1. «ULTRAORTODOSSI ARRUOLATI» IL VERDETTO CHE DIVIDE ISRAELE
Estratto dell’articolo di F. Bat. per il “Corriere della Sera”
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Che vadano in guerra anche loro. Sei ore di consiglio, l’unanimità dei nove giudici, una sentenza a suo modo storica: anche gli ebrei ultraortodossi, d’ora in poi, dovranno indossare la divisa.
Tutti a combattere. A Gaza, sul fronte del Libano, in Cisgiordania. Perché vale il principio d’eguaglianza e per la Corte Suprema israeliana, che conferma un’ingiunzione provvisoria emessa tre settimane fa, «non c’è più una base giuridica per concedere l’esenzione totale dal servizio militare agli studenti delle yeshivot», le scuole religiose.
ISRAELE - EBREO ULTRA ORTODOSSO ARRESTATO DALLA POLIZIA DURANTE LE PROTESTE CONTRO LA LEVA OBBLIGATORIA
Non c’è soprattutto adesso, «al culmine d’una guerra difficile», in cui «il peso della diseguaglianza è più che mai acuto». L’Alta Corte mette una pezza negli strappi della politica israeliana, ancora una volta, e un bastone nelle ruote di Bibi Netanyahu. Il premier per ora fa parlare il suo partito: «Siamo perplessi — reagiscono al Likud —, proprio in questi giorni stavamo discutendo in Parlamento la legge su questo tema».
Benjamin Netanyahu
In realtà, sono anni che mezzo Paese aspetta questa sentenza. E otto mesi che le strade s’affollano di proteste contro il privilegio dei 67 mila giovani haredim, idonei alla leva eppure esentati. «È una vittoria storica», dicono i leader del Mqg, il movimento che più s’opponeva al salva-ortodossi: «Ora il governo applichi senza indugio la decisione della Corte».
Yair Lapid, leader dell’opposizione, chiede che i reclutamenti partano subito: «Le esenzioni sono illegali, il ministro della Difesa obbedisca ai giudici». La procuratrice generale Gahaliv Baharav-Miara ha già pronti dei numeri: 3 mila ultraortodossi possono già essere arruolati. Lunedì, fiutando l’aria, il governo aveva approvato un aumento dei giorni di servizio per i riservisti, escludendo come al solito gli haredim. E il rabbino capo Yitzhak Yosef aveva avvertito: se ci fosse imposta la leva, i nostri ragazzi lascerebbero Israele perché «la morte è comunque preferibile alla divisa militare».
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Bello schiaffo. I due partiti religiosi […] si dichiarano «delusi» ma al momento escludono d’uscire dal governo. Considerano essenziale l’esenzione delle yeshivot e temono la corruzione dei costumi. Molti ragazzi delle scuole ebraiche, ricordano, non studiano né le scienze, né l’inglese, solo la Torah, e sono perciò impreparati alla naja […].
Bibi ha già dato mandato a Yoav Kish, il ministro dell’Istruzione, di studiare un compromesso fra la sentenza e la legge in discussione alla Knesset: «Evitiamo una lotta intestina — dice il ministro — che ci laceri nel mezzo d’ una dura guerra».
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Ma nemmeno i falchi della destra, come Avigdor Lieberman, sono molto disponibili: «Non c’è nulla d’ebraico nell’eludere il servizio militare». […]
Domanda: fin dove sarà possibile, per Bibi, ignorare le parole dell’Alta Corte? Alla Knesset, proprio per questa tecnica del rinvio e per non scontentare i micropartiti religiosi, langue da anni una legge formale che distingua fra chi prega e chi combatte, fra gli studiosi della Torah e i cittadini arruolati. Ora basta, dicono i giudici: senza quella legge, Netanyahu non può più dare sostegno finanziario a chi s’evita Gaza per leggere il Libro. E non può più ignorare lo scontro fra laici e religiosi, le due più grandi tribù d’Israele.
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2. L’«ECCEZIONE» PER I RELIGIOSI NATA SOTTO BEN GURION E POI DIVENTATA INSOSTENIBILE
Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”
Tutt’al più, arrivano a Reim. Sugli sterrati e fra i kibbutz, nei luoghi del Sette Ottobre. Al tramonto. Per pregare, cantare, danzare. E poi tornarsene a casa. Lasciando Gaza laggiù in fondo, a fumare. «Eccolo, il contributo che gli haredim danno alla guerra!», posta indignata sui social la recluta Zevi K.: «Ma arriverà il momento e toccherà anche a voi!».
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Il momento è qui: i 24-32 mesi di naja, ha stabilito la Corte Suprema d’Israele, d’ora in avanti toccheranno a tutti. E i soli esentati dalla guerra, ormai, saranno gli arabi israeliani. Qualche giorno fa i ragazzi delle yeshivot […] erano scesi a Tel Aviv e s’erano piazzati […] a bloccare il traffico al grido «meglio la morte del servizio militare!». Intervistato da una tv, uno aveva detto: le nostre preghiere aiutano quanto i mitra.
Un bel po’ d’Israele la pensa diversamente. Quando Ben Gurion s’inventò l’esenzione, non immaginava probabilmente di creare una casta. Nel 1948, gli studenti delle yeshivot erano in tutto 400: che c’era di male, a lasciarli studiare la Torah e a mantenere in vita tradizioni che la Shoah aveva tentato di cancellare?
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Settantacinque anni dopo, gli haredim sono il 13% degli israeliani e fra dieci anni, con una media di sei figli a famiglia, diventeranno il 19%: impossibile mantenerli tutti. La sentenza della Corte, tra l’altro, propone d’eliminare anche i sussidi statali per la pubblica assistenza e per l’istruzione, un certo welfare parassita che molti israeliani — impoveriti da crisi e guerre — non tollerano più.
È un altro motivo di tensione: per qualche mese, le comunità ortodosse di Gerusalemme potrebbero campare con le donazioni della ricca diaspora americana ed europea, rinunciando ai 300 euro per figlio garantiti dallo Stato, ma poi?
ebrei ultra ortodossi
Va detto che gli haredim non sono tutti imboscati, ci sono piccole unità militari d’ortodossi. Ma in emergenze come queste, il labirinto delle eccezioni li rende spesso inutilizzabili: di sabato, un religioso osservante ha il divieto d’accendere perfino una luce, figurarsi far altro. Per legge, in ogni caso, tutti i religiosi dovrebbero essere già partiti per il fronte, da almeno un anno: la normativa che li esentava è scaduta, dopo decenni, ma Netanyahu l’ha di fatto prorogata per non disturbare i due piccoli e potenti partiti alleati, lo Shas e l’Ebraismo della Torah Unita.
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[…] i sondaggi dicono che l’opinione pubblica è per cancellare tutte le esenzioni e anche nel partito Likud di maggioranza c’è un ministro come l’ex generale Yoav Gallant, alla Difesa, contrario a qualsiasi privilegio. La legge ha già ricevuto un primo ok e sarà sul suk degli emendamenti, in seconda lettura, che si giocherà la sopravvivenza o meno del governo Netanyahu. Il rischio voto non è così improbabile. Perché in Israele, anche nei momenti peggiori, le elezioni sono sempre state un’ottima via di fuga.
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