Francesco Olivo per "la Stampa"
draghi berlusconi
La strategia di Silvio Berlusconi è quella di attendere. Le riserve sulla sua candidatura al Quirinale non si scioglieranno presto, forse nemmeno al primo giorno di votazioni verrà detta una parola ufficiale.
L'intenzione del Cavaliere è quella di restare coperto più a lungo possibile, addirittura fino alla quarta votazione se fosse necessario, con il quorum abbassato e le intenzioni dei parlamentari, a quel punto, meno oscure. Mentre gli altri si danno un gran da fare, Matteo Salvini organizza tavoli, smontati da Enrico Letta, Giorgia Meloni reclama un coordinamento maggiore, il Cavaliere sta ascoltando l'opinione di chi, come Gianni Letta, gli sta consigliando di non esporsi.
silvio berlusconi mario draghi
Altra ragione per preferire la strada della prudenza è la percezione che si respira ad Arcore di un certo indebolimento della candidatura di Mario Draghi. Il premier avrebbe fatto sapere, attraverso degli "ambasciatori" contattati in questi giorni, di non considerare la propria posizione (qualunque essa sia) come ostile ai disegni di Berlusconi. Un messaggio, non privo di qualche enigma, che ha fatto piacere al Cavaliere e lo ha rafforzato nella sua convinzione di evitare mosse pubbliche. Anche per questo, il vertice del centrodestra, reclamato a gran voce dalla Lega e soprattutto da Fratelli d'Italia, per il momento non ha una data.
L'idea è quella di attendere la riunione del Pd, prevista per il 13 gennaio, per poi agire di conseguenza. I contatti con l'ex presidente della Bce segnano una volontà reciproca di togliere enfasi a quello che già si sta delineando come un duello tra i due, lo scontro però non conviene a nessuno, «anche perché in qualunque scenario l'uno avrà bisogno dell'altro», ragiona un dirigente di Forza Italia.
DRAGHI BERLUSCONI
Tra gli azzurri gli scettici sono sempre meno, la convinzione è che la candidatura di Draghi abbia più ostacoli sulla strada di quella del loro leader. Il premier, è il ragionamento, per essere eletto ha l'arduo compito trovare una soluzione anche per il governo, mentre il Cavaliere placherebbe le ansie dei parlamentari garantendo che la legislatura arrivi alla sua fine naturale.
Secondo Berlusconi, l'ipotesi di un'elezione di Draghi alla prima chiama per acclamazione sarebbe già tramontata e la prova starebbe nelle reazioni molto fredde dei leader (Letta a parte) alla conferenza stampa del premier.
A quel punto la partita sarebbe aperta. La caccia ai voti in parlamento è un po' rallentata per le feste, ma comunque è aperta: «Abbiamo 50 voti di grillini ed ex grillini», afferma un senatore, impegnato nello scouting. Un ottimismo che deve però fare i conti con un elemento delicato: chi garantisce che non ci siano franchi tiratori tra le file della Lega e della stessa Forza Italia, specie tra i molti che sanno di non essere più rieletti?
MARIO DRAGHI E SILVIO BERLUSCONI
Per evitare scherzi, Berlusconi avrebbe approfittato degli auguri per l'anno nuovo per contattare personalmente una serie di parlamentari azzurri, estendendo le telefonate ai presidenti di Regione di Forza Italia, che sono anche grandi elettori.
A tutti il Dottore ha consegnato una certezza: «Draghi ed io siamo i più apprezzati nei sondaggi». Al di là delle posizioni ufficiali, sono in molti a credere che questa strategia serva più che altro a Berlusconi per intestarsi, certo non subito, un accordo largo su Draghi e uscire così dalla partita non da sconfitto, ma al contrario come uno statista, che privilegia l'interesse della nazione a quello personale.
La tattica dell'attesa convince molto meno gli alleati, da Fratelli d'Italia emerge la percezione che aspettare fino alla quarta votazione per esprimere un candidato sia troppo rischioso, visto che il centrosinistra nel frattempo potrebbe prendere in mano l'iniziativa, nonostante l'inferiorità numerica. Matteo Salvini invece insiste nel suo tavolo che oltre a trovare la contrarietà del Pd, fa registrare, per motivi speculari, lo scetticismo di Forza Italia.