Bruxelles e a Strasburgo (un voto d'Aula alla fine sarà necessario) il Parlamento pretende il diritto al risarcimento in caso di violazione dei diritti, il Consiglio preme per «controlli e ispezioni appropriati».
Dove non c'è piena sintonia sono le soglie di concertazione. I ministri dei Ventisette vogliono un rafforzamento della capacità delle parti sociali di impegnarsi nella contrattazione collettiva «se la loro copertura della contrattazione collettiva è inferiore al 70%», asticella che gli europarlamentari fissano invece all'80%.
I rappresentanti dei governi si impegnano a riferire ogni due anni alla Commissione sul tasso di copertura della contrattazione collettiva, sul livello dei salari minimi di legge e sulla quota di lavoratori da essi coperti. I datori di lavoro insorgono. «La politica sociale dell'Ue non dovrebbe interferire con le competenze degli Stati membri», la reazione ufficiale di BusinessEurope.
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La Confindustria europea non gradisce l'azione legislativa in aree da trattati riservate ai governi, e accusa le istituzioni comunitarie di «aver indebolito la contrattazione collettiva e aver imposto oneri eccessivi alle imprese». Al confronto negoziale tutto inter-istituzionale si aggiunge adesso la poderosa attività di lobby che il mondo delle imprese è decisa a mettere in piedi.
Il segretario generale dell'organizzazione delle aziende, Markus Beyrer, annuncia la sua azione di moral suasion sul governo francese, dall'1 gennaio con la presidenza di turno del Consiglio Ue. È nel prossimo semestre che i legislatori europei vorrebbero chiudere la proposta di riforma sul salario minimo con un accordo. In questi mesi si gioca una fetta del diritto del lavoro, e i privati vogliono difendere lo status quo.
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