Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Jean-Luc Melenchon Adrien Quatennens
La coalizione di sinistra Nupes (Nuova unione popolare ecologica e sociale) è in difficoltà, e proprio su uno dei suoi cavalli di battaglia: il femminismo, la battaglia per la parità dei diritti, la tutela delle donne contro i soprusi del patriarcato.
Dopo le violenze coniugali ammesse da Adrien Quatennens, numero due della France Insoumise, anche Julien Bayou - segretario nazionale dei verdi - è sotto accusa, in questo caso per violenze psicologiche sulla ex compagna e altre donne. E il 71enne Jean-Luc Mélenchon, il leader carismatico della coalizione, sembra superato dagli eventi, ancorato al passato trozkista e alle categorie materialiste, incapace di cogliere la gravità dei fatti: il suo braccio destro Quatennens ha riconosciuto di avere dato uno schiaffo alla moglie, e lui si è affrettato a lodare la «dignità e il coraggio» dell'aggressore che si è autosospeso, dimenticando la sorte dell'aggredita.
jean luc melenchon ballottaggio elezioni legislative
Così, per la prima volta dopo anni di culto della personalità o quasi, ecco le prime voci critiche verso il capo. Durante la conferenza stampa, gli esponenti della France Insoumise hanno cercato di schivare le domande sul caso, con grande imbarazzo, prima di prendere le distanze dalle parole di Mélenchon.
Sandrine Rousseau, esponente molto in vista dei verdi e parte della coalizione Nupes, ha scelto di venire allo scoperto: «Le parole di Mélenchon non andavano bene. I partiti sono luoghi di fedeltà e avversità, ecco perché è difficile fare avanzare le cose al loro interno».
Adrien Quatennens
Il guaio è che gli scandali a sfondo sessuale hanno colpito ormai quattro uomini di primo piano della Nupes, che ha preso molto a cuore la questione della lotta al patriarcato a parole ma, a quanto sembra, meno nei fatti. A maggio, prima delle elezioni legislative, Taha Bouhafs ha ritirato la sua candidatura a deputato evocando il razzismo, ma si è scoperto poi che la vera ragione del ritiro era l'accusa di violenza sessuale. Qualche settimana dopo, il deputato Eric Coquerel, peraltro neo-presidente della commissione finanze dell'Assemblea nazionale, è stato accusato di molestie dalla militante di sinistra Sophie Tissier. Coquerel si è proclamato innocente ma in quell'occasione Mélenchon disse che «credere nella parola delle donne è una scelta arbitraria, ma noi la rivendichiamo».
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Atteggiamento diverso nei confronti di Quatennens, il giovane (32 anni) delfino, che pure ha ammesso violenze sulla moglie dalla quale si stava separando, ma che è stato accolto dalla comprensione paterna del capo. Infine, in un altro partito ma pur sempre all'interno della coalizione Nupes, il caso di Julien Bayou, che secondo la compagna Sandrine Rousseau avrebbe avuto «un comportamento tale da frantumare la salute mentale delle donne», aggiungendo di avere raccolto la testimonianza di una sua ex compagna che «ha tentato il suicidio». L'autorità morale della coalizione di sinistra e del suo fondatore, Jean-Luc Mélenchon, è ormai messa in discussione.
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