Maria Giovanna Maglie per Dagospia
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Hillary si è ripresa dal collasso, ora collassano i sondaggi, titola quella iena di Drudge. Michigan, dove Hillary Clinton aveva 11 punti di vantaggio sull'avversario: ora siamo secondo l'ultimo sondaggio nello Stato 38 per lei 35 per Donald Trump. Con un margine di errore del 4% il sondaggista si sente di dire che si tratta di una corsa praticamente alla pari, e anche qui c'è un 10% al candidato fantasma Gary Johnson. Ma chi è Gary Johnson e perché tutti parlano di lui e del fantomatico Partito Libertario anche se in realtà non è neanche in corsa sul serio?
Non solo, non si riesce a capire se i voti di questo candidato di questo partito potranno o no andare a un altro candidato vero,e a chi dei due. Per la verità il povero Johnson è diventato improvvisamente popolare quando un giornalista che lo stava intervistando in diretta durante un top show della tv Msnbc gli ha chiesto se venisse eletto cosa farebbe ad Aleppo,e lui ha risposto “che cos'è Aleppo”?
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Il giornalista molto imbarazzato prima ha pensato che scherzasse, poi ha fornito spiegazioni, e alla fine quei due minuti di gaffes sono diventati virali su Twitter e non solo. Certo è che quel 10% praticamente su scala nazionale è veramente resistente è strano. Gary Johnson ha 63 anni, quindi anche lui non proprio di primo pelo, è stato per tre mandati in passato, fino al 2003, uno stimato governatore del New Messico, e allora era repubblicano.
Solo cinque anni fa, quando ha cominciato a pensare di candidarsi almeno virtualmente alla presidenza, è passato al Partito Libertario, che è il terzo partito del Paese anche se scala lillipuziana, è iper liberista in economia, minimalista sul ruolo del governo, ma molto attento ai temi sociali. Una contraddizione?
GARY JOHNSON
Certamente non l'unica di questo folle folle anno elettorale. I libertari sostengono infatti di essere sia più a destra dei repubblicani che a sinistra dei democratici. Non hanno un cent, ed è finita lì, perché anche se il 60 per cento dei democratici e il cinquanta dei repubblicani vorrebbero Johnson come terzo convitato dei dibattiti in tv che cominciano il 26 settembre, le macchine dei partiti e delle television non lo consentiranno.
Ma dove andrà il 10% del tesoretto di tutto rispetto dei libertari, che mai erano arrivati così in alto nella loro storia semiclandestina ? Probabilmente da nessuna parte anche se dovrebbero essere più vicini al messaggio popolare di Donald Trump. In realtà i democratici hanno sempre pensato il contrario, e cioè che il libertario avrebbero tolto voti a Trump, ma i sondaggi dimostrano che non è vera né l'una né l'altra cosa, che Gary Johnson attrae elettori che non stanno né con l'uno né con l'altro candidato, in linea con lo scarso appeal dei due contendenti di quest'anno, ma che per aver sottovalutato il problema,chi rischia di più è proprio la Clinton, non Trump.
GARY JOHNSON 4
Il quale sta una meraviglia perché per la prima volta la maggioranza degli insider repubblicani negli swing States, gli Stati insicuri,si dice certa che se le elezioni fossero domani le vincerebbe lui. Il sito Politico.com che è dichiaratamente a favore di Hillary Clinton ma ultimamente ha dovuto riconoscere di aver dato per scontate vittorie tutte da verificare, ha messo su un caucus,un gruppo di attivisti strateghi e funzionari in 11 stati che sono il vero terreno di battaglia.
TRUMP CLINTON
Ha cominciato a interrogarli regolarmente in forma anonima nel mese di giugno, quando le due nomination sono state chiare. Ha riferito di volta in volta quanto basso fosse il livello di entusiasmo del partito repubblicano e quindi le prospettive fossero inferiori a quelle dei democratici ;basta pensare che in agosto 1 repubblicano su 5 credeva nella vittoria del suo candidato. Oggi il 53% di quegli stessi scettici è certo che Trump vincerà nel loro stato.
UNA MAPPA IN CASO DI BLOOMBERG TRUMP CLINTON
Hillary Clinton è tornata sul campo di battaglia perfettamente truccata e apparentemente risanata, e ancora una volta ha giocato la carta della sottovalutazione. Si è trattato di un malore minore,un raffreddore trascurato, è lei che ha ignorato il parere dei medici, storia finita. Non per gli elettori e nemmeno per i media, perché anche quelli amici, che sono una maggioranza schiacciante, ormai hanno fiutato l'odore del sangue. Scrive un noto giornalista che ama molto la candidata democratica, Todd Purdum, che una volta Hillary Clinton era diversa, sincera,sanamente emotiva, aperta nell'esprimersi e nel rivelarsi, ma che i media l'hanno massacrata e lei è cambiata.
E’ un lungo ritratto amicale compiaciuto che però Purdum è costretto a chiudere ammettendo che se vince sarà certa che l'approccio del muro e della corte che tutto copre scelto per anni è quello giusto e dunque tutti gli altri dovranno sopportare di essere testimone di una delle Amministrazioni meno trasparenti della storia americana. Per essere un amico è una bella botta.
Rudy Giuliani, Donald Trump, Michael Bloomberg, Bill Clinton, Joe Torre.
È venerdì e la Cnn pubblica il sondaggio dei sondaggi, come lo chiamano, che dà la democratica al 43%, Trump al 41, mescolando cinque dei più recenti sondaggi nazionali pubblici. Gary Johnson ha il 9%, mica male. Però in alcuni swing state c'è Trump in avanzata: al 46 in Ohio e lei al 41, in Florida 47 Trump 44 Clinton, intanto arriva Michelle Obama che col suo sessanta per cento di popolarità è diventata una specie di Madonna Nera da utilizzare come jolly, anche se non si sa con quali risultati. Nel campus della George Wasson University in Virginia la first lady ha cominciato un giro che la porterà negli Stati swing chiave a parlare soprattutto a giovani eafroamericani.
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Parola d'ordine HilIlary è qualificata Trump no, i suoi valori sono i nostri, vi darà speranza nel futuro. Afroamericani e giovani assieme alle donne sono le categorie che hanno portato e tenuto gli Obama alla Casa Bianca. Michelle Obama è sicuramente un personaggio popolare, ma non è percepito come un personaggio politico, anche perché non si è mai intromessa,piuttosto come un esempio di vita e stile.
Tanto è vero che nonostante in questi giorni si sia molto favoleggiato di una sua candidatura sostitutiva di una Clinton malata, a quelli di Rasmussen reports che ci hanno fatto sopra un sondaggio la risposta è stata sorprendente. Se il nominato presidenziale democratico dovesse essere cambiato in corsa per un problema di salute della candidata, il 48% degli elettori democratici a sorpresa e senza paura di contraddirsi vorrebbe al suo posto il già candidato Bernie Sanders,che è stato il principale rivale della Clinton.
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Il 22% vorrebbe invece l'attuale vicepresidente Joe Biden, e solo il 14% si riterrebbe soddisfatto di Tim Kaine, l'attuale vice scelto da Hillary Clinton. Siccome il programma di Bernie Sanders è estremamente più liberal e progressista di quello ufficiale del partito, lui stesso si definisce un socialista, è proprio vero che c'è qualcosa di strano non solo nella scelta dei candidati quest'anno ma proprio nell'identità dei partiti.
Obama e Clinton puntano tutto sulla redistribuzione delle ricchezze e dei redditi, nella certezza che funzioni ancora, ma ci sono fasce di popolazione stanche e alla fine si giocherà tutto proprio sul tipo di programma e progetto economico. Un New York Post entusiasta di Donald Trump esalta quello del candidato repubblicano ancora una volta illustrato all'Economic Club di New York, in quella che definisce una visione reaganiana del Paese.
michelle obama alla convention democratica 9
“ll piano della mia avversaria offre soltanto più regole più tasse più spese e un futuro di crescita lenta, di redditi in declino, di prosperità al tramonto. Se noi abbassiamo le tasse,rimuoviamo i regolamenti distruttivi, liberiamo il grande tesoro dell'energia americana, e negoziamo accordi commerciali che mettono l'America in testa, allora non c'è limite ai posti di lavoro che possiamo creare e alla quantità di prosperità che possiamo liberare; dobbiamo tornare a essere il grande magnete mondiale dell'innovazione e della creazione di lavori, non mandar via soldi e ricchezza”.
L'attacco è molto efficace perché tocca lo spirito americano nel suo profondo quando dice: il mio piano economico respinge il cinismo che vuole che la nostra forza lavoro debba continuare a declinare, la nostra economia non crescere più come prima, lo standard di vita non aumentare più, e che tutto quello che ci rimane da fare è dividerci e redistribuire le nostre risorse che si restringono. Non è così,tutto ciò che oggi sembra rotto può essere aggiustato, i fallimenti possono tornare ad essere grandi successi.
michelle obama alla convention democratica 7
Trump sembra aver trovato una mediazione tra l’essere presidenziale e l’essere theDonald.Parlava a un club di esperti raffinati, ma siccome è a quelli che devono decidere chi votare che si rivolgeva, un certo punto ha detto: “ Una volta le automobili si facevano a Flint e non si poteva bere l'acqua in Messico, ora le macchine si fanno in Messico e non si può bere l'acqua a Flint”.
Flint è una città in Michigan e la crisi dell'acqua di Flint è un disastro ambientale dovuto alla contaminazione da piombo delle acque del fiume;, a Flint c’era e non c’è più la General Motors, ed è diventata una zona povera, depressa, infestata dal crimine. Anche senza voler condividere l’entusiasmo del Post, c’è tutta la crisi d’America in due frasi.